Ebola, il coraggio di Gino Strada.
"Se mi ammalo, resto in Sierra Leone"

Gino Strada
Gino Strada
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Martedì 14 Ottobre 2014, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 13:01
MILANO - Parole di coraggio quelle pronunciate dal fondatore di Emergency, Gino Strada.



La prima sensazione è «paura. Atterri a Freetown e vai in città con un barchino stracolmo, al collo un salvagente dove ci ha sudato chissà chi, sapendo che il sudore è un veicolo di trasmissione. Un brivido. Poi ti passa». Racconta Gino Strada, in un'intervista al Corriere della Sera in cui dice:

«Se becco Ebola mi faccio curare qua». In Sierra Leone «c'è bisogno di infermieri e anche di medici. Una quindicina di persone in Italia sono pronte a partire domattina», però «in Italia il governo può decidere di cambiare la Costituzione o di mandare armi ai curdi ma non di emanare un decreto, un foglietto, un sms in cui si dice: gli operatori che lavorano in strutture pubbliche o convenzionate possono andare in Africa per l'emergenza Ebola senza che questo debba interferire su contributi, assicurazioni, pensioni e tutto il resto», denuncia Strada.



«L'abbiamo fatto per lo tsunami e i terremoti. Ebola no perchè è l'epidemia dei poveracci? Se c'è un'emergenza internazionale come dice l'Oms chi deve rispondere se non il personale internazionale?».



«Non dimentichiamoci dell'esperienza Aids. Da un focolaio è diventata una pandemia perchè per 4 anni i governi e i potenti vari hanno discusso su chi fosse lo scopritore del virus perchè in ballo c'erano i diritti su un eventuale vaccino», avverte Strada. «Dobbiamo agire: ognuno faccia la sua parte».
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