La Regione Puglia non rinunci alle Ferrovie Sud Est

di Gianfranco CHIARELLI *
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Martedì 31 Maggio 2016, 17:25
«Non importa che il gatto sia bianco o nero, purché prenda il topo», diceva il leader cinese Deng Xiaoping, e noi pugliesi dell'area jonico salentina non dovremmo preoccuparci se le Ferrovie del Sud Est restano nel portafoglio del ministero delle Infrastrutture oppure finiscono nel gran calderone delle Ferrovie dello Stato. 
L'importante è che garantiscano servizi adeguati ai cittadini che sinora si sono sentiti abbandonati e presi in giro da chi ha gestito, e lo ha fatto male, e da chi doveva controllare, e non lo ha fatto.

Il trasferimento di un bene di proprietà del ministero delle Infrastrutture sotto il controllo della holding Ferrovie dello Stato però impedirà, ancor più di quanto non sia accaduto sinora, ogni possibilità di intervento della Regione e delle amministrazioni locali nelle scelte strategiche di una rete che tutti dicono essere fondamentale per unire il Grande Salento. Se, poi, andrà in porto la fusione annunciata dal ministro Graziano Delrio tra Ferrovie dello Stato e Anas, le “Sud Est” diventeranno davvero marginali nella nuova holding. Una holding che conterrà 60mila dipendenti delle Ferrovie dello Stato, 6mila di Anas e 1.300 di Fse. Una holding che conterrà alcune decine di società riconducibili alla capogruppo Ferrovie dello Stato Spa e le 16 controllate o partecipate dalla capogruppo Anas Spa, oltre a Fse con i suoi 350 milioni di euro circa di buco di bilancio lasciato dalla gestione dell'ultimo amministratore, secondo quanto hanno accertato dai commissari in carica.

Abito dalla nascita a Martina Franca, città servita dalle Ferrovie del Sud Est. Martina è uno snodo centrale del percorso che porta i binari di Fse da Bari sino a Gagliano del Capo. Devo ammettere che ho utilizzato solo in pochissime occasioni le “Sud Est”. Come me penso che decine e decine di migliaia di abitanti del Sud della Puglia abbiano fatto poco affidamento su una infrastruttura che ha sempre mostrato di non essere nelle condizioni di garantire puntualità delle corse e uno standard di servizio sopportabile. In tanti però continuano a sostenere che le "Sud Est" sono una risorsa irrinunciabile per il Grande Salento, soprattutto per l'area a Sud di Lecce, non servita dalle Ferrovie dello Stato. Fse potrebbe e dovrebbe diventare una metropolitana di superficie capace di avvicinare città e paesi in una rete utile anche a sostenere le iniziative di promozione turistica.

Potrà la nuova holding Fs-Anas preannunciata dal ministro Delrio seguire con particolare cura i problemi legati alla riorganizzazione e all'efficientamento di un'area periferica del Paese che il governo continua a considerare sempre e comunque marginale? Potrà la nuova holding mettere in campo l'impegno quotidiano e le risorse necessarie per realizzare il sogno della metropolitana di superficie? Nella prima fase si vedrebbe qualche risultato, e ci vuole poco con il disastro che è sotto gli occhi di tutti. Ma con il passare del tempo la holding comincerebbe a ragionare in termini di entrate e uscite, di perdite di gestione, della necessità di tagliare corse, di chiudere qualche piccola stazione, di conti da rivedere. Insomma, di ritornare al disastro. Il Frecciarossa che si ferma a Bari non lascia dubbi a proposito. 

C'è da chiedersi perché la Regione non possa essere parte essenziale di questo processo di risanamento, perché le condizioni attraverso le quali dare slancio alle Ferrovie del Sud Est non possano essere decise dai pugliesi, in Puglia.  Si è parlato spesso di trasferimento della proprietà dal ministero delle Infrastrutture alla Regione. L'operazione si è bloccata ogni qualvolta si cominciava a discutere dei debiti, che non si immaginava però potessero essere così consistenti. In ogni caso ora lo Stato ha capito che deve farsi carico di quei debiti per risanare la società e investire consistenti risorse (si parla di un piano industriale di 350 milioni di euro presentato dai commissari governativi). Non si capisce però perché la Regione Puglia e il presidente Emiliano non tentino neppure di combattere concretamente questa battaglia per dare ai cittadini del Sud della Puglia un servizio ferroviario efficiente.

La governance di questo servizio che tutti a parole consideriamo fondamentale per avvicinare i diversi comuni del Grande Salento deve restare in Puglia. Così come qui, nel Sud della regione, bisogna costruire un sistema di controlli che impedisca il degrado, le inefficienze e le ruberie del passato. Non possiamo accettare di perdere la Corte di Appello, le Sovrintendenze, le dipendenze provinciali della Banca d'Italia come è già accaduto a Taranto e Brindisi, e tra un po' le Camere di commercio e poi gli uffici Inps, le prefetture e tutti i centri decisionali che ogni giorno di più si spostano verso Bari e verso Roma.

Voglio infine ricordare che nel Piano per il Sud preparato dalla Puglia con progetti per 2 miliardi di euro e presentato al governo sono previsti investimenti per 90 milioni di euro per l'efficientamento delle Ferrovie del Sud Est. Si tratta di fondi della Puglia e dei pugliesi, non di soldi concessi dal governo ai cittadini del Grande Salento. Se il risanamento lo pagano i pugliesi perché poi deve essere Roma a decidere le sorti di un'opera strategica?

* deputato Conservatori e Riformisti
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