Abuso d'ufficio, Di Bari torna sindaco di Fasano. Amati assolto a metà: «Ma ho applicato la legge»

Abuso d'ufficio, Di Bari torna sindaco di Fasano. Amati assolto a metà: «Ma ho applicato la legge»
di Vincenzo LAGALANTE
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Giovedì 22 Gennaio 2015, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 15:35
FASANO - La Corte d'Appello di Lecce dopo una lunga Camera di consiglio ieri a tarda sera ha assolto il sindaco di Fasano Lello Di Bari dall’accusa di abuso di ufficio per la quale era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Brindisi a otto mesi di reclusione e ha riformato la sentenza relativa al consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, il quale in primo grado era stato condannato a 18 mesi di reclusione per falso ideologico e abuso d’ufficio.



La condanna d’Appello per Amati è di sei mesi per il reato di tentato abuso d’uffico, mentre è caduta l’accusa di falso ideologico. Entrambi gli amministratori pubblici erano stati sospesi dalle funzioni dopo la condanna di primo grado in applicazione della legge Severino. Con la sentenza d’Appello Di Bari può tornare a fare il sindaco, mentre Amati rimarrà sospeso dalle funzioni di consigliere regionale.



La sospesione di Di Bari scattò il 24 marzo 2014. Per 10 mesi circa le funzioni di sindaco sono state svolte dal vice Gianleo Moncalvo. Il provvedimento per Amati divenne esecutivo il 9 maggio 2014. Da allora il consigliere regionale del Pd ha dovuto rinunciare a svolgere il suo ruolo di legislatore. In Consiglio regionale non è stato sostituito, perché la legge Severino non prevede sostituzione in caso di sospensione, mentre la prevede in caso di assenze in caso di arresto.



Il processo relativo a Di Bari e Amati partì per fatti verificatisi nel 2009, quando il sindaco affidò ad Amati che era consigliere di opposizione il compito di seguire l’approvazione di un piano di recupero del centro storico.



Per Amati resta ora il problema della candidatura al Consiglio regionale per il quale si voterà nel mese di maggio 2015. L’esponente del Pd si ritrova a rischiare la conferma in lista, in conseguenza del fatto che il codice etico del partito prevede che non vengano inseriti tra i candidati condannati a qualsiasi titolo, anche per condanne minime. Però nelle ultime ore la condanna del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, a un anno di reclusione per abuso di ufficio sta portando il Pd a rivedere la sua posizione. La segreteria regionale del Pd campano ha espresso solidarietà a De Luca che addirittura è candidato alle primarie di governatore della Campania.



Amati ha presentato istanza al Tribunale Civile per ottenere la revoca del provvedimento di sospensione. L’esponente del Pd si aspetta di avere risposte nelle prossime settimane, tenendo conto del provvedimento di revoca della sospensione emesso dal Tar della Campania chiamato a pronunciarsi nel mese di ottobre dello scorso anno sul ricorso del sindaco di Napoli Domenico De Magistris.



Ieri mattina è proseguita l’udienza di Appello che si era aperta il 14 gennaio scorso. In quell’occasione, il pubblico ministero Ferruccio De Salvatore, dopo aver letto il dispositivo di condanna in primo grado per i due amministratori, aveva chiesto la conferma delle pene: un anno e otto mesi per Amati, otto mesi per Di Bari. Nella mattinata di ieri, invece, ha pronunciato l’arringa uno dei due avvocati difensori di Fabiano Amati, Ernesto Sticchi Damiani. La scorsa settimana, invece, erano state sentite le arringhe difensive degli altri avvocati difensori dei due imputati.



Prima quella di Dino Musa, legale del sindaco Di Bari, che aveva smontato tutte le accuse fatte in primo grado, sostenendo che l’affidamento della delega per il piano di recupero del centro storico di Fasano all’allora consigliere comunale di opposizione.



Poi era toccato ad uno dei due legali di Fabiano Amati: il brindisino Massimo Manfreda che aveva esposto la sua linea difensiva, affermando soprattutto che, oltre ad un inesistente abuso di ufficio, non sussiste neppure l’accusa di falso ideologico. E la Corte d’Appello, su quest’ultimo aspetto, gli ha dato ragione, annullando la condanna del primo grado e rivedendo anche la sentenza per quanto riguarda l’abuso, che è diventato tentato abuso d’ufficio.




La replica di Amati. «Viviamo in un paese in cui i ladri e i tangentisti la fanno spesso franca, e chi amministra assumendo decisioni e prendendosi responsabilità viene condannato, sia pur con i benefici della sospensione e non menzione». È il commento di Amati. «Ora sono in attesa - scrive Amati in una nota - della decisione della Corte d'Appello di Bari dinanzi alla quale ho impugnato la sospensione dalla carica di Consigliere regionale, dopo che in primo grado mi era stata rigettata, nella speranza di poter avere un trattamento almeno pari a quello del sindaco di Napoli De Magistris e a quello cui beneficerà, ne sono certo e lo auspico, il bravissimo sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Felice per l'assoluzione decisa per il sindaco Lello Di Bari, ricorrerò in Cassazione». «Le mie decisioni politiche per il futuro? Se mi candido o meno? Potrei farlo - conclude Amati - nulla osta, ma ora mi prendo un momento di riflessione».