Schianto sul binario unico, l'assessore Giannini ascoltato dai pm

Schianto sul binario unico, l'assessore Giannini ascoltato dai pm
di Vincenzo DAMIANI
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Venerdì 22 Luglio 2016, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 14:41
Ha portato i progetti approvati dalla Regione Puglia, ha consegnato i documenti che autorizzavano i lavori sulla tratta ferroviaria Corato-Andria, ha depositato le carte che dimostrano che 20 milioni per l’automatizzazione e la messa in sicurezza della linea tra Bari e Bitonto sono stati già spesi. Ieri mattina l’assessore regionale ai Trasporti, Giovanni Giannini, è stato ascoltato per circa tre ore, come persona informata dei fatti, dai magistrati della Procura di Trani che indagano sul disastro ferroviario che, la settimana scorsa, ha provocato la morte di 23 persone sulla linea Corato-Andria.
Dopo l’acquisizione dei documenti da parte della guardia di finanza negli uffici regionali e in quelli della società Ferrotramviaria, ieri il procuratore facente funzioni, Francesco Giannella, ha convocato l’assessore per ricostruire la storia legata al raddoppio e all’automatizzazione della tratta ferroviaria e all’utilizzo dei fondi europei per la messa in sicurezza della linea. «L’audizione – ha spiegato Giannini - è durata il tempo necessario a ricostruire la vicenda, dal 2013 ma anche più a ritroso». Giannini, che è assessore dal 2013, ha anche riferito di avere depositato in Procura “ulteriori documenti”, oltre a quelli già in possesso dei magistrati, riguardanti l’iter, le procedure e lo stato dell’arte dei finanziamenti destinati ai sistemi di sicurezza e del raddoppio della tratta.

Accanto a Giannini c’era anche un ingegnere che lavora in assessorato, che ha potuto spiegare in maniera più tecnica ogni aspetto della vicenda. Il procuratore Giannella lo ha ripetuto più volte che non si sarebbe fermato all’individuazione dell’errore umano che ha provocato lo scontro tra i due treni, ma che ogni aspetto sarebbe stato esaminato con attenzione.
 
Il lavoro dei magistrati si sta concentrando sulle presunte responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza della linea e sui motivi dei ritardi nei lavori: a questo proposito, a Giannini gli è stato chiesto perché è stato deciso il trasferimento da un periodo di finanziamento (2007-2013) a quello successivo (2014-2020) dei fondi Ue messi a disposizione per l’ammodernamento della tratta ferroviaria coinvolta nell'incidente. Il raddoppio – è stata la risposta - era finanziato sin dal 2012, ma sono stati necessari più di tre anni per ottenere l’approvazione del progetto da parte dei Comuni interessati.

Martedì prossimo – ha ricordato l’assessore – scade il bando per realizzare le opere di ammodernamento proprio dei 12 chilometri che collegano Corato ad Andria. Se tutto fila liscio, i lavori dovrebbero terminare entro i prossimi due anni. «Noi abbiamo provato ad accelerare il più possibile», ha detto Giannini durante l’audizione.
Ora i pm e la guardia di finanza torneranno ad esaminare le proroghe del contratto di concessione tra Regione e Ferrotramviaria, i contratti di servizio che legano da 51 anni l’ente pubblico alla società privata, il regolamento di esercizio di Ferrotramviaria e la carta dei servizi dell’azienda, oltre ai nuovi documenti depositati dall’assessore. Nei giorni scorsi, il pm Michele Ruggiero, uno dei 5 magistrati del pool, ha chiesto alla finanza di acquisire tutti gli atti riguardanti l’erogazione e la gestione dei finanziamenti europei e regionali. Nella delega, il pubblico ministero chiede anche che vengano svolte verifiche sul contratto di gestione in essere tra Regione Puglia e Ferrotramviaria.
Al momento, sono 6 le persone iscritte nel registro degli indagati: i due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, Gloria Pasquini, presidente del consiglio di amministrazione, Massimo Nitti, direttore generale, Michele Ronchi, direttore di esercizio e Nicola Lorizzo, l’unico capotreno sopravvissuto. I reati ipotizzati sono disastro ferroviario colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose.





 
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