Il sindaco di Amatrice: «La Puglia mi ha commosso»

Il sindaco Pirozzi con Renzi
Il sindaco Pirozzi con Renzi
di Francesca FILIPPI
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Venerdì 26 Agosto 2016, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 17:45
«Sono commosso per l’affetto che la Puglia ci sta dimostrando. È l’ennesima testimonianza che questo Paese quando vuole sa essere coeso e unito. Noi italiani siamo unici». Sergio Pirozzi, combattivo sindaco di Amatrice, il borgo in provincia di Rieti più colpito dal sisma del 24 agosto, con 219 morti, è un uomo distrutto. Non dorme da tre giorni. Ha perso tutto anche lui, un’attività che aveva e non ha più. Ma non ha perso la voglia di lottare. E ieri pomeriggio, la notizia che la Notte della Taranta in programma questa sera si farà e che il concertone di Melpignano sarà una lunga maratona all’insegna della solidarietà per le popolazioni terremotate lo ha davvero commosso. Raggiunto al telefono, Pirozzi non nasconde l’emozione.

Sindaco, cosa pensa di questa iniziativa?
«Sarà una festa, lo so bene. Ma ho capito che l'evento è stato trasformato in una maratona di solidarietà con il supporto degli artisti e del personale coinvolto a vario titolo nell’organizzazione. Questo cambia tutto. Sono commosso. È l’ennesima dimostrazione che nei momenti difficili e bui l’Italia è uno straordinario Paese».

Invierà un messaggio agli organizzatori che sarà letto sul palco nel corso del Concertone di Melpignano?
«Ho parlato con lo staff. Sarà un breve testo per dire solo una cosa».

Cosa?
«Grazie Puglia!».

Forse era meglio sospendere o rinviare la manifestazione?
«Potevo dire di no?»

Oggi è lutto nazionale, un evento con oltre 200mila persone non fa a pugni con il dramma che state vivendo?
«Io dico solo che c’è libero arbitrio. Chiunque può fare quello che vuole. Inoltre, è un evento che si svolge a centinaia di chilometri da qui. Ho tanti amici nel Salento e in Puglia, so già che da quella piazza arriveranno tanto affetto e aiuti concreti. Per Amatrice e per tutti i centri colpiti da questa immane tragedia. E per questo ringrazio la Puglia per la mobilitazione finora dimostrata. Ma io sono qui a tirare fuori ancora i morti dalle macerie. Poco fa le vittime sono salite a 219».
 
 

Quante persone mancano all’appello?
«Almeno quindici. Solo un miracolo potrà riportare alla luce tanti dei miei cari concittadini».

Cosa la preoccupa di più in queste ore?
«L’isolamento. Amatrice è completamente tagliata fuori da tutto. I soccorsi e gli aiuti faticano ad arrivare. Ma questa notte (ieri, ndr) dovrebbe riapre un ponte. Forse. Le operazioni per ricostruire una viabilità pesante essenziale sono in corso».

Di cosa avete bisogno?
«Abbiamo tutto. Viveri, medicinali, vestiti non mancano. Servono, invece, coperte e sacchi a pelo. Qui siamo in montagna e durante il giorno fa caldo. La notte, invece, il freddo si fa sentire. Ecco, se volete mandateci sacchi a pelo e coperte calde».

Come sarà la ricostruzione, secondo lei?
«Guardo al modello del Friuli Venezia Giulia. Rivoglio il centro di Amatrice con le vie come erano. Niente quartieri ghetto, niente “new town”. Dobbiamo dare speranza a questa gente. Nella disgrazia questa può essere un’opportunità per far risorgere Amatrice, Accomuli, Illica, Arquata e Pescara del Tronto».

Lei più volte ha detto “Amatrice risorgerà”. Ora i riflettori di tutto il mondo sono accesi. E dopo?
«Ci penso io. Sono un lottatore nato».

Ha più sentito il premier Renzi dal 24 agosto?
«Mi ha chiamato. Mi ha chiesto: “Come stai mister?”. Gli ho risposto: “Barcollo ma non mollo”».
 
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