Primarie centrosinistra, caos firme nel Pd. Minervini: mi candido fuori dal partito

Primarie centrosinistra, caos firme nel Pd. Minervini: mi candido fuori dal partito
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 9 Settembre 2014, 18:24 - Ultimo aggiornamento: 18:26
La regola, questa regola, non è scolpita nello statuto, né è suggerita da saggi e probi viri. Ma nel Pd è una regola ferrea, incrollabile: nei momenti clou, nelle adunate cruciali, dinanzi a scelte che richiederebbero compattezza granitica e unità d’intenti, i democratici sanno come auto-sgambettarsi. È successo anche ieri: l’Assemblea regionale dei democratici avrebbe dovuto battezzare Michele Emiliano e Guglielmo Minervini candidati alle primarie pugliesi di centrosinistra. E invece no: tutto rinviato, dopo un pomeriggio di stoccate sottocoperta e strategie andate in frantumi. Col solito fuoco incrociato di accuse: sia il segretario regionale che l’assessore della giunta Vendola avrebbero dovuto presentare la propria candidatura corredata dal 35% di firme di membri d’assemblea, ma se Emiliano ne aveva in rampa di lancio circa 220 su 275 totali, Minervini ha provocatoriamente incrociato le braccia, senza depositare alcuna sottoscrizione. «Le firme dell’assemblea - ha twittato in serata Minervini a Emiliano - tienile per te. Io le raccoglierò tra i pugliesi e nel popolo bello del centrosinistra». L’intento si intravede facilmente: attestarsi come candidato fuori dall’apparato, che «non chiede firme a capicorrente» né stringe «accordi con capibastone» del partito, proprio - è il sottotesto - come farebbe il segretario. Il 20, allora, cosa succederà? Emiliano proporrà a Minervini il salvacondotto già ipotizzato ieri (la candidatura in deroga che l’assessore dovrebbe chiedere all’Assemblea, e che questa accetterebbe), Minervini però rifiuterà. E a quel punto si candiderà da battitore libero, fuori dai ranghi Pd. E raccogliendo le 9.250 firme richieste dal regolamento di coalizione, step successivo rispetto a quello tutto interno al partito (e che, va da sé, riguarderà anche lo stesso Emiliano e il vendoliano Dario Stefàno).



Il dibattito in assemblea. È, ancora una volta, la radiografia di una frattura sempre latente, ed evidente, nel Pd. Ieri, in apertura di assemblea, Emiliano ha calato il jolly: «Candidateci entrambi per acclamazione». Una sponda prontamente raccolta dallo stesso Minervini, che di firme non voleva sentirne parlare, in aperta polemica con la «militarizzazione» dell’assemblea dem, probabilmente indispettito da qualche defezione improvvisa tra i sottoscrittori della sua candidatura, o - secondo i maligni - non in grado di raggranellare la quota critica di firme: «Ci sia la deroga sia per me che per Michele». Necessariamente per entrambi, indissolubilmente, e non soltanto per lui. A quel punto Minervini è andato via, per impegni religiosi nella sua Molfetta. E mentre il fronte degli aficionados dell’assessore confezionava l’ordine del giorno incentrato sulla doppia acclamazione senza troppe formalità, dal cerchio magico di Emiliano è scattato il pressing sul segretario: «Ma Michele, tu hai le firme, lui no. Fai rispettare le regole». Ormai però era saltato tutto, dai nervi al numero legale. Ed Emiliano - che secondo i suoi risulterebbe anche formalmente candidato, alla luce delle 220 sottoscrizioni - ha chiesto il rinvio dell’Assemblea a sabato 20, quando verrà sottoposta a Minervini la deroga individuale e quando questi orgogliosamente la rispedirà al mittente. Di fatto aprendo la breccia nel Pd per candidarsi comunque. Nota a margine: appena due giorni dopo, il 22, scadrà il termine per la presentazione ufficiale delle candidature al Comitato organizzatore delle primarie.



I tweet. E siccome il centrosinistra vive una dimensione parallela sul web, in serata - dopo l’assemblea - è partita la batteria di cinguettii su Twitter, perlopiù griffati Emiliano: «Minervini non ha potuto presentare la sua candidatura per mancanza delle firme necessarie previste dallo statuto nazionale, per questa ragione ho chiesto il rinvio dell’assemblea», «Minervini se lo varrai io sarò il primo firmatario della tua candidatura, insieme siamo una squadra forte e determinata». Durante l’assemblea Emiliano aveva spaziato su più fronti: «La Regione deve essere luogo di innovazione, dobbiamo far crescere ancor di più il brand Puglia»; «Minervini dovrà aiutarmi a spiegare dove migliorare, dobbiamo partire dal governo Vendola e migliorare cosa non va»; «io non sarò come Vendola, Vendola è unico come lo sono io, non posso governare alla stessa maniera»; «spero che Guglielmo mi possa riprendere quando sbaglio, spero di guadagnare la sua stima, la sua amicizia». Ma, almeno in questa fase, sembra davvero difficile.
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