Xylella, il tempo è galantuomo:
ora tutti ammettono che esiste e fa danni

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Lunedì 20 Marzo 2017, 16:54 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 18:48
Caro direttore, ci risiamo: nessuno riesce a fermare il flagello della xylella che continua ad avanzare dal sud al nord della Puglia. Il paesaggio del Salento è già in parte cambiato, il verde degli ulivi è stato sostituito da larghe chiazze di marrone. Eppure, c'è stato chi ha negato per molto tempo che si trattasse di xylella, perfino i magistrati con un'inchiesta che non ha portato ancora a nulla, tranne che a indagare esperti e scienziati, hanno detto che non si trattasse di xylella. Anche il governatore Emiliano, oltre ad inneggiare all'inchiesta della Procura, ha sposato per molto tempo le tesi dei filoni più estremi del cosiddetto ambientalismo, assecondando le tesi di chi diceva che la xylella fosse una bufala inventava dai giornali (c'è anche chi ha scritto libri su questa tesi completamente smentita dai fatti e dalla storia) e dalle multinazionali dei pesticidi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Marco Verri
(Lecce)


Caro lettore, condivido parola per parola ciò che ha scritto. Il nostro giornale è stato oggetto, due anni fa, di una campagna di odio da parte dei professionisti delle bufale in rete soltanto perché aveva denunciato con editoriali e reportage dalle campagne salentine il disastro provocato dalla xylella. Ci hanno detto di tutto, insulti e finanche minacce. Organizzarono una manifestazione di piazza contro i giornalisti, inneggiando all'intervento della magistratura con cartelli e slogan (roba da far venire i brividi in uno Stato di diritto). Ricordo un cantante locale che in quei mesi si improvvisò scienziato, dando lezioni sul batterio e coniando slogan come xylella bufala e xylella-mafia, avendo letto sì e no qualche libro di fumetti nella sua vita. Qualcuno pensò bene anche di scrivere libri di cosiddetta inchiesta per dimostrare che la xylella fosse un'invenzione dei giornali al servizio di speculatori interni e internazionali. E ricordo novelli santoni che andavano predicando ricette miracolose contro il batterio. Per non parlare di esponenti del M5s e della cosiddetta sinistra antagonista che immaginavamo e descrivevano complotti ai limiti del ridicolo. Diciamo che abbiamo vissuto con ampio anticipo, nel Salento e contro il nostro giornale, la fase delle post-verità e dei fake. La cosa più insopportabile, però, è avvenuta quando esponenti di primo piano delle istituzioni - di centrosinistra e anche di centrodestra - hanno praticamente sposato la tesi dei negazionisti per lucrare qualche consenso. E ci è rimasta impressa la non bella figura, chiamiamola così, dell'allora procuratore capo di Lecce che fu clamorosamente smentito dagli scienziati e dai ricercatori del Cnr per le sue sortite sulle mancate certezze che si trattasse di xylella, parlando di nove diversi ceppi, e sui sospetti che il batterio fosse stato importato nel corso di un convegno a Bari nel 2010 sul tema. Ma il tempo è galantuomo. E ora si pone con forza una domanda secca: chi ha ucciso più ulivi? Chi ha negato l'esistenza della xylella e si è opposto a qualsiasi intervento, o chi ha denunciato con forza - anche sfidando i professionisti della piazza e del falso ambientalismo - la gravità della situazione? Io, come lei, non ho dubbi.
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