Xylella, riparte il piano: lunedì espianti selettivi nei focolai. Multe fino a 3mila euro per chi non pulisce i campi

Xylella, riparte il piano: lunedì espianti selettivi nei focolai. Multe fino a 3mila euro per chi non pulisce i campi
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Sabato 11 Aprile 2015, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 15:56

(di Sonia Gioia) - Sarà il Tar del Lazio a pronunciarsi sul merito del ricorso presentato dai due fratelli di Oria, proprietari di una spianata di ulivi dove è stata certificata l’infezione da xylella, sui quali sta per abbattersi la mannaia dell’eradicazione. L’ennesimo intoppo giudiziario stavolta non ferma il commissario straordinario per l’emergenza xylella Giuseppe Silletti, che nel corso della riunione con i sindaci del Salento convocata presso la Prefettura di Brindisi ha annunciato: «Non c’è più tempo da perdere, andiamo avanti».

Le eradicazioni cominceranno lunedì 13 aprile, il count down ora inizia per davvero, e si inizia dalla zona infetta di Oria, tutt’intorno al terreno oggetto del ricorso al Tar per conoscere l’esito del quale bisognerà attendere il pronunciamento dei giudici capitolini. Il Tribunale amministrativo regionale si è infatti dichiarato incompetente. La decisione è stata depositata ieri mattina dal presidente Antonio Cavallari, che giovedì aveva valutato insieme ai colleghi il ricorso degli avvocati Giovanni e Guido Pesce. L'incompetenza territoriale del Tribunale amministrativo salentino era stata eccepita dalla Avvocatura dello Stato, costituitasi in giudizio per conto del commissario straordinario, in quanto il Tar del Lazio viene ritenuto competente per «le controversie aventi ad oggetto le ordinanze e i provvedimenti amministrativi commissariali adottati in tutte le situazioni di emergenza».

Si va avanti, dunque, e si abbatte.

Ma non sarà mattanza. Si interverrà solo sugli alberi dove compare la x rossa impressa dagli uomini della Forestale nei giorni scorsi. Quel marchio a fuoco che vale per condanna a morte, dagli alberi ingrigiti sono stati infatti prelevati dei campioni passati al setaccio dagli analisti di laboratorio, indagini mirate capaci di stabilire se l’infezione è contratta, non c’è più dubbio. La guerra infgatti, quella vera, non si combatte nelle aule di giustizia. Il nemico vero è una larva quasi insibile a occhio nudo che sugge la linfa dagli alberi ammalandoli fino allo stremo. Contro i ritardi nell’intervento (anche di quelli gli avvocati chiedono conto nel loro ricorso), c’è ormai poco o nulla da fare. Solo ora il calendario delle decisioni istituzionali anti-xylella avanza d’improvviso a grandi falcate, finalmente, e più di qualcuno si chiede cosa sarebbe stato se tutta questa fretta avesse bruciato prima.

«Si conosce il problema dal 2008, ad allora risale la prima traccia del focolaio a Gallipoli. I primi documenti della Regione risalgono al 2013. Silenzio per un altro anno e mezzo. E poi, in un mese e mezzo si scopre che i nostri alberi ad Oria sono malati e si abbatte». I Pesce non si arrendono, sostenendo di non avere nessuna cognizione ufficiale di piante infette nella loro proprietà, e che nessuno li ha avvisati dell’arrivo dei Forestali sui loro campi. «Non ci opponiamo a quello che si riterrà utile fare in nome del bene comune, chiediamo solo che si proceda per scienza e per legge, non indiscriminatamente come si pensava di fare». La speranza sotterranea è che la scienza si svegli davvero e d’improvviso restituisca l’antidoto. Altrettanto cero è che quel ricorso non ha partorito iniziative gemelle da parte nè degli enti nè dei proprietari terrieri. Il sentimento diffuso è un sentimento di terrore e orrore che il paesaggio di Puglia resti scempiato per sempre. Perchè è certo che la xylella non si ammazza a carte bollate.

