Politici scollegati dalla realtà: il caso trasporti

di Sebastiano ZENOBINI
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Martedì 7 Marzo 2017, 16:35
Puntualmente, ormai da anni, si ripropone sull’intero territorio del Salento (e non solo) il problema del trasporto pubblico che tanto disagio crea all’utenza, soprattutto agli studenti, in particolare il (dis)servizio delle Ferrovie Sud Est. Il determinarsi di una situazione così critica ha responsabilità ampie che ridurre ad una gestione “allegra” da parte di alcuni dirigenti. Significa offendere l’intelligenza di tutti coloro che usufruiscono o meglio dovrebbero usufruire di questo servizio e dei cittadini in generale.

Non sto qui a fare l’elenco delle conseguenze derivanti dalla mancata fornitura di un regolare servizio pubblico (solo per citarne alcuni: violazione del diritto allo studio, mancata corresponsione di un servizio per il quale sono stati versati dei soldi, violazione delle norme sulla sicurezza nel trasporto, soprattutto perché coinvolge minori), ma per sottolineare la visione volutamente miope che si vuole fornire del problema.

Oggi la Provincia di Lecce, su sollecitazione degli studenti e delle loro famiglie, si adopera per la risoluzione di una situazione divenuta così critica da non essere più sostenibile, come confermato dai responsabili delle Ferrovie dello Stato nel tavolo con le Province pugliesi tenutosi a Bari il 13 febbraio: per quanto riguarda i trasporti la provincia di Lecce è in condizioni drammatiche, la peggiore fra tutte le province della Puglia.

Il 17 febbraio a Lecce, nel tavolo costituito da scuole, Comuni, Provincia e Ferrovie dello Stato, tra le altre cose è stato chiesto dalla Provincia che un congruo numero di pullman, dei 30 che saranno acquistati dalle Fs, sia destinato al territorio salentino per le ragioni di cui sopra.

In gioco non c’è semplicemente un servizio di trasporto pubblico garantito e accettabile dal punto di vista qualitativo, ma anche e soprattutto quanto ad esso è collegato e ciò l’istruzione dei nostri giovani. Non a caso il problema trasporti esplode proprio per le difficoltà che ne scaturiscono per i ragazzi di poter raggiungere in orario (perché in alcuni casi non ci arrivano proprio) la scuola frequentata.

Ed è a questo punto che si materializza una situazione paradossale, con una visione della realtà scolastica risalente ad almeno 20 anni fa, quando il tempo scuola per gli alunni era solo quello mattutino. Nel frattempo, sotto i ponti sono passati oceani di acqua. La scuola è stata trasformata: è intervenuta l’autonomia scolastica con i suoi Piani dell’Offerta Formativa (con una evoluzione della specie in Ptof) sempre più ricchi, con corsi pomeridiani, Pon, progetti, Idei, box didattici in base ai quali le scuole hanno cercato di costruire una propria identità in relazione al territorio, definendo quindi la propria mission.

Nella scelta della scuola superiore le famiglie e gli alunni tengono conto anche di tutto ciò, consapevoli che per l’attuazione di quanto previsto nell’offerta formativa dell’istituto il tempo scuola si estenderà anche al pomeriggio.
A fronte di tutto ciò e di una nuova esigenza che si è venuta a determinare, né scuole, né Comuni, né Provincia, né Regione si preoccupano di chiedere l’istituzione di corse pomeridiane per poter garantire agli alunni pendolari di poter usufruire pienamente dell’offerta formativa della scuola che hanno scelto di frequentare.

Pertanto, dai progetti proposti dalla scuola, con fondi pubblici e privati (perché c’è anche il contributo dei genitori) una parte di utenza, i pendolari, è esclusa. Quindi per questi alunni e le loro famiglie il danno è doppio: non solo pagano per il trasporto che non è loro garantito, ma versano un contributo alle scuola per un arricchimento dell’offerta formativa della quale non usufruiranno, a meno che i genitori non si facciano carico del trasporto pomeridiano (ulteriore spesa); e se non tutti possono godere delle stesse opportunità significa che si sta violando il principio dell’uguaglianza.

Quello che ne potrebbe derivare (e si sta già verificando) è il rifiuto di versare il contributo volontario, con conseguente riduzione delle risorse per le scuole e quindi un “impoverimento culturale” per tutti.
Un dato per dare l’idea di quanto esposto: sulla linea Nardò-Galatone-Galatina viaggiano quotidianamente all’incirca 300 alunni con destinazione le scuole superiori di Galatina (190 il solo Liceo Scientifico e Linguistico “A. Vallone” ); per questi alunni non è prevista alcuna corsa pomeridiana!

Eppure gli assessori all’istruzione, gli assessori ai trasporti vi sono in tutti i Comuni e alla Provincia! Peccato che in quella riunione del 17 febbraio presso la Provincia ci fossero solo i rappresentanti dei comuni di Matino,Calimera, Melissano, Alezio,Taviano e Parabita ed una scuola: il Liceo “A. Vallone”.

Né la situazione lascia ben sperare se, come ha dichiarato Mariella Volpe (responsabile del Sistema Cpt), le spese per lo sviluppo destinate al Sud, nel periodo dal 2012 al 2014, sono passate dal 7% al 4% e contemporaneamente gli investimenti di Fs nel Mezzogiorno si sono ridotti del 34% (Nuovo Quotidiano di Puglia del 19 febbraio).
Politici “scollegati” dal territorio e dalla realtà? Probabilmente sì. Ma quello che emerge è soprattutto l’incapacità del Sud di fare sistema, nel quale ognuno ha un ruolo ben definito, ma tutti concorrono per la realizzazione di un obbiettivo condiviso.

Il non intendere il territorio come un sistema complesso, nel quale le relazioni tra i vari elementi che lo compongono sono saltate, non potrà che portare alla disgregazione degli stessi.

 
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