Trivelle, 27 istanze respinte. La spuntano le Regioni

Trivelle, 27 istanze respinte. La spuntano le Regioni
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Sabato 6 Febbraio 2016, 07:20
Questa volta il fulmine a ciel sereno è stato accolto positivamente dal fronte no triv, che ieri ha visto rigettati in un solo colpo 27 provvedimenti delle richieste di permessi e concessioni volte alla ricerca ed estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine. In un tweet il portavoce del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha infatti annunciato lo stop alle autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi offshore, in mare, entro le 12 miglia dalla costa, cioè poco più di 22 km. In tutto - riferisce il portavoce del ministro - si dice no a 27 autorizzazioni. Quest’ultime - spiega il ministero - riguardano l'estrazione di petrolio e gas «nelle aree precluse a nuove attività».

A confermare la notizia è stata la pubblicazione sul sito del ministero del Bollettino degli idrocarburi (Buig) di gennaio 2016, in cui rende noto di aver adottato la nuova normativa definita attraverso la legge di stabilità, che vieta le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Sono così state respinte del tutto 9 istanze interamente ricadenti entro le 12 miglia, mentre 18 parzialmente ricadenti entro le 12 miglia sono state rigettate per la parte interferente, annunciando una riperimetrazione delle aree. Se per l’Abruzzo «muore Ombrina di ferro», come sottolinea soddisfatto il governatore Luciano D’Alfonso, l’unico ad avere abbandonato il fronte referendario delle Regioni no triv dopo avere ottenuto la modifica della normativa, per la Puglia invece la vicenda comporta solo il rigetto di alcuni ritagli di mare, che richiederà la riperimetrazione di quattro diverse istanze, tre nell’Adriatico e una nello Jonio. Si tratta dell’istanza d1B.P-.SP presentata da Spectrum Geo Limited per un’area di 16.300 km quadrati da Vieste a Otranto, dell’istanza d2 F.P-PG presentata da Petroleum Geo Service Asia Pacific per altri 14.280 kmq nella medesima fascia di Adriatico, nonché di una delle istanze presentate dalla Northern Petroleum, la d61 FR-NP per l’area al largo di Monopoli, per cui lo scorso 5 gigno il ministero dell’Ambiente aveva già emesso il decreto di Via. Infine, tra le istanze da riperimetrare, anche se di molto poco, compare la d67 FR - AC di Eni, per un tratto di costa ampio 449 kmq nel golfo di Taranto.

«Si tratta di un primo e concreto risultato - commenta ilcoordinamento nazionale no triv -, frutto della pressione di questi mesi in cui il governo ha tentato (senza successo) di evitare la consultazione con alcune modifiche inserite nella legge di stabilità. Ora, tuttavia, è necessario andare fino in fondo – proseguono i movimenti –. I provvedimenti di rigetto del governo riguardano solo i procedimenti in corso entro le 12 miglia marine, ma non i permessi e le concessioni già rilasciati, come per esempio il recente permesso di ricerca che interessa le Isole Tremiti».

Mentre si attende infatti di conoscere la data del referendum che il governo sembra intenzionato a non unificare con le amministrative in un unico election day, Legambiente, Wwf e Greenpeace chiedono in coro una «moratoria» per fermare qualsiasi tipo di estrazione di idrocarburi. «Il Governo dimostri impegno e trasparenza anche per la tutela del mare oltre le dodici miglia - dichiara la presidente di Legambiente, Rossella Muroni - con una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione a mare e a terra». Di una «vittoria della mobilitazione» parla la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi che, chiedendo al governo di «abbandonare la via del petrolio», ricorda come il «problema sia ancora aperto», per esempio, nel canale di Sicilia e alle Isole Tremiti. Per il responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia, Andrea Boraschi, quella del referendum «rimane una partita aperta».
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