Come creare un rapporto virtuoso tra città e università

Come creare un rapporto virtuoso tra città e università
di Roberto CIRILLO
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Mercoledì 22 Marzo 2017, 19:11
Come dovrebbe essere l’ università per aiutare una città, il suo territorio ad affrontare le sfide che emergeranno nei prossimi anni? L’università è - per definizione - un luogo fisico che ospita persone che hanno deciso di dedicare la propria vita (i docenti) o alcuni anni della loro vita (gli studenti) alla conoscenza. Lecce, una città di medio-piccole dimensioni, ospita dai lontani anni Sessanta un’università fortemente voluta da un gruppo di intellettuali salentini.

I corsi di laurea che l’Università del Salento oggi offre non sono pochi: Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Biologia, Matematica, Beni Culturali, Scienze della Formazione per citarne solo alcuni, molti dei quali caratterizzati da ampie e preziose collaborazioni internazionali sono state un banco di prova al quale l’Università del Salento ha saputo rispondere nel corso degli anni, modificando e ristrutturando la sua identità, puntando sull’innovazione e la ricerca, coinvolgendo, di riflesso, il territorio.

Senza ricerca, l’università diventerebbe una sede di trasmissione di un sapere non rinnovato. Grazie alla sua università, la città di Lecce è stata un punto di riferimento per lo studio e la ricerca per l’intero territorio provinciale, regionale, nazionale e in alcuni casi europeo. Essere una città universitaria non significa semplicemente ospitare un’università, ma sentire la stessa come un’identità su cui fondare la propria capacità rigenerativa urbana, sociale, ed economica.

È importante progettare in chiave strategica e amministrativa il rapporto tra luogo che produce conoscenza, l’università, e luogo che la ospita, la città. Tali luoghi devono necessariamente interagire. Entrambi traggono beneficio dai risultati che derivano dalla loro azione congiunta: economici per la città, nuovi orizzonti scientifici per l’università.

Il contributo dell’università non si limita solo al campo dell’innovazione culturale e scientifica, investe anche ambiti diversi come la partecipazione alla promozione del territorio e da questo si innesca una spinta propulsiva verso un nuovo livello di costruzione di identità urbana basata sulle nuove esigenze. Il rapporto tra la città e la sua università non può essere, perciò, sporadico ed estemporaneo, deve essere necessariamente supportato da mirate scelte logistiche in grado di attrezzare il territorio con le necessarie infrastrutture. In tale ottica l’Università del Salento ha acquisito un ruolo sempre più importante nella fase di crescita del sistema che si è evoluto da una dimensione urbana a una regionale, riuscendo ad oltrepassare quei confini determinati dalla sua perifericità geografica.

Nonostante tutto rimangono ancora irrisolti molti aspetti, la crescita del territorio urbano non è stata omogenea ma disarticolata, non sempre è stata frutto di una visione lungimirante nell’organizzazione di funzioni e relative infrastrutture: per citare un esempio, il nodo del polo umanistico risulta ad oggi dislocato nella città a macchia di leopardo. Per alcuni aspetti, tale frammentazione potrebbe essere vista come un vantaggio che però si limita a livello di quartiere, come ad esempio avvenuto in zona Rudiae: qui si è visto un proliferare di attività commerciali e la nascita di un vivace mercato immobiliare grazie alla presenza delle diverse sedi universitarie, eppure questo non è bastato, perché tutto lasciato al caso senza quindi una pianificazione.

Approfondendo l’analisi, merita particolare attenzione una porzione consistente di città: un “territorio universitario urbano” che può essere inscritto in quello che è stato definito “il quadrilatero”. Tale territorio è costituito da un’ampia area che racchiude più sedi: Palazzo Parlangeli (di imminente dismissione), Aule in via Brenta, edifici dello Sperimentale tabacchi, convento degli Olivetani e complesso Studium 2000/Buon Pastore, fino agli edifici “ex GIL” e Codacci Pisanelli.

In questa parte di città è concentrata la maggior parte delle facoltà umanistiche dell’Università del Salento, conseguentemente vi è la presenza di un elevato numero di utenti costituito da docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo che spostandosi genera un notevole flusso di movimenti, alcuni dei quali necessitano del critico attraversamento di viale Calasso. Le problematiche sono molte e per questo è di fondamentale importanza che la futura squadra di governo della città imposti una stretta e forte simbiosi con l’Università, perché se l’obiettivo è quello di far crescere la città è inevitabile che si rifletta sull’ampio spettro di opportunità di crescita che la presenza di una università può offrire.

La pianificazione mirata dello sviluppo di intere porzioni di territorio cittadino in tale ottica, deve costituire occasione per la creazione di nuovi paesaggi urbani culturali (biblioteche, luoghi di ritrovo aperti, parchi urbani, impianti sportivi) che inevitabilmente migliorerebbero gli standard di vita nella città. La creazione di paesaggi urbani culturali, oltre a favorire un avvicinamento tra la città e la sua università, favorirebbe anche il coinvolgimento di attori quale parte di cittadinanza attiva. La fruizione di tali spazi porterebbe alla nascita di un rapporto complementare tra cittadini e università, un co-working facendo scaturire a sua volta nuove sinergie e nuove relazioni sociali ed urbane.

Esempi di questo tipo ne esistono molti, per citarne alcuni si pensi all’università di Grenoble in Francia e all’esperienza del Politecnico di Milano nel quartiere Bovisa in Italia; in queste realtà si è attuata una sinergia funzionale che accosta residenziale, terziario e strutture di ricerca, divenendo punto nevralgico della città, luogo in cui i giovani possono esprimere creatività e innovazione. La vicinanza fisica tra università e imprese inoltre, facilita l’attuazione di sinergie e lo sviluppo di progetti, tecnologie, idee e scoperte scientifiche. Grazie a questi fattori strategici il quartiere Bovisa, in particolare, ha potuto realizzare la sua trasformazione da zona degradata e realtà industriale ormai dismessa, in luogo ideale per la nascita di un Parco Scientifico e Tecnologico.
L’università e l’imprenditoria sono il motore dello sviluppo economico internazionale, in grado quindi di attrarre risorse e investimenti dall’estero. In entrambi i casi la stretta relazione tra sistema universitario, relazioni sociali ed economiche della città, ha trasformato i territori interessati in alcune delle aree più innovative del sistema nazione.

L’università può quindi rappresentare un motore importante per un territorio, vista la sua capacità di innescare quelle politiche urbane e regionali in grado di far discutere e definire nuovi modelli di sviluppo urbano per la città, stimolando la nascita di una nuova coscienza di Governance territoriale che sino ad ora con molte difficoltà a Lecce ha stentato a decollare.

Solo così si può dare maggiore forza ai tre obiettivi per cui l’università ha la sua missione: il territorio, il sapere e la società - ma incarnati non solo nelle persone che l’università la fanno vivere tutti i giorni, ma anche dalla comunità che la ospita, in modo che finalmente si faccia strada l’idea di una università al servizio della collettività, come fattore primario del paesaggio umano e come fattore di una crescita delle attrattività del territorio.
 
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