Xylella, la verità nei computer. Cause del batterio e ritardi: gli sviluppi dopo i sequestri a Bari

Xylella, la verità nei computer. Cause del batterio e ritardi: gli sviluppi dopo i sequestri a Bari
di Erasmo Marinazzo
4 Minuti di Lettura
Martedì 5 Maggio 2015, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 16:27

Quando sono iniziate le ricerche di laboratorio sul batterio della Xylella fastidiosa? Il quesito diventato uno dei filoni dell’inchiesta avviata un anno fa dalla Procura di Lecce sull’ipotesi di reato di diffusione colposa di una malattia delle piante - colposa per verificare se ci siano stati ritardi nell’affrontare l’epidemia che sta intaccando soprattutto gli ulivi del Salento - ha creato la necessità di acquisire nuovi dati. Dati dalla fonte: e per questo nella giornata dell’altro ieri sono stati sequestrati a Bari 13 supporti informatici fra hard disk, pen drive ed un note book nelle sedi del Cnr e del Disspa (Dipartimento di scienze del suolo, delle piante e degli alimenti) dell’Università “Aldo Moro” .

Quanto al decreto di perquisizione arrivato a Bari, porta a firma dei pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, ed è stato esibito dalla polizia giudiziaria del Nucleo investigativo della Forestale e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Nella mattinata di ieri i magistrati hanno incaricato il consulente informatico Silverio Greco di fare copia forense di tutte le memorie digitali ed anche delle mail scambiate un questi anni dai ricercatori sui problemi, gli esiti degli studi di laboratorio e tutte le valutazioni fornite sulla Xylella. L’Università ed il Cnr sono stati messi al corrente della facoltà di nominare un loro consulente, l’Ateneo si è affidato al responsabile del centro servizi informatici, Antonio Petroni. Gli inquirenti, insomma, non hanno perso tempo per cercare di contenere nei limiti del possibile lo stop all’attività di ricerca per dare priorità alle indagini.

Ma perché far entrare nel fascicolo anche file e mail? Perché non è bastata tutta la documentazione cartacea acquisita in questi mesi di indagini dall’Istituto agronomico mediterraneo (Iam) di Bari), dal “Centro di ricerca, sperimentazione e formazione in Agricoltura Basile Caramia di Locorotondo, dal Settore fitosanitario della Regione, nonché dagli stessi Cnr e Disspa.

E non sono serviti a fare abbastanza chiarezza tantomeno gli ascolti delle “persone informate sui fatti”, come Antonio Guario e Donato Boscia nelle vesti rispettivamente di dirigente in pensione dell’ufficio fitosanitario della Regione ed alla guida della task force costituita per l’emergenza Xylella e di dirigente dell’“Unità organizzativa di supporto” (Uos) dell’Istituto per la protezione delle piante del Cnr di Bari. Certezze su quando la Xylella sia diventato argomento di ricerca nei laboratori pugliesi e del perché si sia creata la necessità di approfondire lo studio del batterio non sono arrivate nemmeno dall’ascolto di altre persone che hanno affrontato o stanno affrontando il problema sia sotto il profilo della prevenzione che della ricerca.

Intanto il rettore di Bari, Antonio Uricchio, con una dichiarazione ha annunciato la piena disponibilità dell’Ateneo in questa fase dell’inchiesta: "Massima fiducia nella magistratura", ha detto il rettore all'indomani del decreto di perquisizione e sequestro. "Attendiamo fiduciosi lo sviluppo degli accertamenti e ove fossero necessari ulteriori approfondimenti giudiziari ne prenderemo atto". Sulle attività di ricerca e sulla loro eventuale pericolosità, Uricchio ha chiarito che "molti colleghi sono impegnati in settori di questo tipo, cioè sperimentazioni su agenti patogeni e batteri. Ed hanno sempre dimostrato di saper affrontare le emergenze e trovare soluzioni".

Ma intanto le indagini stanno cercando di capire se l’essiccamento degli ulivi non sia stato provocato dall’impiego di un diserbante che negli anni Settanta causò una strage di ulivi, il bromacile. Il bromacile è stato messo al bando dal Ministero della Salute del 2003. L’inchiesta sta prendendo in considerazione anche la possibilità che l’essicamento sia causato da un altyro fattore che non sia la Xyella, poiché è monca ancora dei risultati delle consulenze affidate a tre esperti, cioè Francesco Surico e Dario Ranaldi, docenti di Batteriologia dell’Università di Firenze, ed all’agronomo Dario De Giorgi. Che è poi una delle questioni sollevate dai vivaisti e dai proprietari degli uliveti di Oria nel ricorso in discussione oggi al Tar Lazio contro il piano per contenere la diffusione del batterio della Xylòella.

© RIPRODUZIONE RISERVATA