Macron, Renzi e le due sinistre in Europa

Emmanuel Macron
Emmanuel Macron
di Ubaldo VILLANI LUBELLI
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Giovedì 11 Maggio 2017, 18:06
La vittoria di Macron è una buona notizia per l’Europa democratica e progressista. Il successo sarebbe potuto essere più largo, ma considerato il mancato sostegno dell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon (che ha perso una buona occasione per dimostrare di avere senso di responsabilità) si può essere soddisfatti. I valori repubblicani sono salvi.

La vittoria del candidato che aveva iniziato la campagna elettorale da outsider e da sfavorito, Emmanuel Macron appunto, si può interpretare in diversi modi, ma ha diversi significati sia a livello europeo sia italiano.
Il 2017 si appresta ad essere l’anno della vittoria dell’Unione Europea nei confronti dei nazionalisti e sovranisti di diversa origine, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Dopo le vittorie delle forze democratiche in Austria (dicembre 2016) e Olanda, anche la Francia non ha ceduto. In Germania, a settembre, chiunque vincerà (Merkel o Schulz), manterrà una forte sensibilità europeista, inoltre, l’estrema destra è in difficoltà nei sondaggi e non è scontato superi lo sbarramento del 5 per cento necessario per entrare in Parlamento. In sintesi, l’anno che doveva rappresentare la fine dell’Europa, si sta rivelando l’anno della resistenza.

Il significato della vittoria di Macron per la politica italiana è più complesso. Anche se il redivivo Matteo Renzi si è affrettato a riconoscersi nella vittoria del leader di En Marche!, tra i due c’è una gran differenza. Mentre il leader del Partito Democratico ha tolto la bandiera dell’Unione Europea durante gli ultimi mesi del suo governo, Macron ha condotto un’intera campagna elettorale con la bandiera europea alle sue spalle. Renzi non si fa interprete di quell’europeismo sincero e autentico che caratterizza il neo-presidente della Repubblica Francese. In questo senso l’Italia resta un’eccezione (negativa). Tra i grandi Paesi europei qui manca un partito autenticamente europeista e che difende apertamente il progetto europeo. La speranza è che il Partito Democratico ritrovi la forza e l’entusiasmo di investire politicamente nell’Unione Europea.

Infine, la vittoria di Macron da una parte, e la vittoria di Renzi (con tutte le polemiche e scissioni che l’hanno preceduta) dall’altra, ci dicono che ormai le sinistre in Europa sono due e sono tra loro inconciliabili. Questo vale in Italia, in Francia, l’abbiamo già visto in Spagna lo scorso anno e sembra valere anche in Germania dove l’iniziale apertura di Martin Schulz alla sinistra tedesca (Die Linke) ha subìto un’inversione tanto che ora è disponibile ad una coalizione con i liberali. Tra le due sinistre non c’è dialogo possibile e proprio l’Europa è la discriminante. Del resto, la prima si riconosce nella casa europea dei “Socialisti e Democratici”, è europeista, internazionalista e progressista, la seconda si presenta, non senza qualche contraddizione, antieuropeista, sovranista, “social-comunista”, anti-liberista e non si fa problemi ad astenersi anche rischiando in questo modo di fare vincere l’estrema destra.
 
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