Università, uno su due non paga: con gli aumenti rischia la “fascia media”

Università, uno su due non paga: con gli aumenti rischia la “fascia media”
di Giuseppe ANDRIANI
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 05:00

All'Università di Bari gli studenti esonerati dal pagamento delle tasse, perché rientranti in una fascia di reddito per cui è previsto il beneficio della contribuzione zero, rappresentano il 42%, quasi la metà. A Lecce sono addirittura la maggior parte del totale: 64%. Sono dati forniti dai due rettori, Stefano Bronzini e Fabio Pollice, nel corso di eventi più o meno recenti. I due atenei pugliesi con più iscritti hanno esteso la no tax area a 25mila euro. E cioè: laddove la legge nazionale prevede che gli studenti non paghino alcun contributo se la situazione economia famigliare (Isee) è al di sotto dei 22mila euro (fino a due anni fa la soglia era fissata a 20mila), le amministrazioni delle due università hanno esteso questa fascia a coloro che non raggiungono la quota dei 25mila euro (a patto che siano in corso, chiaramente). Un modo per abbassare la contribuzione e per far sì che siano in meno a dover pagare le tasse. 

I dati

Numeri che tornano di attualità alla luce della polemica che ha investito l’Università del Salento, dove sono previsti una serie di aumenti per chi ha un reddito superiore ai 25mila euro e le associazioni studentesche hanno già protestato con forza nelle ultime ore. Le interlocuzioni vanno avanti, il rettore Fabio Pollice ieri su queste colonne aveva spiegato le ragioni dell’aumento della contribuzione, parlando di “obiettivi” non raggiunti, alla luce di quanto fatto due anni fa. In sintesi, l’amministrazione cerca di spiegare agli studenti che con questi numeri, i conti non tornano. E i sindacati, facendo il proprio, attaccano. 
Andando ad analizzare, però, i dati emerge una verità che tiene insieme le due cose. La no tax area estesa è stata una trovata, per altro spinta anche dagli stessi sindacati studenteschi di maggioranza (Link e Udu a Lecce, Link a Bari), che ha funzionato e ha dato frutti piuttosto importanti. Un’iniziativa che per altro è stata adottata anche dal Politecnico di Bari. A livello nazionale gli studenti esonerati dai contributi sono 571.688 su 1.822.141, a livello regionale, invece, sono 36.801 su 82.177, quasi uno su due (il 42%). I numeri, forniti dal Miur nella sezione open data del Ministero, spiegano come la no tax area ha funzionato. Ha permesso a quasi la metà degli iscritti agli atenei pugliesi di non versare neppure un centesimo nelle tasche dello stato. E gli altri?
Ancora spulciando tra i dati messi a disposizione dal Ministero, la Puglia ha una delle rette medie annuali più basse.

In media uno studente, qui, paga 1.198 euro all’anno. Cifre comunque più alte rispetto ad alcuni sistemi di altri Paesi europei (eppure alcuni stati invidiano la soglia di mancato pagamento delle tasse), ma più basse rispetto ad altre regioni italiane. Certo, dipende dal reddito. E dipende dal contesto socio-economico, ovviamente. Ma in Lombardia gli studenti lasciano agli atenei in media 3.500 euro all’anno. 

Il quadro

In sintesi: in Puglia il sistema voluto dagli atenei funziona. Quasi un ragazzo su due non paga nulla, pur avendo un reddito, talvolta, dignitoso. Basti pensare che appena dieci anni fa, quando l’area di esclusione non era “alzata” dagli atenei, in Italia anche con un Isee di 14mila euro si era tenuti a un pagamento per quanto minimo della contribuzione. Insomma, così, si sta meglio. Il problema sono i conti. E l’impressione è che se il Consiglio d’Amministrazione dovesse realmente accettare quanto proposto in Senato Accademico in Unisalento, a farne le spese saranno soprattutto quelli con un reddito di poco superiore ai 25.000 euro annui, che si ritroverebbero un aumento di circa 255 euro all’anno (per chi ha un Isee compreso tra i 26 e i 32mila euro), in una fase storica nella quale è forte il problema del potere d’acquisto calato del 10%. Per il resto, è chiaro, probabilmente chi ha un reddito maggiore risentirà degli aumenti in maniera minore. La verità sta nel mezzo, probabilmente: una tassazione al rialzo si farà sentire, come dicono gli studenti, ma in Puglia il sistema ha retto fin qui e funzionato. Poi c’è da aprire la contesa sulle borse di studio (che hanno importi spesso insufficienti visti i tempi che corrono) a chi avrebbe diritto a un alloggio universitario, ma questa è una storia vecchia (e diversa). 

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