Caro bollette e "sconti" da Tap, la Regione cambia idea: «Sì al tavolo»

Caro bollette e "sconti" da Tap, la Regione cambia idea: «Sì al tavolo»
di Alessandra LUPO
4 Minuti di Lettura
Sabato 3 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:59

L’apertura della Regione c’è. O almeno ci sarebbe. Se Tap infatti dovesse decidere di aprire un tavolo con gli enti locali per discutere le compensazioni che oggi vengono invocate anche dal Consiglio regionale per mettere un argine al caro bollette, da via Gentile non si tirerebbero indietro. Ad assicurarlo è Alessandro Delli Noci. L’assessore allo Sviluppo Economico della Puglia non ha dubbi sul fatto che a fronte di una situazione geopolitica ed energetica oggi in un contesto completamente diverso, occorra fare squadra. 
«Dobbiamo creare le condizioni per aiutare i cittadini che stanno subendo questa crisi energetica mondiale - spiega Delli Noci - e i cittadini si aiutano sia attraverso un supporto alla transizione energetica, con le azioni che stiamo mettendo in piedi sul reddito energetico e le comunità energetiche, così come per le azioni intraprese sul Titolo secondo per le imprese. Ma sul tema del gas, visto che in questo momento è allo studio anche la questione inerente al raddoppio del gasdotto, credo che sia il momento di discutere di eventuali compensazioni. Quindi se Tap dovesse aprire un tavolo noi ci saremmo». 

Il pressing in Regione


Dopo l’apertura di massima del Comune di Melendugno, il cambio di prospettiva della Regione assume ovviamente un certo peso. Tanto più a fronte di una proposta di legge a firma Fabiano Amati sullo sconto in bolletta, presentata dai consiglieri del centrosinistra, di quella della Lega sui ristori e anche della mozione di Puglia Domani che impegna la giunta a mettersi nelle condizioni di trattare. 
Ma chi dovrebbe prendere l’iniziativa? Nell’intera vicenda Tap resta per ora il convitato di pietra. La multinazionale non è infatti intervenuta nel dibattito in cui viene tirata in ballo da giorni, al pari di Snam (che proprio ieri ha incassato il primo parere negativo del Comune di Piombino sulla collocazione del rigassificatore nel porto toscano). 
Il motivo è facile da intuire: da una parte un’interlocuzione fallimentare durata anni, dall’altra i cantieri ormai conclusi che fanno cadere l’urgenza di un “patto” con il territorio, che nel frattempo ha intentato una causa milionaria per i danni all’ambiente e al paesaggio provocati dall’opera (la stessa Regione e il Comune di Melendugno sono parte civile). 

L'imbarazzo di Tap


Pur non avendo formalmente voltato le spalle alla Puglia è chiaro quindi che il dossier Salento non sia certo il più agile da riprendere in mano, soprattutto con richieste molto più stringenti, il taglio delle bollette, rispetto agli “investimenti volontari” per 50 milioni prospettati tre anni fa. Ed è certamente più difficile da discutere anche di fronte ai partner internazionali. 
Intanto continuano, seppur a ritmo più basso, le iniezioni di gas negli stoccaggi italiani nonostante lo stop a Nord Stream che proseguirà dopo l’annuncio dello stop totale di oggi di Gazprom. Ieri la previsione era di circa 25 milioni di metri cubi. Secondo i dati di Snam, il livello di riempimento degli stoccaggi in Italia, al primo settembre, si attesta a 82,56% contro 80,35% come media Ue. A Melendugno, con i flussi dall’Azerbaigian via Tap, le forniture si attestano a circa 25 mln di metri cubi. 
Ma la crisi morde a tutti i livelli.

Sempre di ieri la decisione di spegnere i climatizzatori nelle palazzine dell’ex Ilva di Taranto per risparmiare energia. La scelta del management è stata resa nota dall’Usb che accusa «l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, di aver dato disposizione di spegnere gli impianti di condizionamento in tutte le palazzine dello stabilimento di Taranto, tranne che in quelle degli impianti di produzione (pochissimi quelli ancora in marcia)». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA