Il pudore di tacere

di Claudio SCAMARDELLA
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Giovedì 14 Luglio 2016, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 10:07
Non abbiamo mai apprezzato le operazioni di sciacallaggio e di giustizia sommaria, purtroppo consuete in Italia, di fronte a disastri come quello avvenuto a Corato. Né ci ha mai appassionato la retorica antipolitica dei commentatori in servizio permanente effettivo il giorno delle tragedie. C'è un momento, quello del lutto e del dolore, in cui devono prevalere il silenzio, la solidarietà, i soccorsi, l'aiuto ai familiari delle vittime, come sta dimostrando in queste ore il cuore generoso dei pugliesi. I processi, non sommari, verranno dopo e dovranno essere celebrati nelle aule di giustizia.

Ma quando è lo stesso ceto politico a fingere di indignarsi e di arrabbiarsi, quando a lanciare accuse e perfino condanne in anticipo sono le stesse classi dirigenti che hanno la responsabilità di governare, di spendere i soldi europei, di far realizzare i lavori di raddoppio dei binari, di dotare i mezzi di trasporto dei sistemi tecnologici di sicurezza più avanzati, di monitorare attentamente la gestione delle aziende pubbliche, allora no, non ci stiamo più. Scusate, ad arrabbiarsi e ad indignarsi non potete essere voi, ma i cittadini e gli elettori, i pendolari e gli utenti di una disastrata rete di trasporti pubblici locali, in particolare nel Mezzogiorno. E ad indignarci siamo anche noi del mondo dell'informazione, spesso strumentalmente accusati dal ceto politico o di essere proni al potere dominante o di essere al servizio di chi è all'opposizione (qualche giorno fa ci è capitato di riascoltare questa stucchevole litania in un convegno all'hotel Tiziano) quando apriamo campagne e inchieste sulla cattiva gestione dei servizi pubblici.

E allora, per favore, risparmiateci la vostra insopportabile ipocrisia. Fate almeno silenzio. Abbiate il pudore di non parlare. Vorremmo solo ricordare che questo giornale ha dovuto dedicare, sei mesi fa, per circa quaranta giorni il titolo di apertura della prima pagina, con all’interno altrettanti paginoni di denunce, perché si arrivasse, dopo vent'anni, a porre fine alla più scandalosa e disastrosa gestione di un'azienda pubblica di trasporto locale, come sta emergendo dalle pesantissime accuse nei diversi filoni di inchiesta sulle Ferrovie Sud Est. Accuse di truffe, ruberie, sprechi, di costosissime quanto inutili consulenze agli amici degli amici, di acquisto di treni all'avanguardia e mai utilizzati. Il tutto, nella migliore delle ipotesi, con il colpevole disinteresse di gran parte del mondo politico pugliese e salentino. E con la potente lobby radicata nel settore delle infrastrutture e dei trasporti che ha cercato fino all'ultimo, anche con l'aiuto di qualche sottosegretario, di far quadrato intorno alla vecchia gestione. Quella sacrosanta campagna, come la battaglia per il Frecciarossa fino a Lecce, non era al servizio né del potere né del contropotere. Era semplicemente al servizio dei cittadini che pagano le tasse non certo per vederle sprecare in cattive e fameliche gestioni dei servizi pubblici. Ma gran parte della politica pugliese e salentina allora tacque.
Perciò, fate silenzio anche adesso. Abbiate almeno il pudore di non parlare. Per rispetto verso le povere vittime. E per rispetto di quei “maledetti” pendolari che ogni mattina - nel Sud, in Puglia e, in particolare, nel Salento - sono costretti a sottoporsi a un calvario per raggiungere i posti di lavoro o di studio, rischiando tra l'altro di morire perché o i soldi non sono stati spesi o sono stati sprecati o sono serviti solo ad arricchire lobby, correnti e affaristi. Tacere, come insegnava l’abate Dinouart, è un’arte. Sicuramente molto più nobile dell’ipocrisia.
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