Live di Corrado Rustici a Roccaforzata
“Aham”, la chitarra come esperimento

Corrado Rustici (foto Michal Venera)
Corrado Rustici (foto Michal Venera)
di Vincenzo MAGGIORE
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Mercoledì 7 Dicembre 2016, 20:42
Il tour italiano di Corrado Rustici fa tappa al Saloon Public House di Roccaforzata (Ta). Il famoso chitarrista e produttore presenta giovedì dal vivo il suo “Aham”, progetto discografico che pone al centro di tutto la chitarra come unica fonte sonora. L’artista sarà accompagnato sul palco da due musicisti d’eccezione: Peter Vettese alle tastiere e Mel Gaynor alla batteria.

Corrado Rustici, come nasce l’idea di cimentarsi in un lavoro così particolare?
«Alla base ci sono diverse ragioni. Da musicista, ho voluto immaginare un ruolo della chitarra che si discostasse da quello avuto per circa sessant’anni. Oggi si può andare oltre anche senza l’ausilio di elettronica e campionatori. E’ stato un percorso difficile, soprattutto all’inizio, perché non avevo nessun punto di riferimento. Ci sono voluti sei anni per ottenere il risultato desiderato. Questa esperienza mi ha regalato una visione alternativa di quello che si può fare con la chitarra e mi ha messo in condizione di comporre in maniera diversa rispetto a come avrei normalmente fatto. In generale, “Aham” risponde alla ricerca della mia verità, del mio voler essere presente al di là dei concetti e dei ruoli che vado solitamente a ricoprire».

Come si riproduce dal vivo un album registrato solo con uno strumento?
«Inevitabilmente si è dovuto procedere a una distillazione degli arrangiamenti presenti nel disco. In caso contrario sarebbe servita un’orchestra. Ho puntato fortemente sugli elementi emotivi più che sulla tecnica chitarristica. Dal vivo mi interessa avere la trama melodica e armonica che un grande un tastierista come Peter Vettese sa mettere a disposizione, oltre al grande talento nell’improvvisazione».

Per i profani il ruolo di produttore artistico non è sempre facilmente comprensibile. Come lo descriverebbe?
«La mia scuola di riferimento è quella messa in pratica da George Martin con i Beatles, quindi un musicista che aiuta altri musicisti a sviluppare delle idee, a contestualizzarle in uno spazio temporale preciso. Il produttore è come un regista cinematografico. Il suo compito è anche quello di valorizzare tutti gli elementi che ha a disposizione. In alcuni casi, il regista è anche lo scenografo del film; allo stesso modo, il produttore può essere anche l’arrangiatore di un disco».

Ha prodotto album di artisti appartenenti a universi musicali diversi. Qual è il segreto della versatilità?
«Per quanto mi riguarda, la musica è musica. Stop. Non sono razzista, mi piace il pop così come il jazz. E’ l’espressione umana attraverso la musica a fare la differenza. Lavorare a stretto contatto con Aretha Franklin, Herbie Hancock, Zucchero, Elisa, Negramaro e tanti altri non può che arricchirti umanamente e professionalmente».

Vive all’estero da molto tempo. Le manca l’Italia?
«Torno spesso per lavoro e anche quando non lo faccio riesco a mantenere stretti i contatti importanti che non mi fanno sentire emotivamente distante».
 
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