Lotta al caporalato sfogo di Emiliano: Puglia lasciata sola

Lotta al caporalato sfogo di Emiliano: Puglia lasciata sola
di Nicola QUARANTA
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Lunedì 22 Agosto 2016, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 16:43
Lo Stato sconfigga per sempre i caporali. E il governo non lasci sola la Puglia nella lotta a questo cancro. A chiederlo con forza è il governatore Michele Emiliano. Il suo personale benvenuto al ministro della Giustizia Andrea Orlando, che stamane presiederà un vertice in Prefettura a Foggia. Un appello, non privo di stoccate al governo, quello lanciato dal presidente della Regione. Ma anche un allarme: «Vere e proprie associazioni criminali gestiscono e sfruttano la fatica di migliaia di lavoratori stranieri. Ora basta». Il patto siglato la scorsa estate a Roma, evidentemente, da solo non è sufficiente per avere ragione sul fenomeno. Da qui il grido di dolore del governatore, finalizzato appunto a sollecitare una rapida approvazione della legge contro il caporalato. Lo sfogo su Facebook, con un post sul cosiddetto “ghetto”, nella capitanata: là dove, all'interno di baracche di fortuna, vivono i lavoratori stranieri impiegati nella raccolta di pomodori. Uno sfruttamento alla luce del sole, sotto il sole: spesso cocente. Dal tavoliere al Salento, tanti i campi della vergogna.

«La Puglia – spiega Emiliano - non può più essere lasciata sola a difendere i diritti umani il cui rispetto è il fondamento della nostra civiltà». L'analisi del governatore è un atto d'accusa: «I lavoratori stagionali migranti sono vittime di una micidiale macchina di sfruttamento, che è stata da me denunziata - precisa Emiliano - per la prima volta negli ultimi dieci anni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. In funzione di tale denunzia - ricorda il presidente della Regione - l'area è stata sequestrata con facoltà d'uso allo scopo di consentire alle autorità di polizia di sgombrare il campo e restituirlo alla Regione (parte offesa del reato di occupazione abusiva) nel rispetto dei diritti delle persone ivi ridotte in schiavitù. Contemporaneamente - aggiunge - la Regione ha avviato con il governo una collaborazione per costruire una moderna struttura che ospiti civilmente i lavoratori (che non sono migranti) che ogni anno con regolare permesso di soggiorno rendono possibile l'economia agricola della Capitanata e dell'Italia intera».

Ma l'occasione è utile al “sindaco di Puglia” per lanciare l'ennesimo richiamo al governo centrale: «La Regione – taglia corto - ha messo a disposizione due aree di sua proprietà dove realizzare provvisoriamente la 'Foresteria delle aziende agricole foggiane ed ha assunto l'impegno a sostenere i costi di gestione della struttura e del trasporto dei lavoratori presso i luoghi di lavoro. Nonostante fossimo partiti con ampio anticipo l'operazione non si è potuta realizzare per inaspettate e improvvise difficoltà burocratiche del governo nel finanziare la realizzazione della Foresteria, nonostante gli impegni presi in tal senso».
Emiliano pretende al più presto lo sgombero dell'area del ghetto e la sua restituzione al demanio regionale. E chiede inoltre che le aziende agricole pugliesi si facciano carico dell’allestimento permanente delle Foresterie necessarie allo svolgimento della stagione agricola con l'aiuto anche economico della Regione. «Insomma - precisa e attacca Emiliano - nonostante le enormi difficoltà nelle quali siamo stati lasciati, non faremo un solo passo indietro e pretenderemo l'aiuto delle forze dell'ordine di cui la Regione purtroppo non può disporre direttamente».

Tra le righe la storia del “gran ghetto” della provincia di Foggia, dove, rimarca Emiliano, sarebbe nata e cresciuta nel corso degli anni una vera e propria associazione mafiosa che, avvalendosi della forza di intimidazione che deriva dal vincolo associativo perdurante tra i capi ed organizzatori del campo stesso, avrebbe determinato una condizione di assoggettamento e di omertà, tale da indurre tutti i lavoratori agricoli stranieri che giungono nell’area a dover risiedere nel ghetto per poter sperare di ottenere un lavoro attraverso i caporali che pure fanno parte della organizzazione. Non solo: «Le aziende agricole pugliesi e soprattutto non pugliesi che alimentano il circuito nelle fabbriche del pomodoro sempre più in crisi per la concorrenza estera - rileva Emiliano - devono per forza fare riferimento ai caporali collegati al ghetto per trovare manodopera che non potrebbero ottenere altrimenti». Una catena che il governatore ritiene si possa spezzare: «Sono certo che questo sarà l'ultimo anno in cui lo Stato tollererà l'esistenza di un simile scempio delle persone e dei loro diritti, anche di libertà religiosa, se è vero che in quel luogo non si può neppure pregare cristianamente».
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