Carlo Croccolo apre il Festival di Lecce: «Il mio flirt con Marilyn»

Carlo Croccolo tra Valerio Caprara e Alberto La Monica
Carlo Croccolo tra Valerio Caprara e Alberto La Monica
di Giorgia SALICANDRO
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Martedì 4 Aprile 2017, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 08:56

Si è aperta con uno show di Carlo Croccolo (novant’anni portati con verve e leggerezza) la diciottesima edizione del Festival del Cinema Europeo, la manifestazione che per una settimana vedrà l’Europa sugli schermi del Multisala Massimo di Lecce.
Ieri sera, davanti a una sala gremita per la proiezione inaugurale del film restaurato “Chi si ferma è perduto” (con Totò e Peppino De Filippo) il critico Valerio Caprara e il direttore del Festival Alberto La Monica hanno conversato con Croccolo, prima di consegnargli l’Ulivo d’oro alla carriera.
E che carriera. Croccolo, che da giovane duettava mirabilmente con il principe De Curtis in film memorabili come “Miseria e nobiltà” e “Signori si nasce”, ha attraversato da protagonista settant’anni di cinema, teatro e televisione lavorando praticamente con tutti, compresi Aldo, Giovanni e Giacomo (per citare una delle tante generazioni di comici incontrate lungo il percorso) e in fiction tv di successo come “Capri”.
E ieri in sala, Croccolo, ispirato dalle domande di Caprara, non ci ha messo molto a scatenare gli applausi, raccontando un po’ della storia di cui è stato testimone.
Il flirt con Marilyn Monroe, per esempio.
Pochi lo avrebbero detto, eppure Croccolo ebbe una piccola love story con la diva americana dopo averla incontrata ad una festa a Hollywood. Era il 1961, un anno prima che l’attrice morisse, già molto provata dalla difficile relazione con Yves Montand.
 

 

«Era una donna bella, ma complicata, sofferente - ha detto Croccolo - ho lasciato perdere e sono tornato in Italia».
Poi, naturalmente, Totò. Croccolo ha raccontato di averlo conosciuto “senza preavviso” portato da conoscenti in casa del principe: «Venne fuori con una bellissima vestaglia, io spalancai gli occhi. Alla fine mi guardò e disse “Ah, non hai proprio l’aria del fesso”».
Croccolo ha smentito, una volta di più, che Totò sul lavoro fosse un “facilone” e tanto meno un improvvisatore. «Non era uno che inventava sul momento - ha raccontato - anzi, era meticoloso, scriveva tutto, provava e poi, alla fine, giravamo la scena».

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