Binario unico e sistemi di sicurezza: lo scandalo dei soldi non spesi

Binario unico e sistemi di sicurezza: lo scandalo dei soldi non spesi
di Vincenzo DAMIANI
5 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Giugno 2017, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 16:00
La Puglia viaggia sul binario unico. Degli 828 chilometri di rete ferroviaria concessa che attraversano la regione, solamente 297 hanno il raddoppio, sui restanti 531 i treni devono alternarsi nel passaggio (fonte Uil). La situazione più critica è proprio per le Sud Est: dei 474 chilometri di linea solo in un breve tratto di circa 4 chilometri esiste il doppio binario. A questo si aggiunga un altro dato: rispetto agli 828 chilometri di rete ferroviaria, quelli attrezzati con il sistema di sicurezza Scmt (il computer che blocca due treni che si dovessero ritrovare per errore a percorrere lo stesso binario) sono appena 170. A complicare ulteriormente il quadro ci sono centinaia di passaggi a livello, molti dei quali mal funzionanti (soprattutto nel Barese e nel Salento), che rendono ancora meno sicuri i percorsi.
Il tema è di per sé scottante e pressante. Ma lo scontro dell’altroieri tra due treni delle Sud Est, tra Galugnano e San Donato, ha rianimato la polemica e sollevato ancora una volta l’onda dell’indignazione: quel tratto è a binario unico e non è dotato di Scmt. Circostanze oggettive, al di là della dinamica dell’incidente e del bilancio (15 feriti non gravi).
Opere e risorse. La realizzazione del doppio binario è un’opera mastodontica che richiede tempi molto lunghi e centinaia di milioni di euro, investimenti di cui non può farsi carico la Regione, ma che chiamano in causa politiche nazionali. Sulla sicurezza, invece, a livello locale si può intervenire con maggiore rapidità: le risorse ci sarebbero anche, ma ad oggi sono state utilizzate in minima parte e male. Già nel 2013, la Regione Puglia mise a disposizione delle società concessionarie 83 milioni di euro per la messa in sicurezza della rete ferroviaria, ma i lavori sono partiti a macchia di leopardo, a singhiozzo e con enormi ritardi. Motivo? Le cause sono diverse, in alcune circostanze si sono messi di mezzo pareri dei Comuni, ricorsi al Tar e carte bollate; in altri, invece, i soldi non sono nemmeno stati impegnati, oppure lo sono stati solo in minima parte, come accaduto per Fse. Recentemente la giunta Emiliano ha deliberato l’investimento di complessivi 171 milioni di euro per la sicurezza ferroviaria.
Il caso Ferrovie Sud Est e gli investimenti. Con la programmazione 2007-2013 dei fondi europei (Fesr) furono stanziati 83 milioni di euro in tutta la Puglia, in particolare per il montaggio degli Scmt a bordo treno e a terra. Alle Ferrovie Sud Est, all’epoca, furono assegnati 36 milioni, di questi ne sono stati utilizzati non più di 5. Nei mesi scorsi, le somme sono state implementate fino a circa 60 milioni di euro e riprogrammate con i Fesr 2014-2020. Adesso, con la nuova direzione targata Ferrovie dello Stato, intervenuta lo scorso gennaio per salvare dal fallimento l’azienda di trasporto pugliese, le opere di ammodernamento sono ricominciate. Però, sino al 2019 sulle linee ferroviarie salentine si continuerà a viaggiare con il limite di velocità fissato a 50 chilometri orari imposto dall’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria su tutte le reti che non sono attrezzate con Scmt. Fse, infatti, ha dato il via ai lavori per l’installazione del sistema di sicurezza automatizzato, ma l’intervento è partito dal nodo di Bari e solamente in una seconda fa arriverà anche a Lecce: secondo le previsioni dell’azienda di trasporto tutte le linee saranno attrezzate entro il 2019. Questo significa che sino a quella data i convogli non potranno superare i 50 chilometri orari.
I lavori di completamento dell’attrezzaggio del sistema di sicurezza Scmt a bordo dei treni della flotta Fse e quelli per l’attrezzaggio del sistema Scmt a terra lungo gli 85 chilometri dell’anello ferroviario di Bari sono iniziati l’anno scorso e si concluderanno entro la fine del 2017. L’investimento complessivo è di 19 milioni di euro. La seconda fase dell’ammodernamento, invece, è iniziata lo scorso maggio e si concluderà entro il 2018 (costo dell’intervento 13 milioni di euro, che si sommano ai 19 del primo blocco). L’installazione del sistema Scmt interesserà solamente in una terza fase anche la rete salentina e verrà conclusa entro il 2019. Il Sistema controllo marcia treno (Scmt) è un sistema di sicurezza della marcia dei treni di ausilio al macchinista: fornisce il controllo della velocità massima ammessa, istante per istante, in relazione ai vincoli posti dal segnalamento, dalle caratteristiche dell’infrastruttura e dalle prestazioni del treno, sia in condizioni normali che di degrado.
L’Agenzia ha imposto l’uso del sistema automatizzato anche sulle reti date in concessione ai privati lo scorso ottobre, subito dopo il tragico scontro tra due convogli sul tratto Andria-Corato, gestito da Ferrotramviaria, che lo scorso luglio costò la vita a 23 persone. Ferrovie Sud Est, inizialmente, provò ad aggirare l’ostacolo introducendo anche sulle linee Bari-Taranto, Martina Franca-Lecce, Lecce-Gallipoli, Zollino-Gagliano e Novoli-Gagliano il doppio macchinista. L’escamotage però ebbe vita breve: l’Agenzia, infatti, intervenne con una circolare nella quale ribadiva che nemmeno l’impiego di due macchinisti bastava per poter viaggiare oltre i 50 chilometri orari.
 
In Puglia sono 11 le linee che non rispettano gli standard di sicurezza previsti dall’Agenzia nazionale: due di Ferrovie del Gargano, sei delle Ferrovie Sud Est e tre di Ferrotramviaria.
Ai 32 milioni di euro, si aggiungono i 145 previsti dal “Patto per la Puglia” che, nei piani, saranno investiti per la realizzazione della metropolitana di superfice che collegherà Martina Franca, Lecce e Gagliano del Capo e per l’elettrificazione. Però, dicono dalla Regione, sino a quando non si conoscerà il piano industriale di Fse non si potrà programmare con certezza la progettazione esecutiva.
Materiale rotabile obsoleto. La Puglia, inoltre, è tra le regioni d’Italia con materiale rotabile più vecchio e treni datati. Secondo un report di Legambiente (Pendolaria), l’età media del materiale rotabile è di 22,9 anni contro una media nazionale di 18,6 anni. I treni con più di 20 anni sono il 64,4% contro il 44,9% del resto d’Italia.
L’incontro Regione-Fse. Ieri pomeriggio c’è stato il primo incontro post incidente tra l’assessore Giovanni Giannini e l’amministratore delegato di Fse, Andrea Mentasti. Oggetto della riunione lo stato degli investimenti per la messa in sicurezza della rete. L’azienda di trasporto si è impegnata ad accelerare i tempi di realizzazione e installazione degli apparati, Mentasti ha garantito che l’Scmt a bordo dei treni è già realtà. La società proverà a stringere i tempi, anticipando la data del 2019, ma su Fse pende sempre la spada di Damocle di un concordato preventivo in corso in Tribunale a Bari che limita il raggio di azione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA