Earth, Wind & Fire, addio a Maurice White

Earth, Wind & Fire, addio a Maurice White
di Claudio FRASCELLA
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Venerdì 5 Febbraio 2016, 13:48
Non c’è più Maurice White, da più di venti anni affetto dal Parkinson, morbo che annienta in men che non si dica. Il fondatore degli Earth, Wind & Fire, ha venduto cara la pelle, poi si è addormentato per  l’ultima volta, a 74 anni.
C’è un aspetto di quella musica, che coniuga come poche e in modo raffinato senza tanto compromettersi col pop, il rhytm & blues, dunque soul e funky, con la musica da discoteca.

Quella ventata di novità in una Italia che non ha mai smesso di essere esterofila, segna anche un fenomeno che sbuca a metà degli anni ’70: la musica di White e soci, arriva in Italia. Non sono in molti a conoscere ancora quel “genere”, “Devotion” piuttosto che “Shining star” e “Sing a song”. Ci pensano le radio. Nel Salento sbucano come funghi, si affermano nel giro di qualche tempo: Radio Taranto, rompe gli indugi, viene chiusa a causa di norme non ancora chiare in tema di “radio private”. Ma ci sono Studio 100, Radio Rama, Ciccio Riccio, che nel tempo adottano la musica degli EWF. Sulle frequenze delle nostre radio “passano”, con buona pace di chi rivolge “un abbraccio circolare a tutta la fascia d’ascolto”, “Getway”, “Fantasy”, “September”, “Boogie wonderland” e “Let’s groove”. Siamo a fine anni 70.

Nelle nostre radio, dove maturano speaker dai gusti raffinati, c’è la corsa alla scoperta delle novità. Per superare il collega in curva, c’è chi prenota dai primi negozi di importazione, possibilmente dalla “Lab 3”, tutto quello che viene dall’estero, preferibilmente dagli Stati Uniti. Circola il vinile, materiale da maneggiare con cura. E il culto di pannetto, spazzola di velluto, pennellino per la punta del “piatto”. Girano “Lenco” a puleggia e cinghia, e Technics a trazione diretta.

E su questi suonano da matti gli Earth Wind & Fire, secondi come fenomeno solo a Barry White. Un altro “White”, ironia della sorte, “bianco” rispetto alla pelle, scura come l’ebano. Non ce n’è per nessuno, “Let’s music play” e “You’re the first…” rallentano l’ascesa di White, che però con la sua voce (e quella di Philippe Bailey) arriva ovunque. E dice “grazie” a quel piccolo elettrodomestico, in qualche caso ancora a transitor, che trova posto negli scaffali, sul “frigo” in cucina nelle nostre case.

Gli speaker, intanto, diventano disc-jockey, poi selecter. Il primo documento d’identità per questi diventa “Gratitude”, un doppio “live” (copertina bianca) che racconta quanto già negli Stati Uniti quei nove musicisti disposti per una foto-ricordo siano famosi. Stazionano per tre settimane al primo posto nelle classifiche di “Billboard”.
Le nostre radio private al fenomeno EWF erano molto più legate di quanto non lo fossero quelle del nord. Qui si coltivava la qualità, lì l’aspetto commerciale. Questione di feeling, avrebbe cantato più avanti Cocciante condividendo questo punto di vista con Mina.
Questione di sentimento. Profondo, come il dolore che ha portato via un altro artista, fra i protagonisti di una delle pagine più eleganti della musica “da ballo”. Ciao, Mr. Earth Wind & Fire.
 
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