Primarie, l'allarme della Gentile: «Dieci anni preziosi, caro Emiliano così non va»

Nichi Vendola, Pippo Civati ed Elena Gentile
Nichi Vendola, Pippo Civati ed Elena Gentile
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 28 Ottobre 2014, 23:28 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 10:46

Elena Gentile, europarlamentare Pd ed ex assessore regionale: lei si pone a strenua difesa dei dieci anni di vendolismo. Anche a costo di sgambettare il segretario del suo partito, che ha contribuito a far eleggere. Perché?

«È una risposta alla minaccia di rendere opaco questo periodo, di diluirne i contenuti, i sentimenti. Un tentativo che mi ferisce, mi offende. Ed è lo stesso sentimento che puo nutrire una madre quando vede minacciato il proprio figlio, che ognuna ritiene il più bello del mondo. In ogni caso questo clima da derby parrocchiale sta diventando poco utile al raggiungimento dell’obiettivo più importante: vincere a marzo, confermare le ragioni del centrosinistra e continuare quest’esperienza che ha dato buoni risultati».

È una campagna elettorale povera di contenuti?

«Avrei preferito prevalessero la politica, i contenuti, le interpretazioni personali sui programmi, invece è un continuo rimpallo di argomentazioni che possono solo infastidire l’elettorato. Perché alla fine la gente comune non capisce: eravate, e sarete, una squadra, che senso ha scrivere una pagina di questo tipo? Ho l’impressione allora che molti diano per scontato il risultato, quando invece sarei prudente per non farmi cogliere in contropiede, costruendo uno schema che faccia apprezzare un governo che ha una squadra a sostegno».

Fuori dalle metafore: non le piace l’approccio di Emiliano. Ne avete parlato?

«Ho avuto con lui molte occasioni di confronto, e ho sempre posto il tema della pericolosità di questo segnale. Anche perché nella giunta Vendola non c’era e non c’è solo Sel, ma anche un Pd che ha proposto e realizzato cose importanti, passaggi decisivi in numerosi settori. Spunti che vanno messi a valore, e non mortificati in un giudizio che segna con l’accetta la discontinuità. Certo, forse sono stati commessi degli errori, ma nessuno è perfetto. E partendo dai limiti, abbiamo il dovere del confronto sul binario della cultura di centrosinistra, senza un clima da derby».

D’accordo, alle primarie allora chi sosterrà?

«Io in questo momento avverto in modo prepotente il bisogno di dire: facciamo squadra, ragazzi».

Ma le primarie, pur all’insegna del fairplay, sono pur sempre una competizione che obbliga a una scelta di campo...

«Ho sempre contribuito a costruire i contenuti, poi ognuno sceglie con chi stare. Ma voglio sentire un’altra musica: ora in campo c’è solo il centrosinistra, fra un po’ ci sarà la partita vera, e allora come la mettiamo? L’altro giorno ho accettato l’invito di Dario Stefàno perché col sindaco di Pietramonte Corvino, nel Foggiano, abbiamo portato avanti una battaglia di civiltà sull’utilizzo gratuito del bosco da parte dei più poveri, e Stefàno ci ha accompagnati nell’ultimo tratto per convincere il Corpo forestale nazionale: una bella pagina di politica. Gli ho fatto gli auguri in vista delle primarie, perché con Dario ho condiviso problemi, ansie, aspettative, speranze. Cosa c’è di male? Altrimenti la politica cosa diventa? L’urlo di chi vuole distruggere tutto? Cosa c’è di pruriginoso in tutto questo? E mi meraviglia tutto il polverone intorno a un mio endorsement a Dario, che nemmeno c’è».

Quindi ai suoi elettori che le chiedono chi votare alle primarie, lei cosa risponde?

«Non ho mai orientato il voto di nessuno. Chiedo solo parole che restituiscano certezze al nostro elettorato, riconnettendoci al sentire della gente. Dichiarerò per chi votare quando avrò nitido il quadro. E non mi sono mai tirata indietro: cinque anni fa ero su un palco a dichiarare il mio sostegno a Vendola, differenziandomi dal mio partito, e lo feci non perché nutrivo un sentimento di gratitudine verso Nichi, ma perché ritenevo paradossale che si sostituisse il regista di quelle buone politiche. Allo stesso modo vorrei un passaggio di chiarezza su quello che deve continuare a essere la Puglia».

Gentile, perché non s’è candidata lei, come pure sembrava?

«Ho posto il tema delle regole delle primarie, mai quello di una mia candidatura. Mi interessa solo mettere le primarie in sicurezza: oggi leggo che forse si pensa a un albo degli elettori con iscrizione però non obbligatoria, ma è un primo passo verso il mio appello. Ho anche sollevato il tema alleanze: voglio sapere da subito con chi allearmi, e questo qualifica una scelta».

Contraria ad alleanze verso il centro?

«Assolutamente sì. Mi aspetto risposte, su tutto, e in primis dai candidati del mio partito. Minervini fa la sua campagna, anche se non mi ha fatto nemmeno una telefonata. Poi voglio sentire Emiliano, il segretario che ho contribuito a eleggere, e capire cosa intende per apertura al civismo. È un contenitore per riciclati?».

Lei è civatiana: la spaccatura nel Pd nazionale è stata rappresentata plasticamente nel weekend, quando lei era in piazza con la Cgil. Scissione inevitabile?

«A Roma c’erano tanti esponenti e iscritti del Pd, non solo per difendere l’articolo 18 che già non esiste più, ma per tutelare il lavoro: il messaggio di Renzi è angosciante, dire che oggi il posto fisso non esiste più neanche come obiettivo politico, mette il timbro alla precarizzazione. Escludo però scissioni: anche i toni minacciosi di qualcuno sono solo un segnale di allarme nei confronti di Renzi che ha sbaragliato il campo, reciso ogni discussione, cancellato l’idea di sindacato, dimenticando che il vero tema è quale sviluppo industriale vogliamo dare al Paese».

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