La violenza verbale e la gogna nella rete e sui social

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Sabato 28 Maggio 2016, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 22:05
La violenza verbale e la gogna nella rete e sui social

Caro direttore, spesso navigando in internet e sui cosiddetti social mi chiedo se davvero la cosiddetta rete sia un'opportunità di crescita della democrazia, della civiltà del confronto, dell'informazione e delle conoscenze o, se invece, non stia diventando il luogo della barbarie, dell'insulto, del dileggio, della ricerca di una facile visibilità con un’inaudita violenza verbale. Prevale soprattutto lo scontro, chi la spara più grossa ottiene i “mi piace” e le “condivisioni”, l'ignoranza viene elevata a conoscenza. E se una notizia non vera, del tutto infondata, viene messa in rete non c'è più verso per raddrizzarla. Mi sembra essere tornati indietro di secoli, altro che salto civiltà: questa piazza virtuale è sempre più simile a una vera e propria gogna.

A.L. (Taranto)

Caro lettore, forse il suo giudizio è troppo severo, ma le confesso che a grandi linee lo condivido. Anche a me capita, talvolta, di abbandonare la rete con un senso di frustrazione e finanche di disgusto per ciò che leggo e per la traboccante violenza verbale nei post e nei commenti. Sembra quasi che nella piazza virtuale venga a diluirsi quel contratto di convivenza civile - fondato su leggi, regole e doveri - che ha neutralizzato l'hobbesiano “homo homini lupus”: ognuno pensa di poter scrivere ciò che vuole, senza freni inibitori, accusando senza prove. Non basta. In rete tendono a formarsi comunità autoreferenziali e “ideologicamente protette” nelle quali si assolutizza la verità e si alimentano i fondamentalisti delle certezze, si ragiona sulla logica binario amico-nemico. Chi non è d'accordo viene di fatto espulso dalla comunità a suon di insulti ed offese. Tra comunità diverse non c'è traccia di contatto. E' un finto confronto, un finto dialogo. La tendenza più pericolosa è la demolizione delle competenze, dei saperi, delle conoscenze acquisite e riconosciute. In molti si sono ormai convinti che basti un clic su wikipedia per diventare conoscitori dei problemi e dispensatori di soluzioni. Il trionfo della cosiddetta orizzontalità, il trionfo della tuttologia. E, dunque, dell'ignoranza. L'uno vale uno su tutto e per tutto non è solo uno slogan politico su cui si è venuto formando un movimento, ma anche un modo di essere e di pensare in rete e sui social. Non si riconosce più il ruolo di chi può saperne di più, di chi ha studiato, di chi è competente di una materia. Lo abbiamo visto di recente per le cose che riguardano più da vicino il nostro territorio: la xylella, il recente referendum sulle trivelle, il gasdotto Tap. In questo scenario così complesso, dove il limite tra vero e falso è molto annebbiato, operano poi dei veri e propri mestatori di professione. Le “bufale” vengono immesse scientemente in rete per creare disinformazione e per costruire opinioni e perfino movimenti sul falso. Una manipolazione della realtà che fa venire i brividi. Chi tenta di opporsi viene travolto dagli insulti. E se annunci querele per difenderti e per non farti diffamare, gli insulti si moltiplicano.
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