Oltre le radici un nuovo brand
per un Salento più “europeo”

Oltre le radici un nuovo brand per un Salento più “europeo”
di Luca BANDIRALI
3 Minuti di Lettura
Domenica 16 Luglio 2017, 20:28
Se l’obiettivo ambizioso di un territorio artisticamente fertile è quello di proporre le proprie produzioni su ribalte internazionali, questa forma di ritorno reputazionale si costruisce non soltanto con la qualità del prodotto: a risultare decisive sono le relazioni con l’esterno. In questo senso, il festival che si svolge in questi giorni ad Acaya, dedicato alla cinematografia francofona e intitolato “Vive le Cinema!”, rappresenta una grande opportunità per il Salento del presente.

Per cinque giorni, una vera e propria delegazione francese di registi, attori e produttori si stabilisce ad Acaya e anima le giornate di un festival molto speciale, che non somiglia a nessun altro. Da una parte è un appuntamento fondamentale per gli addetti ai lavori: si possono creare opportunità per la distribuzione di film francesi nel nostro paese ma anche attrarre produzioni francesi in Puglia, dove opera la più importante Film Commission italiana. Sotto un altro aspetto, però, il festival di Acaya è anche un grande appuntamento per il pubblico, che affolla le proiezioni delle anteprime come avviene nei festival metropolitani: questa sintonia con gli spettatori ordinari, che è scattata fin dal primo giorno della prima edizione lo scorso anno, non è frutto di una campagna di comunicazione particolarmente pervasiva, né è determinata dalla presenza di celebrità da tappeto rosso. Evidentemente c’è una domanda di eventi di spessore culturale, e il festival di Acaya intercetta questa domanda con una formula diversa da tutte le altre, che certamente si deve alla lungimiranza dei due direttori Alessandro Valenti e Angelo Laudisa, professionisti del cinema ma anche inguaribili appassionati.

Lo si capisce dall’emozione autentica con cui presentano i film, dalla concitazione umanissima con cui attraversano trafelati i luoghi del festival: ci mettono dentro un pezzo di vita, e questo valore aggiunto si vede e si sente. Gli ospiti che hanno coinvolto quest’anno sono i testimoni di un fare cinema di altissimo profilo. C’è la qualità e la sensibilità formale di Nicole Garcia, cineasta con una formazione attoriale che arriva dalla scuola dei più grandi registi francesi, da Lelouch a Resnais, e che ha diretto a sua volta attrici come Catherine Deneuve e Marion Cotillard, firmando capolavori assoluti come “L’avversario”.

C’è poi la vena inesauribile del cinema francese d’autore, che letteralmente si incarna nel profilo inquieto di Bertrand Bonello, che per i cinefili italiani resta soprattutto il regista di “Le pornographe”, uno degli ultimi film con Jean-Pierre Leaud, ma anche del sontuoso “Saint Laurent”; e c’è ancora il cinema del reale di Julie Bertuccelli, autrice dallo sguardo peculiare, ancora poco nota da noi.

La formula di “Vive le cinema!” è vincente anche perché offre al pubblico qualcosa di più dei film accompagnati dagli autori: le masterclass preserali costruiscono quei contenuti che rendono il festival una produzione culturale capace di integrarsi con l’azione continuativa di partner istituzionali come Università del Salento e Apulia Film Commission. Questa logica collaborativa recepisce le indicazioni della governance regionale, che vanno evidentemente nella direzione di una stagione culturale lunga e non effimera: costituita da eventi messi in rete, in grado di generare un programma vasto e multiforme, e non singole fiammate incapaci di alimentarsi l’una con l’altra. In questo senso, la giornata inaugurale di Acaya ha sottolineato la prossimità con il festival di Specchia ma anche la simultaneità con il Locomotive Jazz Festival, grazie alla performance stellare di Raffaele Casarano che ha suonato scendendo dalle scale del castello, un giorno prima di salire sui tetti di Lecce per duettare con la voce di Tito Schipa.

Sono tutti segnali che fanno pensare a una prospettiva nuova: quella di un territorio che aspira a un ruolo di primo piano nello scenario europeo rinnovando il proprio brand, dalla fase delle radici a quella del laboratorio di innovazione culturale.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA