Gentiloni ottiene la fiducia alla Camera: 368 sì, 105 no

Gentiloni ottiene la fiducia alla Camera: 368 sì, 105 no
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Martedì 13 Dicembre 2016, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 19:36

Il governo Gentiloni ottiene la fiducia alla Camera. I voti a favore sono stati 368, 105 i contrari. M5S e Ala non hanno partecipato al voto. Domani sarà la volta del Senato, dove la votazione è in programma alle 15.

Un governo «di responsabilità» che durerà «fin quando avrà la fiducia del Parlamento». Così Paolo Gentiloni presenta il suo esecutivo alle Camere. Con un discorso lungo appena 18 minuti, in cui «rivendica» come un punto di forza quello che altri considerano «un limite»: la continuità con il governo Renzi e il «grande lavoro fatto». Su due temi proverà a fare di più: il sostegno alla classe media disagiata e il Sud. Ma in Aula va in scena l'Aventino del M5s, della Lega e di Ala: uno spicchio di emiciclo è vuoto. E il premier a loro si rivolge sul finale: «La politica è confronto, non odio o post verità. Chi rappresenta i cittadini non deve diffondere paure».

 

 

Poco dopo le dieci del mattino Gentiloni esce di casa e raggiunge l'ufficio di Palazzo Chigi. Intanto alla spicciolata, a pochi metri di distanza, fanno il loro ingresso a Montecitorio i ministri del suo governo: tutti confermati i componenti della squadra di Renzi, tranne Stefania Giannini. Ci sono new entry (Marco Minniti, Valeria Fedeli, Anna Finocchiaro) e 'promozionì (Luca Lotti e Claudio De Vincenti) e Maria Elena Boschi è nel nuovo ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Ed è dalla staffetta con Renzi che parte Gentiloni, quando poco dopo le 11 prende la parola in Aula alla Camera. «Il governo che si presenta a ricevere la fiducia è garante della stabilità delle Istituzioni. E intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell'Italia e i problemi degli italiani. Il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza del governo precedente. Per qualcuno è un limite, io lo rivendico, rivendico il risultato di aver rimesso in moto il Paese».

L'ex ministro degli Esteri ringrazia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la sua «ferma guida». E rende omaggio al suo predecessore, Matteo Renzi: la sua scelta di dimettersi è «un atto di coerenza a cui tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero guardare con rispetto», scandisce. E non elude lo 'spettrò che accompagna la nascita del suo governo: le elezioni anticipate. Starà alla politica «il dibattito sulla durata del nostro esecutivo: per me vale la Costituzione, il governo dura finché ha la fiducia».

Un solo applauso interrompe il discorso, prima dell'applauso finale, quando Gentiloni afferma: «Il Governo non si rivolgerà certo a quelli del Sì contro quelli del No» al referendum, «si rivolge a tutti i cittadini» e chiede «rispetto per le istituzioni». In Parlamento il premier si augura «convergenze più larghe sui singoli provvedimenti». A partire dalla legge elettorale sulla quale l'esecutivo, ribadisce, «non sarà attore protagonista» ma «non starà alla finestra: cercheremo di facilitare e sollecitare» un accordo. Quanto al programma di governo, il presidente del Consiglio indica come prima priorità la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto («Dalla qualità della ricostruzione dipende la qualità del futuro dell'Italia centrale») e assicura continuità al progetto Casa Italia.

Poi un passaggio sulla politica Estera, che fino a ieri Gentiloni ha seguito dalla Farnesina. Giovedì il premier sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo e ribadirà una linea «molto netta»: «Non è accettabile un'Europa troppo severa sull'austerity e tollerate verso chi non accetta di condividere responsabilità» sui migranti. L'anno prossimo, ricorda, l'Italia ospiterà l'anniversario dei trattati europei («Una scommessa per il futuro») e il G7, con il nuovo presidente Usa Donald Trump: «Siamo pronti - afferma - a collaborare il nostro principale partner da sempre, gli Stati Uniti, forti dei nostri principi».

Sul fronte economico, l'impegno è «rafforzare la ripresa che lentamente si sta manifestando». E Gentiloni non elude il tema di Mps: «Il governo è pronto ad intervenire per garantire la stabilità degli istituti bancari e i risparmi dei cittadini». In continuità con Renzi anche alcuni dossier: dai diritti, su cui è «possibile fare altri passi avanti», al completamento della riforma del lavoro e dell'anticipo pensionistico. Fino alle riforma della P.a., del processo penale e al libro bianco della difesa da completare.

Su due temi, il nuovo esecutivo interverrà per dare risposte che finora non sono state «pienamente sufficienti».
Al centro degli «sforzi» ci sarà «la parte più disagiata della nostra classe media, partite iva e lavoro dipendente» che oggi «si sente sconfitta». E il Sud, che De Vincenti seguirà da ministro: «Dobbiamo fare molto di più perché dal Sud può venire la spinta forte per la crescita».

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