Castello di Cisterna. La città diserta lo spettacolo per Anatolij: solo 200 persone allo stadio

Castello di Cisterna. La città diserta lo spettacolo per Anatolij: solo 200 persone allo stadio
di Pino Neri
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Domenica 25 Ottobre 2015, 15:32 - Ultimo aggiornamento: 16:54
Castello di Cisterna. «Siamo pochi, ma la risposta doveva essere questa». L’attore Alan De Luca non se l’è sentita di nascondere l’evidenza: ieri mattina la cittadinanza di un intero territorio non c’era, non ha risposto al grande spettacolo di beneficenza organizzato nello stadio di Castello di Cisterna per la famiglia di Anatolij Korol, l’immigrato ucraino ucciso la sera del 29 agosto nel tentativo di sventare una rapina in un supermercato. Il 37enne muratore è stato ammazzato proprio lì, a pochi passi dallo stadio e dall’abitazione dei suoi assassini, i fratellastri Gianluca Ianuale e Marco Di Lorenzo, figli del boss Vincenzo Ianuale.



Ma ieri, quando la manifestazione (preparata per settimane, tra gli altri, dal cantante Felice Romano e dal presidente dell’Aicast di Pomigliano, Ciro Esposito) è iniziata, alle 11, alla presenza della vedova di Anatolij, Nadia, e delle due figlie, di quindici anni e di un anno e mezzo, c’erano soltanto poco più di duecento persone, per la stragrande maggioranza studenti degli istituti superiori della vicina Pomigliano. Ragazzi spinti a partecipare dai presidi e dagli insegnanti. Dopo appena un’ora il numero dei partecipanti è calato a vista d’occhio. E quando a mezzogiorno, sotto un sole splendente, lo spettacolo ha raggiunto il culmine con le performance di Eugenio Bennato e di Pietra Montecorvino, sono rimaste nello stadio non più di una sessantina di persone. Bennato non si è scoraggiato. «Dobbiamo fare come lui, come Anatolij - ha detto - non dobbiamo demordere. Dei suoi assassini, di quei due spiantati, non si ricorderà più nessuno mentre di lui dovremo ricordarci: questa manifestazione può diventare un appuntamento annuale».



Poco prima Peppe Iodice, comico di Made in Sud, c’aveva scherzato sopra: «Ma qua non c’è nessuno. E quelli che ci sono stanno ancora dormendo: state tutti ’nzallanuti». Dal canto suo il sindaco di Castello di Cisterna, Clemente Sorrentino, ha analizzato in modo impietoso quanto onesto quel che è successo nello stadio. «La gente ha problemi - spiega - e pensa che le istituzioni non le siano vicine per cui se la prende un po’ con noi. Eppure noi, istituzioni, abbiamo fatto molto per questa iniziativa e molto stiamo facendo per Nadia e per la sua famiglia». Una settimana dopo la morte di Anatolij migliaia di persone hanno popolato il corteo organizzato in paese.



Ma il tempo, evidentemente, è spietato. «Spietatissimo - ha confermato Sorrentino - ci si dimentica presto delle cose importanti: è nel dna dei cittadini di queste zone. Ma insisteremo». «Noi ci siamo, anche se il numero non è rilevante - ha detto dal palco don Peppino Gambardella, parroco di Pomigliano - Anatolij è un simbolo che si contrappone alla logica del potere, del danaro: per i suoi assassini non c’è posto». « Non bisogna essere ipocriti - ha fatto notare, sempre dal palco, Peppe Iodice - quando i giovani se ne fregano mi fa tristezza, soprattutto nei confronti di una verità così grande come quella di Anatolij».