Trasporti integrati e Zes: proviamo a rilanciare il Mezzogiorno

Trasporti integrati e Zes: proviamo a rilanciare il Mezzogiorno
di Chiara MONTEFRANCESCO
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Martedì 25 Luglio 2017, 13:46
Fare qualcosa per accelerare la rincorsa del Mezzogiorno? Beh, sì. È indispensabile. Ma cosa si può fare per imprimere una velocità più sostenuta a questo nostro Mezzogiorno che pure qualche buon segnale lo ha dato nel corso del 2015 e 2016 ed anche adesso ne continua a dare nonostante gli affanni e soprattutto i rischi crescenti di dilatazione delle povertà? Molte sono le cose da fare per la verità, ma oggi proviamo a focalizzarci su due cose essenzialmente. Si tratta, in ordine: 1) della realizzazione, rapida ed efficace del sistema logistico-trasportistico meridionale nel contesto del piano nazionale. 2) della realizzazione, sempre nel Mezzogiorno, delle Zes, le Zone economiche speciali.

Cominciamo dal piano della logistica. L’Italia ha bisogno di aumentare la propria ricchezza per poterla distribuire e invertire l’attuale tendenza alla diffusione sempre più ampia e preoccupante della povertà. Il Mezzogiorno a sua volta ne ha bisogno ancora di più. Molto di più. Da qui la necessità di aumentare la produttività ed il valore aggiunto delle imprese (che si traduce in ricchezza generale e occupazione). Come? Aumentando la competitività del sistema. Da qui la necessità di mettere mano finalmente ad un sistema dei trasporti e della logistica serio. Efficace.

La Germania lo ha capito da sempre. Noi ci siamo arrivati adesso e, perciò, dobbiamo correre. Basta con le infrastrutture realizzate a metà, basta con le ferrovie che non si incrociano con le strade/autostrade, con i porti e gli aeroporti disconnessi con tutto il resto. Basta anche con i territori isolati che devono percorrere con tempi e aggravi di costi inauditi mille chilometri per raggiungere una destinazione o un porto da cui far partire le proprie merci o ritirare i prodotti necessari ad alimentare la propria attività. La logistica è mettere insieme, interconnettere, i diversi modi di trasporto ottimizzando tempi e costi e soprattutto servizi al territorio. Da qui la necessità che il Mezzogiorno non perda questa grande occasione. L’autostrada del Mediterraneo (la ex Salerno-Reggio Calabria) finalmente connette sul versante tirrenico tutta l’italia da Milano-Torino a Reggio Calabria e la Sicilia. Anche il sistema portuale, con il disboscamento delle autorità portuali e gli investimenti programmati, sta ritrovando capacità operative indispensabili che tuttavia necessitano di una integrazione forte con il sistema ferroviario e aeroportuale per esaltare la propria forza propulsiva. Oltre che di servizi, doganali, finanziari, tecnici e burocratici di prim’ordine. È su questo fronte che il Mezzogiorno deve crescere. Tanto ed in fretta. Orientando i fondi Europei, e quelli nazionali attraverso una programmazione regionale e territoriale severa e mirata. Attrezzando i propri hub portuali da Gioia Tauro a Taranto, a Brindisi e Bari, a Napoli a Salerno. Creando i collegamenti ferroviari e realizzando le piattaforme intermodali e mettendo a sistema tutti i collegamenti a cominciare da quelli aerei. Ed eliminando le terribili strozzature che ancora oggi bloccano merci e passeggeri costringendoli a soluzioni costose e rischiose. Realizzando finalmente la dorsale Adriatico-Tirreno, ma anche, fondamentale per noi, la dorsale Adriatico-Ionico-Tirrenico. Stiamo parlando della Napoli-Bari ma anche della Taranto-Salerno attraverso Metaponto, Ferrandina, Potenza e che interessa direttamente il Salento.

La seconda questione riguarda la istituzione delle cosiddette Zes. Le zone economiche speciali. Introdotte in Polonia già qualche decennio fa, hanno dato ottima prova di sé in quel Paese, passato in breve tempo da condizioni di assoluto sottosviluppo a condizioni di invidiabile progresso. Pressione fiscale al minimo e a lungo termine da un lato e burocrazia zero ne sono stati i presupposti fondamentali. Di recente sono state introdotte anche da noi. Per dare una sferzata di energia ed uno sprone decisivo alla corsa allo sviluppo del Mezzogiorno.

Si tratta adesso di istituirle e attrezzarle. Compito affidato alle Regioni. Compito difficile e pericoloso laddove, dovendo scegliere, prevalesse la sindrome dell’asino di Buridano che appunto non sapeva decidere se mangiare nella mangiatoia di destra o di sinistra e morì di fame. A complicare le cose c’è anche il rischio che le Zes condannino le altre aree al declino laddove creassero delle disparità non solo logistiche ma anche fiscali.
E allora? Beh la via d’uscita c’è. E come al solito comporta impegno istituzionale ma anche del territorio nel suo complesso.

Partiamo dalle condizioni fissate dalla norma. Questa dice che le Zes devono essere istituite nelle aree retroportuali, per ovvie ragioni di vantaggi logistici che moltiplicherebbero i vantaggi fiscali e burocratici. Ma quante se ne possono istituire? Una per regione viene detto. E qui si creano le dispute, che rischiano di diventare feroci. Dove, allora? A Taranto? O a Brindisi? E Bari? E Manfredonia? La sindrome di Buridano incombe!

Ma perché non fare una Zes estesa a tutta la regione? Ovviamente una Zes - Rete con epicentri retroportuali. A quel punto chi ha più filo da tessere, tesserà e vincerà. Anche il Salento se saprà dotarsi di una piattaforma logistica (magari rilanciando l’interporto di Surbo-Lecce) che lo proietti nel contesto retroportuale di Taranto e di Brindisi, potrà partecipare alla “corsa”.

La competizione sarà straordinaria e metterà le ali ai piedi. Di tutti. Nessuno si addormenterà cullato dalla rendita di posizione a suo esclusivo vantaggio. Potrebbe obiettare qualcuno che si perde la specificità della singola dimensione portuale, e di conseguenza l’efficacia dell’intervento. È facile rispondere a tale obiezione con gli esempi dei porti nord europei. Basta guardare l’organizzazione di Rotterdam, Anversa, Amburgo. Certo lì si tratta di porti-Nazione. Ma che estendono il loro raggio di influenza retroportuale sino a 200/250 km di distanza. E allora? Perché non immaginare un sistema portuale regionale e creare una Zes regionale anche da noi. Con regime fiscale semplificato, burocrazia zero e servizi logistici efficaci garantiti. E tutti ai blocchi di partenza. Dove è scritto che non è possibile? L’intera Puglia è area portuale e retroportuale allo stesso tempo. E allora valorizziamola. Al meglio.
 
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