Ex Ilva, ispezione di Spesal negli impianti: riflettori accesi
sulla manutenzione

Ex Ilva, ispezione di Spesal negli impianti: riflettori accesi sulla manutenzione
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 14:03

Anche lo Spesal, il settore dell’Asl che si occupa di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, accende un faro su Acciaierie d’Italia. È in corso un’ispezione che si affianca a quella dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria sullo stato degli impianti e sulla produzione. Ispezione, quest’ultima, che i commissari hanno interrotto venerdì, poco dopo il loro arrivo in fabbrica, ritenendo che non vi fossero le condizioni per proseguirla a causa della mancata collaborazione dell’azienda. Lo Spesal, invece, ha cominciato prima. E la sua iniziativa non prende le mosse dalle vicende ultime che stanno vedendo Acciaierie deflagrare, e che poi sono state il motivo per cui i commissari sono stati allertati dal ministro Urso, ma dalle diverse segnalazioni accumulatesi negli ultimi mesi. Segnalazioni con un comune denominatore: manutenzioni sempre più scarse e quindi rischi per la sicurezza di coloro che operano. 

Il piano


Lo Spesal si è quindi dato un piano di lavoro che sta portando avanti e sarebbe emerso che in questa fase le manutenzioni sono al minimo perché molto ridotta è anche l'operatività dello stabilimento che ha diversi impianti fermi. Anche Aigi, l’associazione dell'indotto, che era stata interpellata dallo Spesal sul fermo delle manutenzioni da parte delle imprese e le possibili ripercussioni, ha chiarito al servizio Asl di aver informato Acciaierie già dal 18 gennaio che gli imprenditori associati avrebbero sospeso l’esecuzione dei contratti in quanto non pagati dal committente. Il fermo dell’indotto sta intanto portando Acciaierie a cercare di reperire tra il proprio personale, magari tra quello in cassa integrazione, le figure necessarie alle manutenzioni.

In questo modo l’azienda cerca di ovviare al fatto che, avendo esternalizzato tutto il comparto, adesso, con le imprese appaltatrici inattive, ne soffre le conseguenze. La ricerca del personale era già partita giorni fa ma era stata infruttosa. Acciaierie aveva collezionato molti rifiuti. Adesso la richiesta è rilanciata con una lettera del 2 febbraio e riguarda la manutenzione dei refrattari, usati per il rivestimento interno degli impianti. Acciaierie si rivolge a “tutti i lavoratori” e prospetta “l’inserimento in organico di ulteriori risorse da reperire all’iterno dello stabilimento di Taranto”. Gli interessati devono segnalarlo entro il 10 febbraio all’ufficio Risorse Umane. Le persone individuate - cui viene chiesta come “condizione indispensabile la disponibilità a lavorare in turni, notturni compresi” - “saranno avviate ad un percorso specifico di formazione, addestramento e qualifica, previa necessaria valutazione dei requisiti di idoneità”. 

Il decreto


L’attenzione dell’indotto, intanto, si focalizza sulle modifiche all’ultimo decreto legge in Gazzetta Ufficiale dal 2 febbraio, modifiche, rispetto alla bozza approvata in Consiglio dei ministri, che riguardano il passaggio da 5 a 10 milioni dei fondi per la cassa integrazione nell’indotto e l’abbassamento della quota di fatturato dal 70 al 50 per cento verso la società in amministrazione straordinaria da parte delle imprese appaltatrici che puntano al risarcimento dei crediti maturati. «Le garanzie richieste da Aigi al Governo a garanzia dei crediti vantati da AdI hanno trovato accoglimento nel decreto pubblicato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale - commenta Fabio Greco, presidente Aigi -. Qualora per Acciaierie d'Italia l’unica strada percorribile fosse il ricorso all’amministrazione straordinaria, nell’articolo 3 del decreto è stata inserita la cessione in prosoluto dei crediti con garanzia Sace. Una garanzia che riguarderà tutte le aziende dell'indotto, piccole e grandi imprese compresi gli autotrasportatori». Greco, che ringrazia il Governo, il Mimit e il ministro Urso per il lavoro svolto e il confronto tenuto aperto, sostiene che la soluzione individuata, “salva dal fallimento una platea vastissima di aziende” in caso di commissariamento” di Acciaierie a seguito dell’amministrazione straordinaria. Incalza la Uil con Piero Pallini: l’ordinanza del Tribunale di Milano che ha rigettato il ricorso di Acciaierie contro l’amministrazione straordinaria «deve rappresentare, senza se e senza ma, lo spartiacque sulla fuoriscita del socio privato», cioè Mittal, dalla società. Per la Uil, il ricorso è stato «un tentativo maldestro da parte del socio privato». «Adesso il reale stato in cui versa la società - continua Pallini - è messo nero su bianco. Specchio di tutto ciò, è lo stato degli impianti, quei pochi rimasti in marcia. Una realtà che è stata finora deformata, dissimulata, negata, perfino inventata. Va ricordato che nello Steel Commitment del 28 settembre dello scorso anno, l’ad Lucia Morselli nelle sue dichiarazioni rappresentò ‘un’azienda, rispetto a quattro anni fa, molto più bella, più potente e molto più forte’». Ma «come è andata - dice la Uil - sono i fatti a dircelo. Siamo difronte al martirio sociale per le migliaia di lavoratori diretti, di Ilva in as e dell’appalto in cassa integrazione, e siamo di fronte al collasso industriale».

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