"Il tampone anti-Covid in ambulanza non basta": guerra tra 118 e Pronto soccorso

"Il tampone anti-Covid in ambulanza non basta": guerra tra 118 e Pronto soccorso
di Andrea TAFURO
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Sabato 22 Gennaio 2022, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 07:23

Guerra per i tamponi anti-Covid tra 118 e Pronto soccorso. Il duro confronto va avanti da giorni, a suon di botta e risposta messe nero su bianco dai responsabili delle strutture, e riguarda la gestione dei pazienti presi in carico dalle ambulanze e bisognosi di trasferimento in ospedale. Nel mezzo, le procedure Covid che di fatto complicano le attività, rallentando le operazioni di controllo e ricovero. Ultimo atto dello scontro, l'attesa imposta a un'ambulanza con paziente a bordo ieri all'ingresso del Pronto soccorso dell'ospedale di Copertino, in provincia di Lecce. Il tampone antigenico effettuato dai sanitari del 118 sul paziente era risultato negativo, ma non è bastato a superare il triage del San Giuseppe: la direzione sanitaria del presidio ha chiesto un nuovo tampone salivare in Pronto soccorso. Da qui, attese, ritardi e polemiche. Con l'emergenza Covid che continua a minare l'organizzazione interna degli ospedali, mentre le regole per contrastare la diffusione del virus iniziano ad accavallarsi scatenando non pochi problemi di gestione tra chi è chiamato a metterle in pratica.

Il 118: «Tamponi in ambulanza prima dell'accettazione in ospedale»

Con ordine.

Il problema è emerso nei giorni scorsi, evidenziati dai responsabili del 118, Maurizio Scardia e Nicola D'Angelo in una missiva indirizzata ai vertici di Asl Lecce e ospedali periferici. «Sempre più di frequente scrivono i medici nella nota - i triage dei servizi di Pronto soccorso provvedono a eseguire un tampone prima della registrazione del paziente e quindi l'accettazione dello stesso. Ciò accade con l'utente ancora in ambulanza, che deve aspettare l'esito, e quasi sempre in mancanza di una valutazione da parte del personale del Pronto soccorso delle esigenze clinico-assistenziali della persona. Tali comportamenti risultano oltremodo ingiustificati e appare evidente che il personale del Pronto soccorso stia adottando in modo improprio per il 118, le procedure regionali previste per utenti comuni, accompagnatori e visitatori. Tutto questo aggiungono i medici - rischia di porre in subordine le esigenze cliniche dei pazienti e soprattutto determina gravi ripercussioni sul funzionamento del servizio di 118, pertanto costretto a subire tempi irragionevoli delle missioni di soccorso».

La disposizione del Pronto soccorso: «Pazienti in area grigia sino all'esito del tampone»

A stretto giro la disposizione di Silverio Marchello, responbile dell'ospedale di Copertino, con la comunicazione della chiusura dell'area grigia in Pronto soccorso e la disposizione «che eventuali casi sospetti positivi verranno presi in carico, stabilizzati e collocati in area grigia fino al risultato del tampone rapido a fluorescenza effettuato dall'infermiere di triage». Dopodiché se il paziente risulterà positivo sarà ricoverato in ospedale altrimenti sarà attivato il trasporto secondario col 118 per trasporto in ospedale Covid. Di fatto quindi, un invito a portare nel Pronto soccorso di Copertino solo i casi negativi. Richiesta respinta al mittente dai responsabili del 118. «Tali circostanze replicano Scardia e D'Angelo - sembrano essere una guerra ai pazienti soccorsi dal 118, potenzialmente penalizzati rispetti a quelli che si recano autonomamente in pronto soccorso».
Intanto si spegne il caso scoppiato dopo l'affissione in ospedale a Monopoli di un cartello con la richiesta di esibire il super green pass per l'accesso. La richiesta fa riferimento infatti alla disposizione adottata da tutti gli ospedali e ambulatori in Puglia secondo la quale per sottoporsi a esami e visite non urgenti il paziente debba aver fatto un tampone o esibire il green pass. Il cartello, dopo la denuncia da parte di un gruppo di cittadini ai carabinieri sarebbe, è stato rimosso.

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