(di Maria Claudia Minerva) - Avanti tutta con il piano anti-xylella. Due i fronti d’azione: uno riguarda gli abbattimenti nella zona indenne, a nord della provincia di Lecce, per evitare la propagazione del batterio; l’altro riguarda gli obblighi delle pratiche agronomiche, finora disattesi quasi del tutto, nonostante il primo termine da rispettare - cioè il 5 aprile - sia passato da cinque giorni. Ma da lunedì prossimo la musica cambia: il piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti deve essere applicato, lo ha detto più volte anche il ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina, in occasione della sua venuta in Puglia. Bisogna accelerare con le buone pratiche per portare in Europa fatti concreti e non carte e parole, altrimenti la decisione sulla xylella, attesa per la fine di questo mese, potrebbe essere molto più rigorosa di quanto ci si aspetta. Del resto, la Francia ha imposto l’embargo dei vegetali pugliesi, ma anche altri Paesi, come la Spagna, la Grecia e il Portogallo pressano per misure più radicali. La paura del contagio è tanta, motivo per cui quanto previsto nel piano commissariale non può più essere derogato.

Così da lunedì, grazie a una task-force di forestali, agenti della polizia provinciale e ispettori fitosanitari, partono i controlli nei campi per individuare le aree nelle quali il commissario dovrà attuare gli interventi sostitutivi. Per chi evade gli obblighi previsti - che sono quelli di arare, trinciare, potare, eccetera - scatteranno le sanzioni, come prevedono il decreto legislativo 214 del 2005 e il decreto ministeriale 2777 del 2014, che indicano irrogazione delle sanzioni per chi non ottempera all’obbligo dei trattamenti agronomici. Vale la pena sottolineare che gli interventi sostitutivi del commissario Silletti sono previsti solo nelle aree che comprendono la fascia di eradicazione, il cordone fitosanitario, la fascia di profilassi, tutte a nord della provincia di Lecce: i proprietari dei terreni o i conduttori dovranno provvedere autonomamente a pulire i terreni, seguendo le indicazioni contenute nel piano, ma nel caso in cui dovessero risultare inadempienti subentrerà l’Arif, che è il soggetto attuatore, e subito dopo sarà avviata un’azione di rivalsa per danno. Basti sapere che le sanzioni saranno salatissime: da mille a tremila euro, in pratica la multa sarà più costosa dell’intervento.

Cosa succederà invece nella zona infetta, ossia quella a sud della provincia di Lecce? Le pratiche agronomiche dovranno essere eseguite ugualmente, solo che in questa zona non scatteranno gli interventi sostitutivi del commissario, che come già detto sono concentrati, anche per un fatto legato all’esiguità delle risorse, solo nella zona indenne, quella che deve evitare che il contagio vada avanti. Questo, però, non esenta i proprietari dei terreni o i conduttori dall’eseguire gli interventi previsti dal piano per quella zona, tant’è che nel caso in cui i controlli dovessero dimostrare l’inadempienza e la negligenza scatterà comunque la sanzione. Deroghe non ce ne saranno, primo perché, come spiegano dalla struttura commissariale, è già stata concessa ampia tolleranza; secondo, perché c’è un termine di carattere naturale, cioè i trattamenti a terra si devono fare entro la fine di aprile, finché l’insetto vettore non è ancora a terra, altrimenti è inutile, giacché a partire dalla prima settimana di maggio il vettore comincia a volare. Che significa correre il rischio concreto di una recrudescenza della malattia, quindi nuove infezioni e maggiore pericolosità di propagazione.

«Abbiamo sensibilizzato i sindaci - ha assicurato il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, a capo della cabina di regia dei Comuni del territorio - che si sono presi l’onere di diffondere capillarmente le informazioni del piano del commissario, anche attraverso manifesti pubblici. Martedì prossimo ci incontreremo nuovamente per fare il punto sullo stato dell’arte delle pratiche agronomiche». Come si è detto, attuare il piano, per la Puglia e per l’Italia, significa soprattutto potersi sedere al tavolo di Bruxelles con la dimostrazione concreta che si sta operando e con la consapevolezza che la battaglia contro la terribile fitopatia si vince solo se si attua una strategia e la si mette in pratica.

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