Rigopiano, la famiglia Parete è riunita: tutti salvi. «Non ci credevamo più»

Rigopiano, la famiglia Parete è riunita: tutti salvi. «Non ci credevamo più»
di Veronica Cursi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Gennaio 2017, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 12:55

«Vai Chicco», partono gli applausi, le urla di gioia liberatorie tra i soccorritori che hanno appena tirato fuori Gianfilippo Parete, 9 anni, rimasto al buio, sepolto sotto neve e detriti per 48 ore, salvato solo da un solaio. Un miracolo. Nessuno quasi ci sperava più  e invece Gianfilippo, rimasto quasi due giorni in quel cunicolo buio e freddo, coperto solo da una giacca celeste spunta fuori da quel buco e riesce a camminare sulle sue gambe. Lo abbracciano i suoi eroi, gli uomini dei vigili del fuoco che continuano a scavare con le mani per cercare gli altri dispersi dell'hotel Rigopiano, lo accarezzano sulla testa. «Bravo, ce l'hai fatta». Sei vivo.
 

 

In sottofondo il rumore del frullino che continua a tagliare incessamente quella coltre di neve diventata dura come il cemento, e pochi minuti dopo ecco esce anche mamma Adriana. «Andate da mia figlia è nella stanza accanto», dice ai soccorritori con quel poco di voce che gli rimane. Ludovica, 6 anni compiuti da meno di una settimana è ancora lì sotto. Voleva vedere la neve: per questo mamma e papà Giampiero, cuoco e pasticciere, l'avevano portata al Rigopiano. Era il loro regalo di compleanno.

E un paio d'ore dopo anche lei verrà tirata fuori da un incubo durato oltre 48 ore. Troppo per una piccolina di soli 5 anni. «Voglio i miei biscotti», dice agli angeli che la riportano alla luce. «Non ci credevamo più, non ci speravamo più», ammette mamma Adriana ai soccorritori che l'hanno estratta insieme al figlio Gianfilippo.

Il papà si è salvato perché poco prima che venissè giù tutto, che la montagna inghiottisse quell'albergo, era andato in macchina a prendere una medicina per sua moglie. E da lì ha visto l'inferno: «In un secondo ho visto venire giù una parte dell'hotel con la mia famiglia dentro», ha raccontato. Poi la chiamata al suo datore di lavoro: «Chiama qualcuno». E l'attesa - infinita - prima che arrivassero i soccorsi, «gli angeli sugli sci». Non ha mai smesso di sperare, di pregare: «Scavateli, cercateli»: ora sono tutti salvi. E sembra incredibile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA