«Fondi Ue, il governo ignora il Sud». Ance Puglia lancia il messaggio

«Fondi Ue, il governo ignora il Sud». Ance Puglia lancia il messaggio
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Lunedì 24 Novembre 2014, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 10:12
Un messaggio al mondo politico per chiedere maggiore attenzione al Sud. È Ance Puglia (sezioni di Bari, Brindisi, Lecce, Taranto, Foggia, Barletta, Andria e Trani) a richiamare l’attenzione dei parlamentari su Legge di stabilità, fondi europei e coesione: «Il Sud - tuona il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili Puglia, Nicola Delle Donne - è ancora ignorato. Sono già stati presentati degli emendamenti, ma il governo li ha ignorati, ecco perché torniamo a insistere sui deputati del Mezzogiorno affinché lottino in Parlamento per evitare l’ennesimo scippo al Sud. Il nostro comparto è in ginocchio, senza l’attenzione necessaria le nostre aziende rischiano di non farcela più».



L’allarme è serio, considerato che l’edilizia, uno dei settori trainanti dell’economia pugliese, è in grave sofferenza: prima la spaventosa crisi economica, poi i problemi per il mancato pagamento della Pubblica amministrazione. «Ormai siamo ai minimi termini, se non si inverte la rotta saranno guai seri - incalza Delle Donne - . I fondi strutturali europei e il fondo di sviluppo e coesione rappresentano le principali risorse che le Regioni possono investire per lo sviluppo dei territori nei prossimi anni. Nell’ultimo decennio questi fondi hanno rappresentato mediamente, in tutta Italia, circa il 40% delle risorse destinate ogni anno alle infrastrutture, raggiungendo il 70% per le regioni del Mezzogiorno - sottolinea Delle Donne -, ma tutte le regioni del Mezzogiorno spendono le risorse in media più lentamente di quelle del Centro-Nord. Seppure Campania, Sicilia e Calabria siano agli ultimi posti nell’utilizzo dei fondi europei 2007-13, i recenti dati diffusi dalla presidenza del Consiglio, evidenziamo come i livelli di spesa in Puglia e Basilicata (rispettivamente 68,7% e 68,3%) siano superiori a quelli di Lazio, Trento e Sardegna (rispettivamente 67,7%, 67,2% e 59,4%)».



Ance ha lanciato l’allarme dopo la decisione del Governo di sottrarre 3,5 miliardi di euro dal Piano di Azione e Coesione alle regioni del Sud per finanziarie il taglio dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato non resteranno al Sud. «Con sempre più aziende meridionali che chiudono o che tagliano il personale e in una situazione di crisi ben peggiore rispetto al Centro-Nord, è difficile credere che il Mezzogiorno e le sue imprese possano trarre benefici da incentivi all’occupazione - aggiunge Delle Donne -. Dunque, il taglio di 3,5 miliardi si tradurrà in un definanziamento di interventi infrastrutturali nel Mezzogiorno».



Ciò che spaventa è la riduzione del cofinanziamento dal 50 al 25% per le cinque regioni meridionali nel nuovo periodo di spesa 2014-2020: «L’importo complessivo sarebbe di circa 11 miliardi di euro, questa la somma decisa dal Governo per restare sotto la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil - incalza Delle Donne, che non nasconde la sua preoccupazione per un futuro che non sembra affatto roseo -. A farne le spese, però, sarebbero gli interventi in questi regioni per la tutela dell’ambiente e delle risorse culturali (per quasi 1,2 miliardi), poi quelli per la competitività delle piccole e medie imprese, (1,15 miliardi), l’efficientamento energetico degli edifici, (oltre un miliardo), le infrastrutture di trasporto (800 milioni di euro), la riduzione del rischio idrogeologico e sismico (400 milioni), le infrastrutture sanitarie (400 milioni) e la messa in sicurezza delle scuole (300 milioni)».



Secondo Ance, i deputati devono spingere il Governo a fare marcia indietro perché «non si può lasciare sguarnito di risorse il Sud. Serve un’azione sinergica del mondo politico meridionale, affinché intervenga subito per impedire l’ennesimo scippo al Mezzogiorno». Ance mette anche in evidenza come dalla legge di stabilità «sia sparito l’allentamento da 500milioni di euro per la spesa comunitaria, che permetteva di escludere complessivamente 1,5 miliardi di spesa dal Patto di stabilità interno, di cui 1,28 spendibili nel Mezzogiorno. «C’è bisogno di un immediato e convinto impegno dei parlamentari a presentare un emendamento alla Legge di stabilità che impedisca di tagliare le risorse dei fondi comunitari».
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