Xylella, ulivi dissequestrati: «Utili le buone pratiche»

Xylella, ulivi dissequestrati: «Utili le buone pratiche»
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 28 Luglio 2016, 18:33 - Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 19:54
Gli ulivi sequestrati lo scorso dicembre al culmine dell’emergenza Xylella tornano ora nella piena disponibilità dei legittimi proprietari. La decisione è della Procura di Lecce, che ha disposto il dissequestro di 2.223 piante di ulivo, gran parte delle quali (2.119) nel territorio della provincia di Lecce, le rimanenti nella zona di Torchiarolo. Un provvedimento a firma del procuratore capo Cataldo Motta, dell’aggiunto Elsa Valeria Mignone e del sostituto Roberta Licci che non sposta di una virgola le considerazioni fatte dalla stessa Procura al momento di chiedere il sequestro. Era il 18 dicembre dello scorso anno; quella richiesta fu poi accolta dal giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati dieci giorni dopo, e di fatto significò il blocco delle eradicazioni previste dal piano predisposto dall’ormai ex commissario per l’emergenza Xylella Giuseppe Silletti.
Non è un passo indietro, dunque. Tutt’altro: il decreto di restituzione firmato dai magistrati titolari dell’inchiesta si pone nel solco di quello dello scorso dicembre, confermando una serie di valutazioni soprattutto nei confronti dell’operato del commissario Silletti. E giudicando in maniera del tutto positiva l’aver scongiurato le eradicazioni, visto che sono state approfondite una serie di “buone pratiche” che, di fatto, potrebbero aver migliorato la situazione.

 
 

Il provvedimento della Procura richiama anche la decisione della Corte di Giustizia europea che, lo scorso giugno, aveva autorizzato l’Italia ad «adottare misure di contenimento non comportanti la rimozione di tutte le piante ospiti situate in prossimità delle piante infette, non essendo più possibile l’eradicazione (del batterio)». Di fatto una conferma delle valutazioni adottate con il provvedimento di sequestro, spiega la Procura, che rimarca «l’inutilità delle misure di estirpazione, la cui esecuzione è stata impedita dal provvedimento di sequestro preventivo adottato in epoca in cui era già ampiamente acclarato come il Salento fosse da ritenersi ormai zona di insediamento del batterio e non certo focolaio di nuova insorgenza, e come conseguentemente la sola misura dell’abbattimento degli alberi di olivo, contemplata dai piani Silletti, fosse assolutamente inutile e certamente inadeguata a contenere la diffusione del batterio».

Ma perché oggi la Procura ritiene non più utile il sequestro delle piante? Il motivo sta in quello che è stato fatto in questi sette mesi. «Lo scenario esistente al dicembre 2015 - scrivono i magistrati nel provvedimento odierno - è mutato in considerazione della riconosciuta esigenza di avviare un serio e ampio confronto scientifico sul tema, di cui l’istituzione della task force regionale rappresenta un indubbio segnale; nonché in considerazione dei dati empirici riguardanti i risultati ottenuti ricorrendo alle buone pratiche agricole (potatura, irrigazione abbondante, ripulitura a terra dell’area circostante il tronco per l’ampiezza corrispondente a quella della chioma dell’albero) ed impiego di prodotti a base rameica e stimolanti foliari, di iniziativa sia pubblica che privata, che hanno fornito dati tali da integrare un patrimonio di conoscenza ulteriore». Preso atto dunque della «cessazione dello stato di emergenza», cosa succede ora? La palla passa nelle mani della politica. Le istituzioni nazionali e regionali tornano ad essere i luoghi in cui trovare una soluzione: toccherà a loro «la rappresentazione in sede europea delle nuove evenienze registrate nel campo della lotta alla Xylella al fine di adottare tutte le iniziative necessarie per il contenimento della diffusione del batterio, che siano commisurate alle esigenze di tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale salentino».

Nell’inchiesta avviata dalla magistratura salentina sono dieci le persone indagate: tra queste, anche l’ex commissario Silletti. I reati ipotizzati sono quelli di diffusione colposa di una malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, getto pericoloso di cose e distruzione e deturpamento di bellezze naturali.

 
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