Xylella, ulivi infetti da censire, parte lo studio sulla malattia

L'ulivo malato di xylella
L'ulivo malato di xylella
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 18 Febbraio 2017, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 22:55
Quanti ulivi hanno la xylella? Una domanda alla quale non si è mai data una risposta precisa, alimentando perplessità che hanno spinto alcuni a ritenere che il pericoloso batterio da quarantena abbia un’incidenza infinitesimale sulla moria degli alberi. Ora questi dubbi saranno chiariti una volta per tutte. Parte, infatti, uno studio epidemiologico sulla xylella fastidiosa, cominciando con indagini più approfondite rispetto ai protocolli di monitoraggio concordati con la DG Sante europea. E’ quanto ha annunciato il direttore del Dipartimento regionale all’Agricoltura, Gianluca Nardone, dopo le polemiche sui dati diffusi nei giorni scorsi che hanno alimentato le convinzioni che la xylella abbia colpito una percentuale bassissima di ulivi.
I dati in questione sono quelli sui campioni prelevati nell’area infetta: 1.536, di questi sono risultati positivi al pericoloso batterio il 6,5%. «Non è però corretto affermare che tutte le piante analizzate siano sintomatiche né tanto meno malate - aveva puntualizzato Nardone -. Infatti, il monitoraggio ha riguardato prevalentemente piante che interferivano con opere pubblica utilità. D’altra parte non sempre i sintomi bruscatura fogliare, laddove presenti, conducono al disseccamento rapido della pianta».

Ora per sgomberare il campo da qualunque equivoco, la Regione - considerata anche la richiesta manifestata più volta dalla task force regionale su xylella, che ha più volte insistito sulla necessità di studiare l’epidemiologia - avvia lo studio sperando di poter chiarire definitivamente quante piante  siano effettivamente malate di xylella. «Il dibattito di questi giorni ha il merito di aver sollevato domande che devono trovare una risposta chiara e trasparente - ha affermato il direttore Nardone -. Da tempo la Regione Puglia si sta muovendo in tale direzione. In particolare, già nello scorso mese di dicembre l’Osservatorio Fitosanitario Regionale ha avviato un accordo tra pubbliche amministrazioni con Crea, Università di Bologna ed Università del Salento concordando azioni per lo studio dell’evoluzione del Codiro nella zona infetta. Nell’ambito di tale cornice, e coerentemente con quanto emerso nell’ambito delle riunioni della task force voluta dal presidente Emiliano, si avvierà uno studio epidemiologico partendo da indagini più approfondite rispetto ai protocolli di monitoraggio concordati con l’Ue. Non mancherà, peraltro, l’analisi dettagliata del monitoraggio condotto grazie all’intero database dei controlli già trasferito ai ricercatori coinvolti».

Il progetto partirà nei prossimi giorni e vede come partner le Università del Salento e di Bologna, e Crea, che già stanno avviando nuove sperimentazioni nella provincia di Lecce ormai considerata endemica al batterio. «Con questa attività la Regione Puglia vuole confermare il proprio ruolo di avanguardia nello studio del fenomeno che già gli viene riconosciuto in virtù dell’intensa attività di monitoraggio e delle numerose iniziative condotte nel campo della prevenzione e della ricerca - ribadisce il professor Nardone -. Grazie a tutto ciò, i prossimi incontri della Regione Puglia con il Commissario all’Agricoltura Hogan (che lunedì mattina sarà ospite dell’Istituto agronomico mediterraneo Ciheam di Bari) e con quello alla Salute Andriukaitis (con il quale è in corso una trattativa che si dovrebbe concludere i primi di marzo) si svolgeranno in un contesto decisamente mutato e più favorevole».

Infatti, obiettivo primario della Regione è cercare di ottenere misure meno rigide rispetto a quelle contenute nella Decisione di esecuzione Ue, numero 789 del 2015. La partita da giocare, come si è detto già diverse volte, è tutta sintetizzata nel documento che il direttore Nardone ha inviato a Bruxelles: cinque punti essenziali, con i quali essenzialmente si chiede l’eliminazione del divieto di impianto dell’olivo nell’area infetta per le varietà maggiormente tolleranti; l’eliminazione delle restrizioni alla movimentazione della vite, dei citrus e del quercus ilex, alla luce delle evidenze scientifiche che hanno dimostrato che tali specie non sono ospiti di xylella fastidiosa ceppo Codiro; la deroga all’estirpazione degli olivi secolari non infetti che, in zone indenni e cuscinetto, rientrano nell’area dei 100 metri intorno ad una pianta infetta; la possibilità di supporto finanziario da parte della Commissione Uea alla Regione Puglia per attività di monitoraggio, per compensare agricoltori e vivaisti; ma anche per incrementare l’attività di ricerca.
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