Bracciante morta, indagato un imprenditore. Due nuovi casi sospetti

Bracciante morta, indagato un imprenditore. Due nuovi casi sospetti
di Alessandra Lupo
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Venerdì 21 Agosto 2015, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 16:53

La linea sottile tra l’incidente sul lavoro e la morte naturale rischia di non riuscire più ad arginare l’allarme per la morìa dei braccianti nelle campagne pugliesi. Mentre resta in coma Arcangelo De Marco, il 42enne di San Giorgio Jonico colpito da un malore mentre lavorava all’acinellatura dell’uva, sul caso è giallo sulla competenza. Un fascicolo è stato infatti aperto ieri dalla Procura di Matera, [FI]ma non è ancora chiaro se l’uomo sia stato male ad Andria o nelle campagne di Metaponto.

Intanto ieri è scattato un altro indagato nell’indagine sulla morte di Paola Clemente, la bracciante di 49 anni che lo scorso 13 luglio si accasciò nelle campagne di Andria.

La Procura di Trani ha iscritto nel registro degli indagati anche il titolare dell’azienda agricola Perrone, l’avviso di garanzia nei confronti dell’imprenditore è stato notificato ieri dal pm inquirente Alessandro Pesce in vista dell’incarico per l’autopsia che sarà affidato oggi al medico legale Alessandro Dell’Erba e al tossicologo forense Roberto Gagliano Candela, entrambi dell’Università di Bari.

L’autopsia, che sarà compiuta dopo la riesumazione del corpo della donna, dovrà accertare le cause e concause del decesso e l’eventuale inalazione di sostanze tossiche, ipotizzata nei giorni scorsi dal sindacato Flai Cgil, convinto che sotto i tendoni i braccianti che lavorano all’acinellatura dell’uva inalino quantità massicce di fitofarmaci che potrebbero quindi avere avuto un ruolo nei malori.

Sinora l’ipotesi non ha trovato riscontro da fonti mediche, ma l’autopsia potrebbe dare una risposta più chiara.

Al conferimento dell’incarico per l’autopsia parteciperanno anche i legali della famiglia di Paola Clemente: Pasquale Chieco, Vito Miccolis e Giovanni Vinci, che si costituiranno per il marito e il figlio della donna, Stefano e Marco Arcuri, e nomineranno un proprio consulente medico legale. Nell’indagine per omicidio colposo ed omissione di soccorso era finora indagato Ciro Grassi, autista del gruppo di braccianti di cui faceva parte Paola.

Intanto prosegue il giallo delle campagne pugliesi, che hanno già inghiottito tre persone, dopo Paola è toccato a Mohammed, sudanese da anni residente a Fasano, che ha trovato la morte nei campi neretini e poi a Zakaria Ben Hassine, il 52enne tunisino morto il 5 agosto in un’azienda agricola di Polignano a Mare.

Dai racconti dei braccianti raccolti dalla Flai Cgil spuntano infatti altri due casi sospetti di lavoratori stranieri che si teme possano essere “caduti” sotto i colpi del caldo e della fatica delle settimane scorse.

Per ora si tratta solo di un timore, ma abbastanza fondato perché il sindacato - che nei giorni scorsi ha fatto emergere i casi di Paola e di Arcangelo - iniziasse a indagare «passando al setaccio anche gli ospedali della zona».

In particolare in uno dei due casi, nelle campagne di Trinitapoli, Foggia, i compagni di lavoro di un giovane malese avrebbero riferito di un suo malore fatale dopo la raccolta dei pomodori. Ma nessuno ha più saputo nulla sul suo conto.

E ci sarebbe anche un altro uomo, sempre bracciante nella zona, che stando ai racconti avrebbe avuto dei problemi ancora non precisati.

Dopo le tre morti e poi il malore di Arcangelo, la guardia resta insomma molto alta sul lavoro agricolo stagionale e sul caporalato che regola turni di lavoro e il rapporto tra domanda e offerta. Un panorama che il procuratore di Trani Carlo Maria Capristo ieri ha definito circondato da un “muro di gomma” di omertà e silenzi. E anche il sindacato parla di fonti “abbottonate” sui malori sospetti, idem sulla contrattualizzazione dei braccianti, che anche nel caso di Arcangelo risulta per ora dubbia.

Il segretario di Flai, Deleonardis, resta molto duro anche nei confronti delle istituzioni come il Comune di San Giorgio Jonico, che ieri era stato invitato a costituirsi parte civile nel processo, insieme alla regione Puglia. «Sinora il sindaco ha minimizzato il problema - spiega Deleonardis- meglio che resti coerente con le sue idee e non ceda alle ipocrisie».

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