Il caso xylella sulla rivista Nature: «In Italia ancora l'indice puntato contro i ricercatori»

Il caso xylella sulla rivista Nature: «In Italia ancora l'indice puntato contro i ricercatori»
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Martedì 22 Dicembre 2015, 20:39
ROMA, 22 DIC - Indice puntato contro i ricercatori ancora una volta in Italia: lo rileva la rivista scientifica internazionale Nature, che sul suo sito dedica un articolo alla diffusione della Xylella in Puglia e ai nove ricercatori sospettati di avere svolto un ruolo nella diffusione del batterio che ha gravemente danneggiato gli uliveti.

Non e' la prima volta che l'Italia vede i ricercatori salire sul bando degli accusati: e' gia' accaduto nella vicenda giudiziaria seguita al terremoto de L'Aquila, che ha visto sette ricercatori sul banco degli accusati, sei dei quali assolti dalla Cassazione nel novembre scorso. Adesso la diffusione della Xylella vede accusare ancora una volta i ricercatori. Nella conferenza stampa del 18 dicembre scorso, citata anche da Nature, i magistrati avevano additato l'attivita' scientifica svolta da ricercatori di universita' di Bari, Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari e Centro di Ricerca e sperimentazione in agricoltura 'Basile Caramia' di Locorotondo (Bari).

Per i magistrati sono i "protagonisti assoluti e incontrastati nella storia Xylella". Nessuna dichiarazione in merito da parte dei ricercatori. Uno degli accusati, il responsabile dell'unita' di Bari dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), Donato Boscia, ha detto all'ANSA di essere "certo che emergera' quanto prima la nostra completa estraneita'". Il sospetto, per lui come per gli altri ricercatori, e' di aver diffuso il batterio, aver presentato false documentazioni alle autorita' giudiziarie, oltre che di inquinamento ambientale e deturpazione del paesaggio naturale. "Sono accuse folli", ha detto a Nature Boscia, che non ha intenzione di commentare una vicenda sulla quale e' in corso un'indagine. Computer e documentazione dei ricercatori erano stati confiscati nel maggio scorso e da allora, osserva la rivista, "non e' stata resa nota alcuna evidenza contro i ricercatori".

Eppure, prosegue Nature, permane il sospetto che la Xylella sia stata importata dalla California in occasione di uno workshop organizzato nel 2010 dall'Istituto Agronomico del Mediterraneo. Piu' volte in passato, tuttavia, i ricercatori hanno affermato che in quell'occasione non era stata utilizzata la Xylella. Nature rileva che il ceppo di Xylella diffuso in Puglia, originario di Costa Rica, Brasile e California, e' stato identificato per la prima volta in Europa, nell'Italia meridionale, nel 2013. Per la maggior parte dei ricercatori, conclude la rivista, e' molto probabile che il batterio sia arrivato in Italia con piante ornamentali importate dal Costa Rica.
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