Saranno oltre 3.300 i precari della sanità pugliese per cui la Giunta regionale lunedì prossimo, 12 dicembre, darà il via libera alla stabilizzazione. Si tratta di medici, infermieri, oss e personale non sanitario, impegnati sia in attività ordinarie che covid, in possesso dei requisiti ai sensi del decreto Madia, di 36 mesi di lavoro al 31 dicembre 2022, ma anche quelli che al 30 giugno di quest’anno hanno maturato 18 mesi di servizio di cui almeno 6 nel periodo tra il 31 gennaio e il 30 giugno 2022 (attualmente in servizio oppure cessati).
I numeri nel dettaglio
L’iter che verrà approvato con deliberazione di Giunta, entrerà in vigore dall'1 gennaio 2023. Nel dettaglio saranno introdotti stabilmente nel circuito sanitario regionale 143 medici, 4 dirigenti di presidi territoriali di assistenza, 110 dirigenti sanitari non medici, 99 operatori del comparto non sanitario, 2.258 infermieri, 454 oss e 42 ostetriche. Quadro delle Asl pugliesi, che vedrà Bari stabilizzare 522 unità, Brindisi 331, la Bat 380, Foggia 304, Lecce 463 e Taranto 427.
La stabilizzazione decisa dalla Regione comporterà extracosti che andranno ad aggiungersi in maniera strutturale al bilancio regionale attuale: al 31 dicembre di quest’anno risulteranno in servizio 44.908 dipendenti (oltre 5mila in più del 2019) con un costo annuo che salirà dall’attuale 1 miliardo e 963 milioni a 2 miliardi e 45 milioni. La spesa complessiva prevista porterà in dote oltre 440 milioni di euro alla Asl di Bari e poco più di 370 milioni di euro all’Asl Lecce. A seguire l’Asl Taranto (265 milioni di euro), il policlinico di Bari (215 milioni), Asl Bat (190 milioni), Asl Brindisi (180 milioni di euro), Asl Foggia (172 milioni di euro) e Ospedali riuniti di Foggia (155 milioni di euro), Irccs “Giovanni Paolo II” (35 milioni) e Irccs “De Bellis” (17milioni e 830mila euro).
L'impatto della pandemia
Dalla ricognizione emerge inoltre l’impatto sulla spesa del personale delle assunzioni Covid, effettuate per contrastare l’emergenza sanitaria, che hanno riguardato prevalentemente personale di comparto (infermieri e oss), indispensabili e necessarie, se si considera lo storico disallineamento tra personale in servizio nella Regione Puglia rispetto ad altre Regioni, a parità di popolazione. Il provvedimento regionale è stato anticipato mercoledì scorso, nel corso di una videoconferenza alla quale hanno partecipato l’assessore regionale alla Sanità Rocco Palese, il direttore del dipartimento Salute e Benessere Animale, Vito Montanaro e i rappresentanti delle segreterie regionali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Fials, Nursind, Nursing Up, Fsi Usae. Durante l’incontro i vertici sanitari regionali hanno confermato inoltre il pagamento del saldo bonus Covid in favore dei dipendenti, degli enti e delle aziende sanitarie, con le retribuzioni del mese di dicembre 2022. Spazio annunciato anche per le decisioni dei Direttori Generali delle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale che, nell’ambito della propria autonomia, potranno prorogare fino a 36 mesi i contratti attualmente in essere, sempre nel pieno rispetto dei vincoli di spesa e sulla base delle esigenze organizzative. In particolare, la eventuale proroga dovrà essere garantita, in via prioritaria, alle figure professionali non maggiormente coinvolte (in termini numerici) dalla procedura di stabilizzazione e, comunque essenziali per il corretto e continuativo svolgimento delle attività.
Le nuove assunzioni
A partire dall’inizio del nuovo anno sarà poi necessario voltare pagina e pensare alle nuove assunzioni, in particolare di medici e personale amministrativo, carenti nelle aziende sanitarie e negli ospedali. Secondo il “Piano del fabbisogno del personale” approvato nei mesi scorsi dalla Regione Puglia, nelle strutture sanitarie della nostra regione mancano 9.702 unità: 2.724 medici; 2.481 infermieri; 905 Oss; 105 di personale ostetrico e 3.487 altre figure indispensabili a far funzionare al meglio la macchina della sanità pugliese, chiamata entro il 2026 ad un netto cambio di passo anche nella medicina di prossimità legata all’apertura sui territori di ospedali e case di comunità.