Xylella, il governo a Emiliano: «Ora dicci che cosa vuoi fare»

Xylella, il governo a Emiliano: «Ora dicci che cosa vuoi fare»
di Maria Claudia MINERVA
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Giovedì 31 Dicembre 2015, 09:33
L’anno 2015 si chiude con un grande interrogativo sulla Xylella fastidiosa. Dopo le dimissioni del comandante del Corpo Forestale della Puglia, Giuseppe Silletti, prestato alla funzione di commissario delegato dalla Protezione Civile per gestire l’emergenza, iscritto nel registro degli indagati insieme ad altri nove tra scienziati e dirigenti regionali a seguito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Lecce, che ha bloccato il piano di sradicamento degli ulivi con il sequestro preventivo (provvedimento confermato dal gip Alcide Maritati), scende in campo il ministero che bussa alla porta della Regione Puglia per chiedere conto di quello che intende fare per fronteggiare il batterio.

È di ieri, infatti, la lettera che il ministro Maurizio Martina ha indirizzato al governatore Michele Emiliano per chiedergli di «poter conoscere presto i nuovi orientamenti di lavoro per il contrasto al batterio xylella che sta colpendo gli olivi del Salento». La richiesta, a quanto riporta l’Adnkronos, ma confermata dall’Ufficio stampa del Ministero, arriva appunto a seguito delle dimissioni del commissario Silletti e dopo la richiesta della Protezione civile alle autorità regionali perché si esprimano sulla revoca o meno dello stato di emergenza. «L’iniziativa - ha scritto il ministro - è finalizzata a predisporre le conseguenti attività che devono interessare il ministero e il servizio fitosanitario nazionale, anche a causa della procedura d'infrazione da parte di Bruxelles».

Nell’immediato, infatti, quello che spaventa di più il ministro Martina è che, dopo la lettera di messa in mora, inviata due settimane fa dopo l’ultimo Comitato fitosanitario permanente, l’Unione Europea faccia partire la procedura d’infrazione. Provvedimento che potrebbe costare molto caro all’Italia sia in termini di sanzioni pecuniarie che in termini di blocco totale all’export delle piante. Insomma, al danno si aggiungerebbe pure la beffa. Ma così sarà, purtroppo, se l’Europa continuerà a considerare l’Italia inadempiente rispetto all’applicazione delle misure contenute nella Decisione di esecuzione Ue, mutuate nel decreto ministeriale del 19 giugno e confluite nel piano-bis del commissario Silletti. Per questo ora Martina incalza Emiliano, sollecitandolo a dire chiaramente cosa vuole fare, considerato che adesso, per effetto delle dimissioni del commissario, la Xylella non è più uno stato di emergenza e la gestione ordinaria è tornata nelle mani della Regione.

Come hanno ripetuto tante volte gli esperti il batterio si propaga e anche molto velocemente, motivo per cui si rende necessaria una strategia da mettere in atto nel più breve tempo possibile per fronteggiare ogni eventuale contagio. Da qui la lettera del ministro al presidente pugliese, che dopo la notizia sull’inchiesta che riguarda la Xylella ha già detto che chiederà di essere ascoltato dai pm salentini in quanto parte offesa e che chiederà i documenti da inviare all’Europa, perché «siccome la magistratura italiana è notoriamente fatta di persone serie e responsabili, io mi sento tranquillo di essere parte di un Paese nel quale il Governo, la Magistratura e la Regione si muovono all’unisono, secondo una logica che evidentemente non può essere distonica».

Il ministro Martina, che l’8 aprile scorso, venendo in Puglia per l’emergenza Xylella, dettò tre imperativi categorici per combattere il batterio (primo: disse che il piano Silletti doveva andare avanti, con metodo, tempi precisi e correttezza. Secondo: che non sarebbero stati abbattuti milioni di ulivi, ma solo 10/15mila su una stima, che in eccesso, è di 35mila. Terzo: che gli interventi sul territorio sarebbero stati la cartina al tornasole per l’Europa) è molto preoccupato di quello che potrebbe accadere se la questione Xylella - messa da parte l’emergenza e sconfessati i Piani Silletti - restasse solo un argomento di cui parlare per dare fiato alla voce, senza preoccuparsi delle conseguenze nefaste che potrebbe provocare una diffusione dell’epidemia nel resto della Puglia, dell’Italia e dell’Europa intera. In quel caso, chi pagherebbe i danni?
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