Xylella, venti giorni per abbattere

Xylella, venti giorni per abbattere
di Maria Claudia MINERVA
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Martedì 23 Agosto 2016, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Il disegno di legge anti xylella, approvato dalla Giunta targata Emiliano e prossimo al passaggio del voto in Consiglio, ha bisogno di tempo prima che possa diventare norma a tutti gli effetti. Infatti, ammesso che l’iter fili liscio senza alcun intoppo, ci vorranno almeno altri due mesi prima che possa diventare norma e produrre i suoi effetti. Motivo per cui la Regione, al momento, per combattere la xylella fastidiosa deve attenersi rigorosamente alla legge europea, in particolare alla decisione di esecuzione 764 del 2016 (che modifica e integra la decisione numero 785 del maggio 2015), attuando le misure fitosanitarie previste.
Una norma europea che impone tagli di soli alberi infetti nella zona di contenimento, mentre nell’area cuscinetto permane l’obbligo di abbattere anche piante non infette ma che si trovino nel raggio di cento metri da quelle malate. Da qui la prime lettere di prescrizione inviate dalla Regione Puglia ai proprietari di alcuni fondi del Brindisino, al confine tra Oria e Francavilla, che sono stati colpiti dall’infezione. Nella prescrizione si invita a tagliare gli ulivi infetti volontariamente entro il termine perentorio di 20 giorni, pena l’abbattimento in danno, con annessa multa.

«Quelle che abbiamo inviato sono lettere di prescrizione e non di ingiunzione - chiarisce il direttore del Dipartimento all’Agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone - in questo modo diamo facoltà ai proprietari dei fondi di sradicare gli alberi, con la possibilità di chiedere, al contempo, l’indennizzo» Invece, nel caso in cui dovessero opporsi sarà la Regione a disporre l’abbattimento a danno del proprietario, che si beccherà anche una multa per non aver ottemperato all’obbligo previsto dalla legge.
La cartografia disponibile sul sito istituzionale “emergenza xylella” mette in evidenza la presenza di tre nuovi focolai nell’area di Francavilla Fontana, al confine con il Comune di Oria, ormai dichiarato zona infetta. La linea Maginot è molto sottile, nel senso che i tre focoali individuati dal satellite potrebbero essere un ampliamento del focolaio di Oria. In ogni caso, per evitare che il contagio si estenda ulteriormente la Regione - anche per dimostrare all’Europa che si sta facendo tutto il possibile per frenare la malattia - ha prescritto l’abbattimento delle 18 painte che si trovano nella zona di contenimento, qualcuna anche nel Comune di Francavilla Fontana.

Finora risulta indenne la zona cuscinetto, quella in cui nel caso di nuovi focolai impone abbattimenti anche nei cento metri, almeno finora, considerato che non si hanno ancora analisi aggiornate sugli ultimi campionamenti fatti. Nel frattempo si andrà avanti con il monitoraggio e il campionamento di tutto il territorio pugliese. Intervento che servirà a capire fin dove si è estesa l’infezione. «Con il monitoraggio siamo partiti con due mesi di ritardo - ammette il direttore Nardone - ma entro il 31 dicembre, data in cui dovremo rendere pubblici i risultati, completeremo i monitoraggi, anche grazie ai 300 agenti fitosanitari assunti dall’Arif proprio per portare avanti questa attività, che è prioritaria perché serve a dichiarare le aree indenni da xylella fastidiosa.

Finora non era stato possibile ottemperare a tutti gli obblighi previsti dalla decisione 764/2016 dell’Ue per via di alcuni vincoli giudiziari: le ordinanaze del Tar, le sentenze del Consiglio di Stato, il sequestro preventivo disposto dalla Procura di Lecce che, bloccando i piani del commissario per l’emergenza xylella Giuseppe Silletti, ha impedito qualsiasi abbattimento.

Ora, però, alla luce della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha ritenuto legittimi gli abbattimenti previsti dalla decisione di esecuzione, e alla luce del dissequestro degli ulivi disposto il mese scorso dai pm che indagano sulla xylella, la Regione Puglia potrà muoversi più liberamente nell’applicare la normativa. In gioco c’è l’infrazione, anticipata dalla nuova lettera di messa in mora inviata all’Italia il 25 luglio scorso, alla quale bisognerà rispondere entro domani.

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