Il futuro del Salento nell'integrazione tra Lecce, Brindisi e Taranto

Il futuro del Salento nell'integrazione tra Lecce, Brindisi e Taranto
di Chiara MONTEFRANCESCO
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Martedì 4 Aprile 2017, 15:58 - Ultimo aggiornamento: 16:16
Il futuro di Lecce è indissolubilmente legato alla duplice prospettiva (capacità/volontà) del capoluogo salentino di legare il proprio destino a quello del suo entroterra da un lato e a quello della Puglia meridionale dall’altro. La triangolazione con Taranto e Brindisi, così come l’integrazione con il suo sistema territoriale di riferimento è addirittura indispensabile per ridare senso, direzione e significato, nonché appeal al ruolo della città. La costruzione di un grande spazio unitario che porti a sistema l’articolazione urbanistica del Salento ed i suoi collegamenti interni ed esterni, il suo patrimonio storico-culturale, ambientale, la sua vocazione turistica e quella economica -produttiva, necessitano di una visione ampia, strategica e proiettata nel tempo e nello spazio. Ma necessita altresì di un hub che faccia muovere in maniera moderna, efficace ed efficiente, l’intero contesto legandolo strutturalmente alle direttrici esterne. Insomma un hub che calamiti e orienti i collegamenti ferroviari e stradali, aerei e portuali, organizzando e realizzando le indispensabili infrastrutture logistiche di accoglienza e smistamento nonché i relativi servizi.
In questa prospettiva va inquadrata la necessità di un’ integrazione, non sembri eccessivo il termine, simbiotica, da una parte, tra Lecce ed il suo territorio, da interpretare come area metropolitana, e dall’altra tra Lecce, Taranto e Brindisi. Taranto sta tornando prepotentemente alla ribalta non solo per il ruolo di polo industriale con la nuova Ilva che si appresta a riqualificarsi e a riqualificare il suo rapporto con la città, ma anche per il rinnovato impulso al futuro del porto che si accinge a divenire anche hub croceristico. Tutto quanto in combinazione con il rilancio del suo centro storico ed in uno con il recupero della fruibilità dei suoi due mari e con il Marta, il Museo archeologico conosciuto per i suoi reperti e i suoi ori in tutto il mondo, che potrà conferire una straordinaria spinta alla visibilità internazionale di quella che fu capitale potente e prestigiosa della Magna Grecia.
Il Ministro per il Mezzogiorno, De Vincenti, è tornato a Taranto ben due volte negli ultimi tempi. Non solo per testimoniare l’impegno del Governo nazionale a sostegno del rinascimento della città dorica ma anche a sottolinearne la volontà di riscatto e la capacità di pensare in grande messa in campo dalla sua cittadinanza.
Dal canto suo Brindisi, terminale della romana via Appia e custode delle porte di ingresso del Salento, catalizza con il suo aeroporto l’attenzione dell’Europa e, con il suo porto, l’interesse del Mediterraneo.
È con questa realtà complessa e articolata che Lecce dovrà fare i conti, ed è bene che li faccia subito e senza indugi. Se non vuole restare confinata ai margini della geografia e delle prospettive di sviluppo. Non disponendo, per la sua dislocazione, di nodi logistici e infrastrutturali strategici propri, essa deve puntare con tutte le sue forze ad una integrazione con quelli altrui.
Ovvio che vanno riposte le ambizioni di primazia. Acquisendo il convincimento che, da un lato, lo stesso territorio salentino presenta una articolazione urbana, culturale, paesaggistica e ambientale assai variegata che pretende rispetto, e, dall’altro, che Brindisi e Taranto, gli altri vertici del triangolo della Puglia Meridionale, hanno una identità che va non solo riconosciuta e salvaguardata ma anche esaltata.
D’altra parte è noto che la città Dorica non appartiene al Salento e che, in epoca preromana, i Greci e i Messapi si sono combattuti piuttosto aspramente, mentre Brindisi ha da sempre rivendicato la sua peculiarità di porto romano prima e italiano dopo, proteso verso oriente.
In questo contesto Lecce dovrà rivendicare per se ed il resto del Salento la necessità di entrare a far parte integrante del sistema logistico che si va organizzando intorno a Taranto e Brindisi.
Rivendicando il completamento dell’itinerario stradale bradanico-salentino che le aprirà la direttrice ionica e tirrenica da e per Taranto e la Calabria per un verso, da e per Matera, la Basilicata e la Campania meridionale dall’altro. Rivendicando il collegamento ferroviario diretto con il porto e l’aeroporto di Brindisi al fine di eliminare un’ insopportabile strozzatura che oggi rende difficili e farraginosi i collegamenti.
Sono evidenti e facilmente intuibili i benefici di un tale allargamento del sistema logistico/infrastrutturale.
Lecce ed il sistema Salento potranno vedere esaltate le vocazioni turistiche ma anche le prospettive di sviluppo del suo tessuto economico e produttivo attraverso il rilancio dell’interporto di Surbo quale ganglo della più ampia rete logistica regionale.
Brindisi e Taranto potranno a loro volta garantire una più ampia possibilità di scelta alla domanda dei crocieristi e soprattutto potranno contare, per i loro hub portuali, su un entroterra ampio, popoloso e ricco, oltre che di un tessuto economico, produttivo e commerciale in grado di esprimere una domanda di servizi logistici consistente e tendente a crescere nel tempo.
Quindi puntare alla integrazione di Taranto, Brindisi e Lecce non può che essere un obiettivo condiviso e utile, se non necessario.
Ne beneficeranno le città ed i rispettivi territori. Sul piano turistico e sul piano economico, oltre che sociale. Non solo ma potrà finalmente prendere piede un sistema ampio comprendente la Puglia Meridionale, la Calabria settentrionale, la Basilicata e la Campania Meridionale in grado di esprimere, per dimensione, oltre che per consistenza, un appeal oggi sconosciuto ai singoli territori.
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