LECCE - La palude è tutta qui, in Puglia, al punto da calamitare i riflettori nazionali. Perché nella regione-fortino da sempre appannaggio di Raffaele Fitto sta andando in onda il trailer di quel che potrebbe esplodere in ogni angolo di Forza Italia: la guerra di nervi, mosse, contromosse, senza esclusione di colpi e ormai alla luce del sole. La miccia si è accesa col commissariamento di Forza Italia in Puglia e la nomina al vertice del berlusconiano Luigi Vitali: un tackle a piedi uniti sulle caviglie di Fitto, al sapor di rappresaglia. Tanto che i vicecoordinatori regionali e i coordinatori provinciali fittiani hanno presentato dimissioni di massa. Lo stesso neo-commissario - «venuto per la pace, ma pronto alla guerra» - ha aumentato esponenzialmente il voltaggio quando ha spiegato ai consiglieri regionali forzisti che «partecipare alla manifestazione romana di Fitto potrebbe rappresentare un problema» in ottica ricandidature. Concetto ribadito anche ieri, dopo aver setacciato alla moviola la kermesse dei “ricostruttori”. La replica non si è fatta attendere, a firma dei parlamentari pugliesi fittiani: «Vitali vuole fare lo sceriffo, ma è fuori dalle regole. E sa bene che, se solo provasse a comprimere i diritti di qualcuno, si esporrebbe a ovvie conseguenze anche sul piano legale». Insomma: battaglia in tribunale se le liste dovessero essere depurate dai fittiani.
Gli scenari e la polemica. La guerriglia su scala pugliese, di questo passo, rischia di proiettarsi su ben altri piani. «Io - ha tuonato ieri Vitali - avevo lanciato un monito: chi andava alla manifestazione di Fitto, ci andava a suo rischio e pericolo perché, se fosse stata una manifestazione di rottura contro Forza Italia, chiaramente nessuno poteva chiedermi di essere candidato a nessuna competizione».
La risposta dei fittiani è al vetriolo, e porta la firma dei parlamentari Roberto Marti, Rocco Palese, Antonio Distaso, Francesco Paolo Sisto, Benedetto Fucci, Nicola Ciracì, Nuccio Altieri, Gianfranco Chiarelli, Lucio Tarquinio, Pietro Liuzzi, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Luigi Perrone, Vittorio Zizza e Francesco Bruni: «Se non si parlasse di cose drammaticamente serie, ci sarebbe perfino da sorridere, sia pure amaramente, della surreale vicenda di un signore che da qualche giorno è stato mandato in giro per la Puglia minacciando di sventolare cartellini gialli e rossi, ma che non ha alcun titolo giuridico e statutario per farlo. Vuole fare lo sceriffo, ma è fuori dalle regole. Intanto, per il momento, si espone al ridicolo. È lì a dire che non si può superare il “limite”... Qualcuno gli dia un centimetro, per misurare chissà che cosa. Se Berlusconi pensa di procedere con le minacce di esclusione dalle liste di chi la pensa diversamente, o peggio di chi ha partecipato alla straordinaria manifestazione a Roma, troverà le risposte adeguate».