Italicum, anche il M5S sale sul giro di giostra

di Mauro CALISE
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Mercoledì 21 Settembre 2016, 21:11
In linguaggio militare, lo chiamerebbero un diversivo. Una sortita per cercare di uscire dalla strettoia in cui si trovano i grillini, da un bel pezzo con le spalle al muro e i riflettori puntati contro per via dello scatafascio in seno all’amministrazione romana. Tuttavia, la proposta a sorpresa dei Cinquestelle sulla legge elettorale terrà banco per un po’ di tempo.

Ed è riuscita ad ottenere subito una dichiarazione di Renzi di attenzione, se non ancora – ovviamente – di disponibilità. Insomma, le giostre per cercare di sostituire l’Italicum sono ufficialmente aperte.
Non è il caso di avventurarsi nel merito della controproposta grillina. Proporzionale e preferenze sarebbero, nella loro formulazione, un ritorno secco al passato. Alla instabilità cronica della prima Repubblica, senza neanche l’ancoraggio offerto dai due grandi partiti dell’epoca: la Dc, che restava al governo qualunque percentuale avesse, e il Pci, che era all’opposizione a tempo indeterminato. Oggi che il sistema dei partiti è in preda a convulsioni continue e a continui ribaltamenti di fronte, peso e autorevolezza, il sistema dei cinquestelle sarebbe garanzia di ingovernabilità. Un regalo che nessun altro partito, in buona fede, potrebbe fare al paese. Ma siamo certi che - proprio sapendo che non si chiuderà mai un simile accordo - nessun’altra forza in Parlamento sarà tentata di fare finta di abboccare all’amo?
La partita dei prossimi mesi non riguarda, infatti, l’effettiva modifica dell’Italicum. Una possibilità che il premier ha messo in campo ben consapevole della profonda frantumazione delle proposte alternative. Prima ancora di contare i voti di una solida controproposta, l’obiettivo del variegato – ma sempre più bellicoso – fronte antirenziano è quello di agitare le acque. Farle diventare confuse e, se possibile, torbide. Approfittando che il rinvio del pronunciamento della Corte costituzionale si presta a una lettura a doppio taglio. Dare, si, il tempo che si voti prima al referendum, senza una esplicita delegittimazione della legge attualmente in carica voluta dall’esecutivo. Ma senza comunque escludere che, dopo il verdetto sulla Grande Riforma, potrebbe arrivare, per Renzi e i suoi, la doccia gelata di una bocciatura dall’alto.

È in questo quadro che, con tempismo e opportunismo, i Cinquestelle hanno giocato d’anticipo. Sì, lo sappiamo, la loro proposta è il contrario di ciò che avevano sostenuto ufficialmente sino ad ora, cioè un ritorno verso una qualche forma di collegio uninominale. Ed è, ancora più platealmente, un ribaltamento di quanto hanno detto negli ultimi mesi, quando, in tutte le salse possibili, hanno ribadito che, a loro, l’Italicum andava bene, anzi benissimo. E che le manovre per affossarlo rispondevano alla paura che, ad approfittare del nuovo meccanismo elettorale, potessero essere proprio loro. Senza contare la battuta paradossale sul fatto che il ballottaggio sarebbe antidemocratico, anzi, addirittura, anticostituzionale. Poco dopo che, con questo sistema, si sono portati a casa Roma, Torino e un’altra ventina di città di tutto rispetto.

I grillini ci hanno abituato da un pezzo ad essere in contraddizione con se stessi e, spesso, anche con la logica più elementare. Ma ciò che può suonare bislacco a un pubblico attento e documentato, appare in tutt’altra luce a quella fascia – sempre più ampia – di elettorato che si nutre di sfiducia e protesta. E che, da oggi, ha nei Cinquestelle i capofila della lotta all’Italicum. Certo, come il premier ha ribadito nella sua dichiarazione da New York, ci sarebbero cose più importanti di cui dovrebbero occuparsi gli italiani. Ma si sa che lo sport preferito, soprattutto dei parlamentari, è azzuffarsi sulla legge da cui dipende la propria elezione. Fino a ieri c’era soltanto la melina della minoranza Pd a mettersi di traverso a Renzi. Ora c’è ufficialmente anche Grillo. Con una proposta un po’ comica. Ma, purtroppo, c’è poco da ridere.
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