Gli europeisti hanno sbagliato a rifiutare Grillo

di Corrado DE RINALDIS SAPONARO*
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Giovedì 19 Gennaio 2017, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 17:56
Il gruppo dell’Alde (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa) al Parlamento europeo, rifiutando la proposta di adesione del M5S, ha perso una grande occasione per avere un peso politico maggiore in tutta Europa, oltre che la possibilità di avvicinare all’alveo democratico e liberale quello che molti sondaggi danno come primo partito oggi in Italia. Beppe Grillo, che ha dimostrato in questi anni una notevole intelligenza, non ha certo chiesto di aderire all’Alde per lucrare qualche posizione a Bruxelles. Quella emersa e raccontata nel giorni scorsi, a proposito della necessità di incassare alcune centinaia di migliaia di euro, appare come una ricostruzione forzata e scarsamente aderente alla realtà.
Piuttosto è accaduto che esattamente come fece nel 1998 Silvio Berlusconi, il quale chiese l’adesione di Forza Italia al Partito popolare, Grillo ha cercato di entrare nel gruppo parlamentare dell’Alde dopo essersi reso conto che per andare e per restare al governo occorrono una legittimità e una credibilità sovranazionale. E che l’Europa, checché se ne pensi del suo funzionamento e dei suoi limiti, è un luogo politico e istituzionale nel quale ogni partito o movimento nazionale deve avere un ruolo, e anche autorevole, per avere forza anche nel Paese di provenienza.
Il Partito popolare europeo, scelto da Berlusconi come approdo in Europa, era consapevole delle differenze che vi erano con Forza Italia, ma fu attratto dalle dimensioni di quel movimento. Grazie a quella scelta il gruppo del Ppe in Europa è oggi il più forte numericamente. Tanto forte da portare, proprio due giorni fa, l’italiano Antonio Tajani, eletto con Forza Italia, alla presidenza del Parlamento europeo, strappata ai Socialisti e democratici che l’hanno avuta con il socialdemocratico tedesco Martin Schulz (dimissionario a metà mandato come è previsto dalle regole dell’Europarlamento e non ricadi dato perché vuole impegnarsi in Germania in vista delle prossime scadenze politiche).
I liberali invece in Europa sono prossimi all’estinzione. Il gruppo più consistente, quello britannico, dovrà lasciare l’Europarlamento e quei pochi partiti che eleggono ancora dei deputati a Bruxelles non ne portano in dote ciascuno più di tre o quattro.
Quello che nell’Alde ha spaventato di Grillo non sono le idee, ma i numeri di cui dispone e tali da schiacciare tutti i partiti liberali europei come lillipuziani. Il presidente del gruppo dell’Alde, Verhofstadt, che era favorevole all’adesione, anche in prospettiva dell’elezione del prossimo presidente del Parlamento europeo, non si è reso conto di quanto fosse diffuso il dissenso interno.
Con lo stop all’adesione del Movimento 5 Stelle, il gruppo dei Democratici e Liberale per l’Europa ha sicuramente preservato la sua originalità, anche se è meglio non andare a scavare troppo a fondo nel dna con venature xenofobe di alcuni partiti dell’est Europa che vi aderiscono, ma ora rimane destinato all’insignificanza politica.
Il leader del Movimento 5 stelle, da parte sua, ha ammiccato per anni al populismo e al qualunquismo per guadagnare consenso. Questo suo atteggiamento può essere servito a spaventare il regime dei partiti, ma non è detto che debba spaventarsi il Paese che cerca vie d’uscita alle grandi difficoltà economiche e sociali.
C’è da sperare che Grillo non si abbatta al primo incidente, perché la sua intuizione era ed è, ancora giusta. L’Alde e i veri liberali non potrebbero che ottenere un beneficio dall’adesione del M5S.
Voglio ricordare che il Pri è stato tra i fondatori dell’Eurogruppo dell’Alde e che ora non ne fa parte perché non ha rappresentanti in Europa. Però a quel gruppo ci sentiamo ancora culturalmente e politicamente legati e per tale motivo consideriamo la mancata adesione del M5S una occasione persa.

*Segretario nazionale Pr
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