Nel Mezzogiorno la maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili col 33,5%

Secondo Svimez il Mezzogiorno è già leader nella produzione da rinnovabili: Puglia al top

Nel Mezzogiorno la maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili
Nel Mezzogiorno la maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili
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Mercoledì 22 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:10

«Le regioni del Mezzogiorno ben si prestano ad assumere un ruolo di guida, relativamente allo sviluppo delle fonti energetiche del fotovoltaico e dell’eolico». Non lascia spazio a interpretazioni uno dei passaggi del report di Svimez, redatto con Ref Ricerche e in collaborazione con Enel Green Power, sulle opportunità per il Sud nell’apporto alle energie pulite. Dati e numeri alla mano: nel 2019 sul totale della produzione dalle Fer (Fonti Energetiche Rinnovabili), il 33,5% è riconducibile al Mezzogiorno, il 27,7% al Nord-Ovest, il 24,8% al Nord-Est e il 14% al Centro Italia. Contribuisce al risultato del Mezzogiorno la sostanziale concentrazione in quest’area dell’eolico (96,5%) e il ruolo di primo piano nel solare (40,5% a fronte del 22,4% del Nord Est, del 18,9% del Centro e del 18,2% del Nord Ovest).

E la Puglia ha già intrapreso questo percorso confermandosi negli ultimi anni territorio di punta per lo sviluppo delle rinnovabili: ad oggi, il 24% della produzione eolica e il 14% di quella fotovoltaica sono ricavati da impianti pugliesi.

Il report

Cifre snocciolate ieri nel corso della presentazione del rapporto che guarda a una prospettiva di lungo termine: per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, sarebbero necessari investimenti per oltre 82 miliardi di euro a livello nazionale, la cui distribuzione privilegerebbe le regioni meridionali verso le quali sarebbe necessario destinare circa 48 miliardi di investimenti, pari al 58,9% del totale.

L’impatto, in termini di incidenza del valore aggiunto attivato sul Pil, sarebbe pari al +3,1% sul 2019 a livello nazionale; anche in questo caso sarebbe maggiormente rilevante nelle regioni del Mezzogiorno (+5%) rispetto al Centro-Nord (+2%). L’incidenza sul Pil sarebbe particolarmente significativa in Basilicata (17,3%), Molise (10,3%), Puglia (8%) e Sardegna (5,8%).

Gli investimenti complessivamente ipotizzati sarebbero tali da attivare, nell’intero periodo, 373 mila occupati aggiuntivi, di cui 156 mila nelle regioni meridionali e la parte restante, pari a 164 mila, in quelle del Centro-Nord.

L'auspicio di Cingolani

Previsioni che ben si sposano con l’auspicio del titolare della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Proprio qualche giorno fa, in un’intervista rilasciata al Financial Times, il ministro ha ipotizzato entro il 2030 di realizzare 70 gigawatt da fonti rinnovabili. Missione complessa visto che oggi riusciamo a metterne “a terra” appena lo 0,7. Sul tavolo di Palazzo Chigi ci sono oggi 40 progetti bloccati per 6 gigawatt, autorizzati dal ministero dell’Ambiente e bocciati da quello della Cultura. L’Italia ha bisogno «di moltiplicare la sua capacità di generazione da eolico e solare entro il 2030 - ha affermato Cingolani - Non esiste un piano B». Le condizioni affinché ciò avvenga, secondo la ricerca, presuppongono lo sviluppo di una nuova capacità di produzione rimuovendo tutti gli ostacoli e le barriere che in qualche misura frenano tale processo. Esempi pratici: ridurre e rendere certi i tempi degli iter autorizzativi; individuare le aree idonee ad ospitare impianti coniugando esigenze produttive con la tutela dell’ambiente.

Con un doppio obiettivo finale, chiosa Svimez: «La copertura del fabbisogno individuato può costituire un’opportunità unica di ripresa post-pandemica e rilancio economico, in termini di creazione di valore aggiunto e di nuova occupazione, specialmente per il Mezzogiorno, l’area del Paese più colpita dalla crisi economica e quella che geograficamente meglio si presta a fungere da sede per ospitare nuovi impianti fotovoltaici ed eolici».

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