Le sfide vere dell'Ateneo, okay Agraria ma non basta

di Ferdinando Boero
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Mercoledì 30 Settembre 2015, 20:36 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 18:28
Oggi ci sarà la Conferenza di Ateneo, al Centro Congressi di Ecotekne, e si parlerà delle future opportunità nei settori di più forte richiamo territoriale. È un’occasione importante di confronto e di proposte. Si sta parlando di attivare nuovi Corsi Laurea, e nuove Facoltà. Agraria è una di queste novità. Ho scritto molte volte sul Quotidiano che la vocazione del Salento si basa su tre importanti risorse: il patrimonio naturale, il patrimonio culturale, e la produzione agricola di alta qualità. E Agraria si riferisce a questa terza risorsa. Per le altre due abbiamo Scienze Ambientali e Scienze Biologiche, e Beni Culturali. Manca Agraria. Le recenti vicende che hanno visto i nostri olivi minacciati da Xylella hanno sollevato ancora una volta la questione di Agraria che, molto tempo fa, Giovanni Pellegrino, da Presidente della Provincia di Lecce, aveva più volte stimolato, nel disinteresse generale. Ora pare che i tempi siano maturi.



Una proposta del genere deve essere, però, accuratamente pianificata. I recenti investimenti edilizi, che assommano a centinaia di milioni di euro, hanno dotato la nostra Università di grandi e moderne strutture che si affiancano a quelle già esistenti. Ma il successo di un’impresa si basa, prima di tutto, sul capitale umano.



Le cose non sono fatte da macchine e da edifici, sono fatte da donne e uomini. Il sistema universitario è stato valutato da un’Agenzia Nazionale di Valutazione, e presto saremo di nuovo valutati. Da queste valutazioni è scaturito, e scaturirà, in quali settori l’Università del Salento ha preminenza a livello nazionale. Non sono molti, ma ci sono. Il successo nel coordinamento di Progetti di Rilevante Interesse Nazionale e di Progetti Europei è un altro misuratore della qualità del nostro capitale umano, assieme al successo nelle recenti abilitazioni per progressioni di carriera. La didattica universitaria si basa su solida ricerca. In questo si distingue un professore universitario da un professore di scuola media superiore. Ai professori universitari viene chiesto di dare contributi originali alle discipline che insegnano. Per rispondere alle richieste del territorio ci deve essere una solida attività scientifica che sia alla base della didattica. L’esistenza di questa base si evince dalle valutazioni e dal successo nelle chiamate progettuali nazionali e internazionali. Senza questo requisito si lanciano corsi basati esclusivamente sulla didattica.



Nella sua oramai sessantennale esistenza, la nostra Università ha spesso intrapreso vie nuove senza avere i requisiti scientifici, nella speranza di costruirli in seguito. E’ stato inevitabile. Ma non siamo più nella stagione pionieristica. Non possiamo continuare così. Un tempo le valutazioni non c’erano. Ora ci sono. Occorre preparare progetti di nuovi Corsi di Laurea e Facoltà che siano coerenti con il nostro capitale umano. Se questo fosse insufficiente, dobbiamo sapere che sarà necessario richiamare qui un nutrito gruppo di docenti provenienti da altre Università e di dar loro la possibilità di sviluppare qui le loro discipline. Nei “tempi eroici” molti docenti di altre Università sono venuti qui per fare carriera, per poi tornarsene nelle Università di provenienza, senza costruire gran che. Questo non è più pensabile. Operare oggi con lo stile di ieri ci porterà ad essere un’Università a vocazione didattica, non basata su solidi presupposti scientifici. Nel lungo termine questo non sarà un bene, indipendentemente dal numero di studenti che riusciremo ad attirare nel breve termine.



Il Salento ha una fortissima reputazione di qualità. Lecce è una città bellissima, vivace. Il costo della vita non è paragonabile a quello di grandi città universitarie. Un obiettivo della nostra Università potrebbe anche essere di attrarre qui studenti da tutta Italia, per seguire corsi di alta qualità, basati su un capitale umano (i docenti) di solida reputazione scientifica. Niente di male se i salentini mandano i loro figli a studiare nelle Università dove pensano di trovare alta qualità, se questa manca a livello locale. Il contrappeso deve essere che qui devono venire, da tutta Italia e anche dall’estero, quelli che sanno che qui troveranno alta qualità. E la qualità di un’Università non si misura dagli edifici e dalla copertura dei corsi. Si misura dalla rinomanza dei suoi docenti in campo scientifico. Le ragazze e i ragazzi che vengono qui, da tutta Italia, a passare le loro vacanze devono essere attirati qui anche per costruire la propria formazione universitaria.

Occorre valorizzare al massimo quel che già di buono viene fatto nella nostra Università e occorre pianificare attentamente le nuove offerte didattiche, basandole su solidità scientifica.