«Attenzione alle prossime ore, c'è il pericolo di “scosse a coppie”»

«Attenzione alle prossime ore, c'è il pericolo di “scosse a coppie”»
di Francesca FILIPPI
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Giovedì 25 Agosto 2016, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 15:53
Sul fronte dei terremoti «siamo ancora indietro sulla prevenzione». Non usa giri di parole il sismologo e geofisico Enzo Boschi, ex presidente dell’Isitituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che consiglia di mantenere alta l’allerta nelle prossime ore nelle zone colpite dal sisma che ha devastato Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo e che ha provocato oltre 160 morti e migliaia di sfollati. «Bisogna fare grande attenzione nei prossimi giorni perché in queste zone spesso avvengono forti “scosse a coppie”, cioè si ripete una seconda scossa forte nella stessa zona e uguale alla prima. A fronte di questo alto rischio, non bisogna entrare negli edifici che sono rimasti in piedi oggi prima di un attento controllo di tecnici e esperti della Protezione civile».

Il ricordo va al terremoto dell’Emilia Romagna. «Si ebbe a distanza di pochi giorni, una forte scossa uguale alla prima e le maggiori vittime si ebbero proprio a causa della seconda. Molte persone entrarono negli edifici ancora in piedi, senza preventivi controlli sulle strutture».
Dall’Ingv fanno sapere che nei giorni precedenti, nelle zone colpite del Centro Italia, in particolare Amatrice, Accumuli e Arquata, non ci sono stati segnalati che facessero pensare a un terremoto di questa portata. Per tale motivo, il sismologo sottolinea l’importanza della prevenzione: «A Norcia è stato fatto molto. Dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici sugli edifici, i danni provocati dal sisma di questa notte sono quasi irrilevanti». Boschi spiega che il terremoto che ha colpito l’Italia centrale «ricade in una zona già inserita nella mappa sismica italiana e classificata come ad alta pericolosità sismica».

La mappa risale al 2003 fortemente voluta all’indomani del terremoto di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002: nel crollo di una scuola morirono 27 bambini e un’insegnante. Quel documento fu pubblicato a inizio 2003 in Gazzetta Ufficiale e nel 2009 divenne legge. La sua versione definitiva è arrivata dopo il terremoto de L’Aquila, ma i danni prodotti dal sisma di Rieti indicano che c’è ancora molto da fare, «soprattutto considerando che oltre il 50% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1980» dice il sismologo Massimo Cocco, dell’Ingv. La mappa, prosegue «è stata accompagnata dal nuovo codice per la costruzione di edifici sicuri: un progresso sostanziale che riguarda l'edilizia nuova e non quella pregressa, che ha bisogno di opere adeguamento e messa in sicurezza». Evidentemente le cose sono andate diversamente. La ferita dell’Aquila è ancora aperta: erano le 3.36 del 9 aprile 2009 quando una scossa di magnitudo 6.3 [FI]sprigionò tutta la sua potenza nel capoluogo abruzzese e nei centri abitati vicini. Una catastrofe in cui morirono 309 persone, 1500 persone rimasero ferite e 70mila furono gli sfollati. Interi paesi spazzati via, come Onna, Paganica, Pizzoli, Barreto e Scoppitto. Come Amatrice, Arquata e Accumuli sette anni dopo.
 
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