Cultura, serve una governance per il Salento

di Fabio POLLICE
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Martedì 25 Ottobre 2016, 17:28
Qualche giorno fa a Ravello si sono chiusi, con l’intervento del sottosegretario Antimo Cesaro, i lavori dell’XI edizione di Ravello Lab, i “Colloqui internazionali sulla cultura” organizzati dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, nato per promuovere la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale europeo nelle sue diverse declinazioni, nazionali, regionali e locali. 

Uno dei temi centrali del colloquio è stato quello della gestione delle risorse culturali e, più in particolare, il ruolo della pianificazione e della governance per una gestione sostenibile ed integrata su base locale dell’immenso patrimonio materiale ed immateriale dei nostri territori. Nel corso della discussione si è più volte sottolineato come “pianificazione” e “governance” siano due temi inscindibili e profondamente interdipendenti. Per mettere in valore il patrimonio culturale dei nostri territori è necessario promuovere l’elaborazione di specifici piani strategici. Tuttavia, se si vuole che questi piani siano effettivamente sostenibili e introiettino i valori propri dei territori a cui fanno riferimento, è necessario che nascano dal coinvolgimento delle comunità locali ed emergano dal confronto dialettico tra le diverse forze che operano sul territorio ed in esso si identificano. È necessario che queste forze concorrano non solo alla definizione del piano, ma anche alla sua realizzazione, prima, e al suo controllo, poi.

Occorre dare attuazione a quanto previsto nella Convenzione di Faro del 2005 e già presente nel nostro Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art.112), ossia restituire centralità alle comunità locali nel processo di pianificazione culturale dei territori. Il riferimento è tuttavia – ha sottolineato Aldo Bonomi – non a comunità chiuse, autoreferenziali, ma a comunità aperte e dinamiche, operativamente innovative; sono questi “progetti comunitari” a dover essere sostenuti. La pianificazione strategica deve dunque legarsi ad un modello di “governance allargata” in cui trovino debita rappresentanza tutti gli stakeholder e, in primo luogo, la comunità locale stessa, non solo in quanto beneficiaria ultima dei processi di valorizzazione, ma anche come portatrice di quegli stessi valori culturali, di quegli stessi saperi, usi, tradizioni che costituiscono le componenti vive della cultura immateriale. Una governance così concepita consente infatti di raggiungere obiettivi di integrazione sinergica di tipo “verticale” tra livelli istituzionali diversi ed “orizzontale” tra attori, competenze e risorse culturali; condizione indispensabile per rendere sostenibile la valorizzazione stessa dei territori.

Il modello da seguire sembra essere quello dei “Piani di gestione” che l’Unesco chiede di redigere ed attuare ai siti inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità; modelli già adottati da 47 dei 51 siti italiani tutelati dall’Unesco – come ha ricordato Maria Grazia Bellisario, responsabile del Segretariato Generale del Mibact peri i siti Unesco – e tuttavia spesso disattesi sul piano operativo, vanificandone così gli effetti territoriali. 
Guardando a Lecce e al Salento, se si vuole puntare al riconoscimento Unesco forse occorre innanzitutto fare propria questa modalità di gestione, fare proprie le esortazioni che vengono da Ravello Lab, e promuovere, sulla base di un ampio partenariato territoriale, la realizzazione di un modello di gestione integrata del patrimonio materiale ed immateriale, costruendo intorno alla nostra identità territoriale, intorno alla nostra indiscussa specificità culturale, un progetto condiviso che proietti il territorio verso un futuro sostenibile.

Mi piace credere che quell’omaggio alla nostra Lecce con l’inserimento nel poster dei Colloqui della facciata della chiesa di Santa Croce, sia un segno dell’attenzione che il Paese ha per il nostro territorio e di quanto importante sia dimostrare al nostro Paese che siamo in grado di tutelare e mettere in valore questa eccellenza, questa bellezza, e condividerla con tutti coloro che vorranno onorarci della loro presenza.
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