Marò: verso il rinnovo delle garanzie bancarie per la libertà provvisoria

Marò: verso il rinnovo delle garanzie bancarie per la libertà provvisoria
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Mercoledì 27 Agosto 2014, 17:18 - Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 09:30
NEW DELHI - Il giudice speciale indiano Reetesh Sing ha preso atto oggi a New Delhi del rinnovo delle garanzie bancarie realizzato giorni fa dalla difesa dei fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, presso la Corte suprema. Il magistrato ha comunque chiesto alla polizia Nia di presentare venerdì un rapporto di verifica del buon esito dell'operazione. Il rinnovo consentirà ai due Fucilieri di continuare ad usufruire della libertà dietro cauzione



Il 4 agosto scorso la questione del rinnovo delle garanzie bancarie biennali e del loro trasferimento da un istituto di credito del Kerala a New Delhi era stata esaminata ed approvata da un tribunale di tre giudici della Corte Suprema presieduto dallo stesso presidente dell'istituzione, R.M.Lodha. La libertà dietro cauzione di Latorre e Girone è a tempo indeterminato, mentre le garanzie bancarie scadono ogni due anni. I titolari di tali garanzie sono due cittadini keralesi, Jyothy Kumar e Raj Mohan, entrambi di Kollam, che si sono impegnati nel giugno 2012 per 20 milioni di rupie (all'epoca quasi 290.000 euro), alla UCO Bank indiana. Garanti e banca sono rimasti gli stessi. Era presente all'udienza per la Nia il vice sovrintendente P. V. Vikraman, a cui il giudice Singh ha chiesto di verificare di persona il buon esito dell'operazione presso la Corte Suprema, presentando poi a lui un rapporto venerdì 29 agosto.



Questo tipo di procedure illustra il troppo faticoso iter della giustizia indiana e spinge a ritenere piu' urgente che mai un'iniziativa vigorosa che coinvolga i governi di Roma e New Delhi per portare a soluzione una vicenda che tiene bloccati i due maro' in India da oltre due anni e mezzo. Va ricordato che fra fine febbraio e meta' marzo il ministro degli Esteri Federica Mogherini, appoggiata dalla collega della Difesa Roberta Pinotti, ha chiarito che di fronte alla linea indiana di inazione sostenuta dal fatto che "la questione e' sub iudice", l'Italia aveva deciso di imboccare la via della internazionalizzazione e dell'arbitrato internazionale. A segnare una volonta' di mutamento della strategia, il governo italiano annunciava a fine aprile la sostituzione dell'inviato Staffan de Mistura con un team nuovo di giuristi coordinato dall'avvocato inglese Daniel Bethlehem. Fra queste decisioni e l'attualita' e' venuta a maggio la vittoria elettorale ed il governo di Narendra Modi (Bjp). Questi ha sgominato il partito del Congresso e, per quanto riguarda i maro', eliminato un elemento che li aveva fortemente pregiudicati: il "fattore Sonia Gandhi". Una volta ottenuto il successo elettorale la vicenda maro' ha perso di interesse per il premier che dopo tre mesi e' ancora alle prese con problemi organizzativi di partito e di governo, e sul piano internazionale si e' occupato quasi solo dei contatti con i Paesi della regione. A quanto e' stato possibile sapere, i mesi trascorsi sono stati utilizzati dal team di giuristi per mettere a punto una proposta negoziale da rivolgere al governo Modi con un mutamento fondamentale di ottica: non piu' una strategia "adversarial" (antagonista) da scontro frontale, ma un'altra in cui le parti trovino vantaggi che le inducano ad accettarla. E per questo si e' lavorato all'apertura di canali di comunicazione bilaterali. C'e' in ambienti italiani la convinzione che se questa ripartenza, che ha tenuto conto di possibili errori commessi in passato, dovesse funzionare ha il vantaggio di tempi piu' rapidi per riportare i maro' a casa. Essa inoltre, si ritiene, non pregiudica in nulla, anzi contribuisce, all'eventuale richiesta di un arbitrato internazionale se la parte indiana dovesse mostrarsi nei fatti poco collaborativa. Va detto che non e' raro il caso di tribunali internazionali che hanno finito per giudicare inammissibili certe controversie perche' le parti non si sono consultate in modo corretto per ricercare una soluzione alla disputa che le contrapponeva. Sul tema chiave della giurisdizione, ad esempio, nella sentenza della Corte Suprema (13 gennaio 2013) in cui il giudice Altamas Kabir la assegnava allo Stato indiano, si lasciava aperta la possibilita' di una contestazione da parte italiana in base all'articolo 100 della Convenzione UNCLOS. Ma su questo non vi e' mai stata opportunita' di confronto politico-diplomatico fra Italia ed India.
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