Tap, il governo aspetta la proposta di Emiliano sull'approdo a Brindisi

Tap, il governo aspetta la proposta di Emiliano sull'approdo a Brindisi
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Domenica 22 Novembre 2015, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 14:15
Torna sulla scena l'ipotesi di un nuovo approdo per il gasdotto Tap? Lo spostamento da San Foca a Nord, sulla costa brindisina, è infatti un’ipotesi sulla quale è tornato nei giorni scorsi il governatore Emiliano ed ora quella stessa ipotesi finisce sul tavolo del governo. Roma vuole visionare tutta la documentazione e prendere atto del cronoprogramma, passaggi indispensabili perché possa esserci un pronunciamento. Possibilista anche il sottosegretario Bellanova: «Si poteva cambiare ai tempi di Vendola, ma se ora ci sono le condizioni ci si potrebbe ripensare».



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di Francesco G. GIOFFREDI



L’attesa, rischiando lo strabismo: un occhio sulla scacchiera e alle pedine per sposare la strategia migliore; l’altro invece al calendario, che incalza e non perdona. Gli attori del copione Tap temporeggiano, ognuno aspettando la mossa dell’altro. Michele Emiliano, nei giorni scorsi, ha infiammato la scena convocando ufficialmente l’azienda in Regione e chiedendo di far migrare l’approdo del gasdotto da San Foca (sito che ha già incassato il disco verde con la Valutazione d’impatto ambientale ministeriale) a Brindisi, possibilmente a ridosso della centrale a carbone di Cerano, che così prima o poi pescherebbe quel metano per accantonare il tradizionale combustibile fossile.



Il governo però vuol stanare il presidente della Regione, perché anche su Tap si misura l’estenuante romanzo di diffidenze, dissidi, stilettate tra Renzi ed Emiliano: da palazzo Chigi trapela un ufficioso «gradimento» per l’iniziativa barese (la convocazione del tavolo, seppur a fari spenti e in sordina), ma in sala macchine c’è dell’altro. E cioè il guanto di sfida idealmente lanciato dal governo alla Regione: «Vediamo cosa Emiliano ci proporrà circa questa nuova ipotesi di approdo dell’infrastruttura», è il filo conduttore dei ragionamenti romani. E c’è anche, in tutto ciò, la volontà di snidare un eventuale bluff.



L’opera è strategica, al centro di un crocevia internazionale, la partita è da 10 miliardi di metri cubi di gas annui in arrivo dall’Azerbaijan, necessari per diversificare l’approvvigionamento energetico italiano e comunitario. E per questo si passeggia con i piedi di piombo. Attesa, tatticismi, da parte di tutti: Emiliano, dopo la spallata che gli permette di uscire dall’isolamento alle corde del ring e di incrinare l’asse Tap-governo, vuol conoscere il cronoprogramma dell’azienda visto che la tempistica d’apertura e chiusura del cantiere è l’unica condizione irrinunciabile posta da Tap, e vorrebbe un qualsiasi segnale da Roma; il governo si trincera dietro la “Via” positiva, ma non sbatte la porta in faccia al “sindaco di Puglia” e vorrebbe approfondirne la proposta, carte alla mano; l’azienda, dal canto suo, offre collaborazione a Emiliano, ma resta in mezzo al guado in surplace. Detto così, si rischia lo stallo. Che favorirebbe inevitabilmente l’approdo di San Foca.



Tante le variabili sul piatto: un rompicapo. Per esempio: cosa vuol dire «gasdotto a Brindisi»? Emiliano immagina perlopiù due opzioni: Cerano, nei pressi della centrale Enel; e la zona industriale del capoluogo messapico. In entrambi i casi il governatore vorrebbe andare a dama col colpaccio: «Solo nel momento in cui a Brindisi ci sarà il gas allora il passaggio con Enel per la riconversione diventa più facile». Sul piatto - soprattutto con la seconda opzione, quella della zona industriale - il governatore posa un altro jolly: un’infrastrutturazione già pronta per Tap, soprattutto nel tracciato che porta all’allaccio con la rete Snam nei pressi di Mesagne. Si tratta, in sostanza, delle opere realizzate a suo tempo da Lng quando era in ballo la realizzazione del rigassificatore nel porto di Brindisi, opere ora sotto l’egida del Demanio. Residuali le altre ipotesi brindisine: su tutte Lendinuso, marina di Torchiarolo già esaminata in fase preliminare da Tap (con altri quattro punti d’approdo brindisini) e finita negli incartamenti ministeriali, ma accantonata per l’abbondante presenza sotto costa di posidonia.



E allora, cosa succederà? Tap, che insiste sui «tempi» (rubinetto del gas da aprire entro il 2020), fornirà a Emiliano il cronoprogramma richiesto. La Regione abbozzerà la proposta. E il governo alternerà aperture e chiusure tattiche. Il tutto mentre le comunità salentine direttamente coinvolte s’oppongono all’approdo a San Foca, e mentre a Brindisi - al netto del cauto possibilismo del sindaco - c’è chi invita Emiliano a far retromarcia. E dal Salento c’è chi invita il governatore, davanti a una partita apparentemente ormai chiusa, al realismo: «Non c’era bisogno di essere facili profeti - accusa Andrea Caroppo, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale - ma anche sulla Tap ci avevamo visto giusto: Emiliano lancia proclami senza alcuna condivisione col territorio. Ha fatto giusto in tempo ad annunciare una possibile location alternativa per l’approdo, che si è scatenato il disappunto della comunità brindisina.



Tornando, quindi, al punto di partenza. Dall’inizio abbiamo suggerito di abbandonare la demagogia spicciola per trattare con la società al fine di prevedere benefici concreti per i cittadini delle zone interessate, come degli sconti nella bolletta. La strada maestra è questa e noi non ci stanchiamo di ripeterlo, perché non vorremmo che si arrivi in corner con un pugno di mosche in mano».