Cucce per cani e verde pubblico
quando l’integrazione è realtà

Cucce per cani e verde pubblico quando l’integrazione è realtà
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 17 Luglio 2017, 05:55
Ci sono migranti che la mattina si alzano alla buonora, si muniscono di ramazza e puliscono la piazzetta del paese che li ospita. Si mettono a lavorare di lena, estirpano le erbacce, annaffiano gli alberi e magari piantano anche dei fiori. E lo fanno con una tale affezione da intenerire il cuore delle massaie che per loro preparano tazzine di caffè fumante accompagnate con biscotti o fette di ciambella appena sfornati. «Barricate contro i migranti? Noi siamo persone del Sud, sappiamo cosa significa scappare da una guerra o andare in una terra straniera per trovare lavoro. Così non solo non facciamo rivolte ma addirittura abbiamo implementato la richiesta di profughi e di minori non accompagnati». A sentire le parole del sindaco del Comune di Squinzano, Mino Miccoli, sembra di stare in un’altra Italia, lontana anni luce da quella in cui i primi cittadini fanno le barricate per non ospitare i profughi.
«È vero che i nostri numeri sono piccoli, 17 persone con il progetto Arci e Sprar, soprattutto rifugiati politici curdi e siriani, e un’altra quindicina di migranti extracomunitari - spiega Miccoli - ma siamo riusciti a far integrare perfettamente queste persone». Due i progetti avviati dal Comune: il primo già partito nei mesi scorsi si chiama “Verde amico” e occupa il tempo dei rifugiati in piccoli lavori di manutenzione del verde pubblico. «È rincuorante vedere queste persone che si danno da fare per pulire le piazzette del paese e vedere poi la premura dei nostri cittadini, soprattutto le casalinghe che portano caffè o bevande per ristorarli, soprattutto nei giorni più caldi - racconta il sindaco Miccoli, orgoglioso del comportamento dei suoi compaesani -. Fin da subito abbiamo cercato di attivarci in maniera propositivaper facilitare l’integrazione e devo dire che ci siamo riusciti senza alcuna fatica». Il secondo progetto, invece, partirà con l’apertura delle scuole e si chiamerà “Amico vigile”. «Sarà un’iniziativa che vedrà impegnati i profughi vicino alle scuole pubbliche, per aiutare la polizia municipale nell’attività di vigilanza considerata la carenza di personale». Esperienze più che positive, che hanno spinto la giunta comunale a rafforzare con una delibera la richiesta di avviare un nuovo progetto per minori non accompagnati. «Perché non dovremmo accoglierli? - dice il sindaco, meravigliandosi di quanto sta accadendo in alcune parti del Paese -. Ogni Comune dovrebbe fare la sua parte, questa è un’emergenza che riguarda tutti».
 
Anche a Casarano, altro Comune salentino un po’ più a Sud, l’interazione tra i profughi e la popolazione registra commenti positivi. La conferma arriva dal sindaco Gianni Stefàno: «Non abbiamo grandi strutture e, di conseguenza, il numero dei migranti ospitati e limitato, ma non si sono mai verificati problemi con i cittadini. Almeno finora la loro presenza non ha infastidito nessuno. Ma, ripeto, la loro presenza è minima».
Dalla provincia di Lecce a quella di Brindisi, il quadro non cambia: i Comuni accolgono i rifugiati e loro si integrano perfettamente con la popolazione. «Se qualche problema c’è stato - fa sapere il sindaco di Ostuni, Gianfranco Coppola - si è verificato nei centri di accoglienza e fra migranti stessi, mai con i miei concittadini. Il nostro Comune è tra quelli che, in rapporto alla percentuale (2,5% ogni mille abitanti), ospita più profughi. Tanto che abbiamo tre centri di accoglienza, più un quarto del quale mi ha dato notizia una decina di giorni fa il prefetto, più il progetto Sprar che funziona benissimo e per il quale siamo stati anche premiati con 120mila euro». Il Comune ha presentato pure dei progetti per coinvolgere i migranti: verde pubblico, mantenimento del colore bianco che caratterizza il centro storico, che partiranno a stretto giro di posta.
Nel Comune di Mesagne, sempre nella provincia Brindisina, qualche tempo fa sono arrivati addirittura gli ispettori del Ministero per controllare come procedevano i progetti pensati per l’integrazione dei profughi. «Già da un anno e mezzo ospitiamo 37 migranti, tra cui anche minori non accompagnati - sottolinea il sindaco Pompeo Molfetta - e non sono mai accaduti episodi di intolleranza. Abbiamo attivato una Sprar per adulti e uno per minori e siamo già in procinto di rifare il bando per riproporre un progetto che consentirà l’ampliamento del numero di persone richiedenti asilo. Abbiamo avuto pure un’ispezione ministeriale che ha confermato la bontà dei nostri progetti». Vale la pena ricordarne uno su tutti, quello dei profughi che realizzano cucce per cani da regalare a un’associazione di volontariato del posto. «Certo - aggiunge il sindaco - una cosa è lo Sprar, un’altra sono i centri di accoglienza, che considero dei lager perché non consentono nessun tipo di integrazione».
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