Renzi: «Il gasdotto Tap interessante occasione per il futuro del Paese»

Renzi: «Il gasdotto Tap interessante occasione per il futuro del Paese»
di Alessandra LUPO
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Martedì 16 Dicembre 2014, 20:08 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 10:04

Si gioca sulla costa salentina, a pochi passi dalle spiagge più frequentate dell’estate pugliese, la battaglia tra i giganti del gas che influenzano la geopolitica, con il braccio di ferro ormai sempre più serrato tra Russia ed Europa. La situazione si evolve in fretta e nonostante lo scenario attuale ridimensioni in parte i 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale che Tap dovrebbe iniziare a importare dall’Azerbajan dal 2020, l’asse adriatico resta fondamentale per l’Italia e le sue strategie energetiche, condensate anche in alcuni passaggi chiave dello Sblocca Italia.

Il dato viene fuori anche dalle parole di Matteo Renzi, che ieri, rispondendo a una domanda in aula sul vertice europeo, ha chiarito il punto di vista del governo italiano sulla materia, scottante, dell’approvvigionamento energetico.

«L’Italia - ha precisato Renzi - non ha festeggiato o contestato la fine di South Stream». «South Stream è da mesi in una procedura di infrazione aperta dalla Commissione Barroso. In questo scenario la decisione di bloccare South Stream ha evidenti ripercussioni e chiari elementi di valutazione, complicata da fare in Aula ora ma non è decisiva per il futuro dell’Italia». Il perché è presto detto: secondo il premier infatti uno degli assi nella mani resta il progetto Tap. Ma in che misura? «Tap ha una quota di risorse energetiche decisamente inferiore rispetto al nostro fabbisogno energetico», ha detto ancora il premier, «ma va fatto perché è giusto, non costituisce un problema e può aprire occasioni interessanti».

«Abbiamo come alternativa la Turchia, attraversata dal Tap», che rappresenta un’occasione ma non certo risolutiva rispetto al fabbisogno italiano», ha proseguito il premier ricordando che L’Italia «ha scelto di investire in una diversa relazione con l’Africa: il mio è il primo governo che ha scelto di fare viaggi ufficiali anche sotto il Sahara, abbiamo scelto di andare in Congo, in Angola e in particolare in Mozambico».

Tuttavia Tap non sembra temere i concorrenti e dopo che lo scorso giugno ha conquistato i favori del consorzio azero sbaragliando l’ipotesi del gasdotto Igi Poseidon di Edison, (che intanto ha perso il suo finanziamento europeo nonostante avesse ottenuto per l’autorizzazione per i lavori nel canale d’Otranto), ha superato anche l’altro concorrente del “Corridoio Sud”, cioè il “Nabucco”, metanodotto che dal Mar Caspio sarebbe dovuto arrivare fino in Austria ponenendosi come antagonista a “South Stream”, promosso da Gazprom per portare in Europa, passando sotto il Mar Nero con arrivo a Tarvisio in Friuli, il combustibile made in Russia che oggi sembrerebbe prendere invece la doppia via Cina-Turchia, mettendo un piede nel Mediterraneo. Ecco perché per l’Italia, nonostante le quantità, Tap resta decisamente importante.

E la riprova che al di là dei tempi tecnici e di quelli giuridici imposti dai ricorsi in piedi, arriva anche dalla celerità con cui si è chiusa la conferenza di servizi aperta al Ministero dello Sviluppo lo scorso 3 dicembre. Una procedure che il governo aveva annunciato molto breve ma che a leggere i verbali, sembrerebbe già conclusa con la presa d’atto della posizione delle parti: il sì di Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo, nonché della Provincia di Lecce.

Il no di Regione Puglia, Comune di Melendugno e Soprintendenza dei Beni paesaggistici. Il prossimo passaggio quindi dovrebbe esserel’arbitrato tecnico, convocato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, cui spetterà la decisione.

Resta però l’incognita del Tar. Il prossimo 28 gennaio, infatti, i giudici dovranno pronunciarsi sui sondaggi lungo il tracciato a terra del gasdotto, prescritti a Tap dalla Via. Ma resta un piccolo giallo sull’altro ricorso, relativo alla direttiva Seveso. Tap impugnò infatti le lettere con cui la Regione Puglia chiedeva la documentazione sui grandi rischi. Il ministero dell’Interno ha cancellato quest’obbligo con una nota. Ma i giudici potrebbero comunque pronunciarsi riaprendo la questione.

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